Blacksad: tutti i colori di un fumetto noir
Uno dei mezzi di comunicazione che si presta maggiormente a diverse forme di sperimentazione è il fumetto. Un concetto che chi si batte per la nobilitazione della nona (o decima) arte ha spesso fatto proprio, indicando come questo media possa prestarsi a tante e diverse forme di rappresentazione.
Ci sono casi in cui gli autori sembrano capaci di portare ben oltre queste sperimentazioni, proponendo anche delle ardite commistioni di genere. Chi potrebbe mai, per esempio, pensare a qualcosa che unisce un mondo di animali antropomorfi simili a quelli di alcune opere Disney, con elementi del giallo e del noir?
La risposta è Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido, rispettivamente soggettista e disegnatore di Blacksad, fumetto nato in Spagna ma che è riuscito a imporsi sul mercato francese. Fare fortuna nel regno della bande dessinée non è impresa facile. Con i lettori del fumetto franco-belga, amanti di capolavori come Asterix e TinTin c’è un solo modo per poter sfondare. Creare a propria volta un capolavoro.
Ed è esattamente questo Blacksad, un capolavoro che riesce a mostrare su carta alcuni dei più foschi dettagli dell’animo umano, il tutto nel contesto della splendida cornice di una New York anni ‘50, popolata da animali di ogni genere.
È qui che si muove John Blacksad, un nerboruto gatto nero cresciuto nei quartieri malfamati della Grande Mela, con un passato da combattente sul fronte nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Nella tradizione dei migliori noir è lo stesso John a raccontarci gli eventi che lo coinvolgono. In prima persona analizza il caso e i diversi archetipi umani (anzi, animali), lasciandosi spesso andare a commenti cinici nei confronti della realtà. La vita lo ha costretto a guardare le cose dalla prospettiva peggiore. Conosce la strada, conosce la violenza e sa come confrontarsi con esse. Per poter sopravvivere nei vicoli bui di New York e poi sul fronte ha imparato come usare le pistole e il proprio corpo come un’arma, affidandosi al suo sesto senso e alla sua capacità di capire le persone prima ancora che a colpirle.
In questo tutto ciò che compone la figura di John Blacksad è un grande tributo agli archetipi dell’investigatore hard boiled. Il suo look è quello classico detective, col completo elegante, la cravatta e l’impermeabile che ha visto giorni migliori sempre con sé. John è un po’ Sam Spade, intento a dare la caccia al suo personale Falcone Maltese, e un po’ Philip Marlowe, col quale ha in comune un’esperienza poco fruttuosa in ambito universitario e la capacità di muoversi nei bassifondi cittadini. Il retaggio delle grande storie di detective, le stesse scritte da Raymond Chandler e portate sul grande schermo da Humphrey Bogart, sono alla base di molte delle tematiche di Blacksad.
Il retaggio delle detective stories e dei grandi maestri come Chandler che Canales riesce a fare proprie, mostrandole negli atteggiamenti, nelle azioni e nei pensieri dei propri personaggi.
Il lettore si trova immerso nell’America degli anni del conformismo, quell’età dell’oro tanto rimpianta, ricordata per la torta di mele, le partitelle di baseball e il patriottismo anticomunista, ma che in realtà nascondeva il disagio sociale di una nazione sempre più a due velocità, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri che tentavano senza successo di vivere il Sogno Americano. Un’America che Canales mostra popolata dalle femme fatale protette da mafiosi e funzionari governativi, da poliziotti che troppo spesso accettano di guardare dall’altra parte, dal maccartismo esasperato e ipocrita tipico del periodo.
E sono questi gli Stati Uniti che Guarnido non esita a ritrarre con un realismo e una crudezza quasi esasperata. Una scelta che rende tutti i personaggi all’interno dello scenario più realistici e capaci di compiere scelte dolorose. I vicoli, i tagli di luce, le strade sporche e malfamate ci mostrano una città dove John si aggira tra le ombre, nascoste o esaltate dalla scelta cromatica decisa per l’albo. Di volta in volta vediamo la malattia presente nella società col rosso. Il tentativo di celare il male presente nelle persone col candore del bianco. La tristezza con le note del blues.
Il colore nell’opera di Guarnido diventa parte integrante della storia. Un colore che solo il lettore può percepire, mentre i protagonisti si limitano a viverlo, provarlo inconsapevolmente nella propria anima. Un mondo dove i particolari hanno la loro importanza. Dove il caos presente nello studio del nostro detective si contrappone al lindo ufficio di un malavitoso. Dove la folla presente in un night viene mostrata per dare una sensazione di coralità che contribuisce a rendere più vero l’intero fumetto. Di volta in volta, vignetta dopo vignetta, John e i suoi comprimari diventano parte di un dipinto. Un arazzo che tenta di ritrarre i lati più negativi e oscuri della natura, mettendo in risalto al contempo quei rari momenti di “umanità”. Una bontà sempre più difficile trovare in una società sfilacciata e straniante.
Ed è qui che Blacksad si mostra come il perfetto fumetto giallo e hard boiled, senza risparmiarsi qualche cupa tinta noir. John non è un personaggio col grilletto facile. Ha remore prima di uccidere un nemico e la sua rigida morale gli impone spesso scelte dolorose. Scelte che a volte sembrano cozzare con l’etica comune. Questo ne fa spesso non solo l’eroe degli eventi, ma anche la vittima. L’ambiente in cui si muove lo costringe a prendere posizioni controverse e a dover rinunciare anche a ciò che ha a cuore. Tutto per poter seguire la propria bussola morale.
Proprio il discorso etico è uno dei cardini presenti nell’opera di Canales e Guarnido. Cosa costituisce l’etica? Chi determina ciò che è giusto e sbagliato? La risposta, la più dura e difficile, è che l’unico spartiacque tra legge e criminalità lo fa il denaro. Un boss della mala può mantenere l’aspetto di un rispettabile membro della comunità, mentre un ragazzo desideroso solo di sopravvivere può essere etichettato come criminale.
In questo Blacksad assume le tinte di un vero romanzo noir. John è oppresso della società in cui si muove, un mondo che solo in apparenza richiama quello colorato e vivace di Disney, ma che nei fatti sembra più ricalcare il dolore presente in una pietra miliare del genere come Maus.
Nelle pagine si rivela la vera natura di Blacksad, fumetto nella veste e romanzo nell’anima. Grazie a questa sua doppia natura riesce a sfruttare il primo medium per portare al massimo le potenzialità del secondo. Qualcosa che trascende le storie di detective vecchio stile. Un racconto ambientato nel passato ma con la capacità di parlare al presente in maniera unica. Il tutto con uno stile impressionante, dalle linee pulite e dai colori perfetti, dando ai lettori un’esperienza visiva unica. Una lettura che che ogni appassionato di fumetto dovrebbe potersi gustare, mangiandola letteralmente con gli occhi.