Blizzard banna Blitzchung per motivi politici: monta la polemica
Blizzard si trova al centro di una feroce polemica scoppiata nei giorni scorsi, dopo la decisione di colpire con un ban il giocatore Blitzchung per motivi politici.
Chung Ng Wai, questo il vero nome dell’utente in questione, aveva deciso di protestare per sensibilizzare sulla particolare situazione che sta vivendo Hong Kong in queste ore, indossando una maschera in volto, simbolo delle manifestazioni di protesta, durante la diretta dell’Hearthstone Grandmaster.
In risposta al gesto, Blizzard ha deciso di bannare Blitzchung e di ritirare i premi in denaro che aveva vinto durante la competizione.
La community però ha dimostrato di non aver gradito il comportamento di censura dell’azienda nei confronti di Blitzchung, ed ha subito reagito online facendo diventare virale l’hashtag #BoycottBlizzard, e molti giocatori di lunga data hanno deciso di disinstallare i propri giochi e di non comprare più prodotti Blizzard, accusando l’azienda di difendere gli interessi della Cina per motivi economici, piuttosto che tutelare la libertà d’espressione dei propri utenti.
E nelle scorse ore sono stati in tanti ad accusare il colosso prendendo le parti di Blitzchung, a partire da nomi della politica, come i senatori statunitensi Marco Rubio e Ron Wyden, che hanno postato su Twitter il loro disappunto e la loro condanna per le azioni di Blizzard.
“La repressione cinese delle proteste pacifiche è disgustosa quando succede in Cina, ma è incredibilmente disturbante che le aziende americane vogliano intenzionalmente partecipare alla campagna di propaganda del governo cinese”, ha detto Wyden.
Recognize what’s happening here. People who don’t live in #China must either self censor or face dismissal & suspensions. China using access to market as leverage to crush free speech globally. Implications of this will be felt long after everyone in U.S. politics today is gone. https://t.co/Cx3tkWc7r6
— Marco Rubio (@marcorubio) October 8, 2019
Blizzard shows it is willing to humiliate itself to please the Chinese Communist Party. No American company should censor calls for freedom to make a quick buck. https://t.co/rJBeXUiwYS
— Ron Wyden (@RonWyden) October 8, 2019
Una protesta ancora più simbolica è stata attuata proprio da alcuni impiegati della stessa Blizzard. All’ingresso del campus di proprietà dell’azienda, c’è una statua di un orco con delle targhe di bronzo recanti dei valori che dovrebbero fungere da ispirazione. Qualcuno ha appena oscurato le voci “Gameplay first”, “Think Globally” ed “Every Voice Matters”, come segnalato su Twitter da Kevin Hovdestad, ex impiegato dell’azienda.
Not everyone at Blizzard agrees with what happened.
Both the “Think Globally” and “Every Voice Matters” values have been covered up by incensed employees this morning. pic.twitter.com/I7nAYUes6Q
— Kevin Hovdestad (@lackofrealism) October 8, 2019
Il ban di Blizzard a Blitzchung si verifica a breve distanza da altri due precedenti che hanno scatenato diverse polemiche. La Cina ha infatti vietato la distribuzione di South Park nel proprio paese, dopo che in una puntata dell’ultima stagione, quest’ultimo era stato messo in ridicolo, ed ha sospeso lo streaming delle partite della pre-season NBA dopo che l’allenatore degli Houston Rockets ha espresso solidarietà nei confronti di chi sta protestando ad Hong Kong con un messaggio su Twitter.
Blizzard ha enormi interessi economici in Cina, dato che uno dei suoi azionisti di minoranza è Tencent, e nel mercato cinese Activision Blizzard guadagna milioni. Per citare un caso, il film di Warcraft in America ha floppato, ma in Cina ha guadagnato 225 milioni di dollari, risultando un ottimo investimento. Ma quando la libertà di parola e di pensiero viene messa in discussione in nome dei risultati finanziari, il minimo che ci si possa aspettare è un’ondata di proteste e un danno d’immagine non indifferente.
E con la BlizzCon 2019 al via tra meno di un mese, è davvero una situazione che lascerà scontenti tutti.
(Fonte: Vice)