Bliss: su Prime Video arriva una particolare pellicola di fantascienza con Owen Wilson e Salma Hayek
Dopo sette anni dal suo ultimo film, Mike Cahill torna (questa volta su piccolo schermo) con Bliss, un intelligente e particolare film drammatico che si muove tra la fantascienza cyberpunk e la parabola sulla dipendenza. Su Prime Video, il regista degli ottimi Another Earth e I Origins intraprende una strada audace e nettamente rischiosa, che con difficoltà troverà un responso positivo tra critica e pubblico.
Per poter analizzare meglio Bliss è necessario spiegare nel dettaglio l’articolata premessa iniziale.
All’inizio del film vediamo Greg Wittle (Owen Wilson) seduto nel suo ufficio. Non sta lavorando: invece di prendere le continue chiamate che gli arrivano decide di disegnare, mettere su foglio i propri pensieri e le proprie fantasie. Da una telefonata che riceve dalla propria figlia, unico membro della famiglia a cui sembra ancora importare di lui, scopriamo che Greg ha recentemente divorziato. Scopriamo anche che il protagonista è sotto cura, probabilmente antidolorifica, a causa di un non meglio specificato incidente.
Viene chiamato nell’ufficio del proprio capo per essere licenziato ma, a causa di una colluttazione accidentale, finisce invece per uccidere il suo superiore, prima di nascondere il corpo e scappare.
Al bar sotto gli uffici, Greg incontra Isabel (Salma Hayek), una donna che sostiene che lui sia uno dei pochi esseri “reali” di questo mondo. La misteriosa donna dimostra di possedere dei super poteri in grado di manipolare il mondo circostante, che altro non è che una simulazione. Isabel dona gentilmente al nostro protagonista le sue abilità, che si possono acquisire tramite l’assunzione di particolari… “cristalli magici”. I due iniziano così a vivere nel pieno caos facendo peripezie ogni dove perché tanto “nulla di questo è reale”.
Si potrebbe continuare a elencare ancora per lungo la serie di assurdità che Bliss mette in scena nel suo primissimo atto. Come avete potuto notare, accadono così tante cose in uno spazio temporale così ristretto che a prima vista può sembrare di star assistendo a una pellicola che sin dal suo principio rotola inesorabilmente verso il trash. Ma il primo impatto è volutamente comico e disorientante, poiché Bliss nasconde in realtà, dietro alla sua emulazione del mondo narrativo di Matrix, un più sofisticato racconto sulla felicità e l’illusione.
Se si riesce quindi a superare il pregiudizio iniziale, questo nuovo originale di Prime Video può riservare una visione più che piacevole, in grado anche di offrire allo spettatore diversi spunti di riflessione.
Il regista indipendente Mike Cahill affronta il suo progetto più ambizioso. Dopo il fallimento commerciale di I Origins, è probabile per l’autore statunitense un nuovo insuccesso nei consensi. Questo perché Bliss non cerca mai, tranne che nel finale, di dare una vera risposta ai numerosi dubbi che si generano nella nostra testa a ogni istante che passa. Da un lato è vero che questo può creare nello spettatore frustrazione e sfiducia nel racconto, ma dall’altro è invece necessario per creare il costante senso di dubbio su reale e fantastico che è il tema centrale della pellicola. L’opera di Cahill usa quindi il genere fantascientifico come pretesto per parlare di temi molto più ancorati alla realtà di quanto possa sembrare.
Ma è impossibile parlarne più approfonditamente senza spoilerare l’intera vicenda. Vi rimandiamo quindi alla successiva sezione dopo la visione del film, che caldamente consigliamo.
Bliss su Prime Video – Sezione Spoiler
Cosa sarebbe successo se Neo di Matrix fosse stato semplicemente un tossico? Se Morpheus altro non fosse stato che uno spacciatore, e che la famosa “pillola rossa” nascondesse in realtà la droga più dipendente al mondo?
È questa l’affascinante (e nascosta) premessa di Bliss. Greg non vive in una simulazione e Isabel non ha poteri speciali, sono semplicemente due tossicodipendenti. Mike Cahill racconta in maniera magistrale il completo distaccamento dalla realtà di due persone ai margini della società.
C’è ovviamente anche un’altra possibile interpretazione: Isabel non esiste, ed è il frutto delle fantasie del protagonista. Questo si può dedurre dalle fantasie che il protagonista disegna all’inizio del film, dove una di queste contiene proprio il ritratto del personaggio di Salma Hayek. Il film non dà una vera risposta sulla reale presenza della co-protagonista, ma ci lascia piuttosto alla libera interpretazione.
Greg, devastato dal fallimento del proprio matrimonio e della propria vita, si rifugia nell’abuso di antidolorifici, come fatto intendere sempre nel preambolo iniziale nel quale richiede alla farmacia il rinnovo, per la sesta volta, della propria ricetta medica. Il film è quindi costellato di una serie di indizi in grado di farci immaginare la direzione della vicenda, ma allo stesso tempo di indurci a sospettare che sia davvero tutto una simulazione. Questo è dovuto all’atto centrale della storia che si svolge nel “mondo reale”, dove Greg e Isabel si risvegliano una volta assunta una disarmante quantità di “cristalli”.
In questa sezione il film sembra rivelare il proprio gioco: tutto era un esperimento per dimostrare come vivere una brutta esistenza sia necessario per comprendere la bellezza e la felicità quando la si ha davanti. Si tratta dell’eterno dilemma sull’eventuale aldilà paradisiaco: non ci stancheremo a vivere nella perfezione per l’eternità? È proprio questa doppia direzione, una filosofica e l’altra metaforica della tossicodipendenza, a rendere Bliss un’opera interessante e affascinante. Un doppio gioco narrativo in grado di intrappolarci e farci dubitare di qualsiasi cosa ci venga posta davanti agli occhi.
Una volta superati i legittimi dubbi e perplessità del primo atto, non si può non riconoscere a Mike Cahill di essere riuscito a confezionare un film pregno di significati che vanno oltre all’apparenza. Un’ottima interpretazione dei due attori protagonisti e una delicata presa registica contornano infine una pellicola sicuramente divisiva e non per tutti, ma che vale lo stesso la pena di vedere e discutere.