BJD bambole è dir poco!
Se siete bravi Nerd, appassionati anche di manga, anime e di improponibili gadget provenienti dal Sol Levante, avrete sicuramente sentito parlare negli ultimi anni delle BJD. Se invece questa sigla non vi dice assolutamente nulla, anzi vi richiama alla mente cose tipo una marca di scarpe o una boy-band, beh è tempo di rendervi partecipi del nuovo trend che a poco a poco sta conquistando migliaia di appassionati in tutto il mondo, partendo dalle dolci studentesse giapponesi che girano mano nella mano per Ginza fino alla più lurida cameretta di un otaku 40enne di New York. Ma andiamo con ordine.
Il primo prototipo di BJD (Ball Jointed Doll – Bambola con articolazioni a sfera) nasce dalle abili mani di un simpatico omino giapponese di nome Akihiro Enku, che lavorava come scultore in un’azienda di merchandise giapponese chiamata Volks. Enku, che era un tipo che la sapeva lunga, prese ispirazione dalle antiche bambole giapponesi del diciannovesimo secolo, che avevano come caratteristica peculiare quella di avere articolazioni sferiche unite da piccole corde al loro interno. Dato che però quelle bambole erano di porcellana, era logico aspettarsi l’uso di un materiale più versatile e resistente, e scelse così la resina, dando al primo prototipo un tocco più moderno e originale.
Questa prima bambola sarebbe dovuta essere semplicemente un regalo per sua moglie. Tuttavia alla Volks piacque così tanto che decisero di inserirla in una produzione commerciale, creando così una nuova linea di bambole in resina alte circa 60 cm, chiamate Super Dollfie. Era il 1999 ed i primi quattro modelli di Dollfie arrivarono sugli scaffali dei negozi giapponesi giusto in tempo per Natale. Un successo clamoroso. Non ci volle molto tempo prima di vedere i primi modelli di BJD apparire anche al di fuori del Giappone. La Corea infatti tirò subito fuori le sue BJD, con marche come LUTS o Custom House, caratterizzate da un taglio più audace e più fashion, tanto che nel 2003 sorpassò lo stesso Giappone nella produzione e nell’importazione delle BJD. Come era lecito aspettarsi dopo qualche anno arrivò la Cina per reclamare la sua fetta di mercato in questo affare, immettendo sul mercato tonnellate di bambole molto simili alle BJD chiamate DOLLZONE; da quel momento in poi per gli appassionati c’è stato solo l’imbarazzo della scelta.
Ma cosa rende diverse queste bambole rispetto ad esempio le nostre Barbie o qualsiasi altra produzione del mondo occidentale? Due parole: articolazioni e materiali. La resina infatti, oltre ad essere molto più resistente rispetto alla plastica è molto più adatta a ricevere modifiche, e queste BJD sono pensate appunto per essere modificate a seconda del gusto del cliente. Attenzione, non parlo solo di vestiti o di accessori, ma mi riferisco proprio all’aspetto anatomico della cosa: c’è un infinito sottobosco di siti asiatici specializzati nella vendita di occhi, parrucche, braccia, gambe, busti, trucchi per cambiare la gradazione della pelle e preferisco fermarmi qui perché le sezioni modificabili sono ancora parecchie e forse ci torneremo dopo.
Questo prodotto ha avuto poi la peculiarità di sviluppare intorno a sé negli ultimi 10 anni una forte community di appassionati e di collezionisti, che non si limita al mero collezionismo ma lo esalta fino a creare artisti rinomati, abili a rendere queste BJD delle vere e proprie opere d’arte estremamente simili ad una persona reale, in grado ad esempio di dipingere pigmentazione simile a una pelle vera, rughe, tratti somatici caratteristici, abbinandoli a vestiti ed accessori che non hanno niente da invidiare a quelli che usiamo noi nella vita di tutti i giorni. Fatevi un giro su Tumblr e troverete decine e decine di pagine dedicate alla fotografia e ai vari set con BJD. Ovviamente non è consigliabile dare queste bambole nelle nutellose manine delle vostre sorelline o cuginette, non durerebbero più di 10 minuti. Sono destinate ad un pubblico adulto di collezionisti, data la loro fragilità e l’estrema attenzione per tutti i loro dettagli. Ma soprattutto per la loro reperibilità ed il loro prezzo: non aspettatevi di trovarle nel negozietto di fumetti che avete sotto casa, la maggior parte dovrà arrivare per posta dall’Asia, con un prezzo che varia da 200 ai 1700 dollari, a seconda del modello, edizione speciale o meno. Dicevamo delle loro articolazioni, fiore all’occhiello di questa produzione: all’interno del loro piccolo corpo infatti le BJD nascondono delle articolazioni unite mediante dei piccoli inserti fatti di gomma; questi mantengono la tensione in tutto il corpo con un sistema molto semplice: un inserto passa dalla testa, lungo il tronco, fino alle caviglie della bambola; l’altro invece tiene insieme le due braccia passando dal lato orizzontale lungo il torso, formando quindi una croce. Questa è la struttura base, ogni anno però le Ball Jointed Doll sono soggette ad una continua evoluzione, ed ogni compagnia adotta nuove migliorie estetiche: i primi modelli ad esempio avevano le articolazioni di spalle, ginocchia e gomiti a vista mentre ora la tendenza generale è quella di nasconderle per dare un aspetto più naturale ed “umano” alla bambola. Lo stesso torso a pezzo unico è stato sostituito da uno formato da più parti, in grado di muoversi meglio restituendo pose più varie e naturali. Anche per quanto riguarda le dimensioni abbiamo un’ampia scelta: volete crearvi tutta una famigliola felice di BJD? Nessun problema: i modelli più grandi, sia maschili che femminili, raggiungono i 60 cm, quelli intermedi i 30-40, mentre quelli più piccoli sono sui 15 cm. Per il discorso personalizzazione, gli unici due limiti sono la vostra fantasia-perversione e il vostro portafoglio: no, sul serio. Le BJD di base sono dei mostri calvi e senza occhi proprio perché potete partire da questi due elementi per customizzarla a vostro piacimento. Potrete addirittura armarvi di aerografo o pittura acrilica per farci efelidi, lentiggini, tatuaggi, trucco… di tutto insomma. La resina si presta ottimamente per essere personalizzata e i tool di modifica non mancano. Ok, so cosa state pensando, carine, snodate, customizzabili, ma cosa c’entra l’Otaku pervertito di New York ad inizio articolo? Beh secondo la Legge 34 di Internet, se una cosa esiste, esiste anche la sua versione pornografica, e le Ball Jointed Doll non fanno eccezione. Ma non sarò io ad introdurvi a questo inenarrabile mondo. Se però la vostra curiosità è veramente grande e volete farvi qualche risata, posso dirvi che alcune piccole aziende coreane come questa vendono parti anatomiche per le BJD in grado di soddisfarvi in “tutti i sensi”, con cui potrete “sfogare” i vostri bollenti spiriti e potrei continuare ancora e ancora a mettere tra virgolette altri doppi sensi, quindi è meglio se mi fermo qui.