Bolsonaro guida il Paese di 3%, una specie di versione futuristica di Squid Game
a storia recente di Netflix è piena di serie TV sul modello battle royale, provenienti da ogni angolo del mondo. Ormai sulla bocca di tutti c’è la coreana Squid Game, che ha frantumato ogni record di visualizzazioni andando ben oltre qualsiasi aspettativa, ma non mancano alternative più che valide come la giapponese Alice in Borderland. La trama è più o meno sempre la stessa: un gruppo di persone si cimenta in diverse prove e man mano si sfoltisce, lasciando indietro i contendenti meno abili o meno intraprendenti. Una sorta di torneo a eliminazione diretta, un gioco a premi in cui si vince qualcosa di grande e si perde, spesso, anche la vita. Ciò che cambia, tra una serie e l’altra, è l’approccio narrativo. Ogni opera cerca di raccontare un aspetto particolare di quella che, in fin dei conti, è una rappresentazione estremizzata della società in cui molti di noi vivono.
Molto prima del boom delle battle royale e di Squid Game dal Brasile arrivò una sua antesignana, ambientata però nel futuro e arricchita da elementi fantascientifici. Stiamo parlando di 3%, un piccolo gioiello da riscoprire per gli amanti del genere. Nei prossimi paragrafi scopriremo che cosa lega Asia e Sud America e perché Squid Game e 3% possano essere interpretate, rispettivamente, come una rappresentazione del presente e delle sue inevitabili conseguenze future (sì, a tempo debito scopriremo anche la sorte di Bolsonaro, restate con noi).
Squid Game e 3%: presente e futuro
Per partire con il piede giusto ribadiamo la tesi, semplificandola al massimo: Squid Game è il presente, 3% il futuro.
La prima prova inconfutabile di questa relazione è l’ambientazione. La fortunata serie asiatica è priva di elementi futuristici, anzi rappresenta la Corea del Sud esattamente come la conosciamo nella contemporaneità. Le vicende narrate sono così vicine alla nostra quotidianità che potrebbero accadere davvero ed è questa la loro vera forza. I personaggi sono topoi realmente esistenti nella società coreana e non solo: il ludopatico, la fuggitiva, il gangster da strapazzo, l’ex ragazzo prodigio sono tutti prodotti della società capitalista senza scrupoli tipica dei Paesi in grande crescita. Il successo si misura unicamente con il denaro e la collettività si polarizza progressivamente, allargando la forbice tra l’élite e i falliti.
3%, invece, è ambientato nel futuro. La sua lontananza forse ci spaventa di meno, ma la situazione cambia se la poniamo in rapporto con quella di Squid Game. La polarizzazione della società ha raggiunto il proprio apice, tanto che le due estremità della forbice vivono in luoghi fisicamente distanti tra loro. Da una parte c’è il Continente, una specie di gigantesca favela senza risorse né legge, governata con il pugno di ferro da bande criminali; dall’altra c’è l’Offshore, un paradiso terrestre in cui l’ordine e il progresso della bandiera brasiliana trovano la propria massima espressione grazie a una tecnologia fantascientifica. Tra il Continente e l’Offshore, non a caso, c’è solo il mare, metafora del fatto che non esista più alcuna posizione intermedia. Ci sono solo i vincenti e i perdenti.
Squid Game e 3%: i giochi
Nella prima stagione di Squid Game e di 3% il valore spettacolare è affidato soprattutto alle prove che i personaggi devono superare per avanzare nel loro tentativo di raggiungere l’elite. Questi “giochi” possono essere interpretati come un’altra delle prove a favore della nostra tesi.
Squid Game mette in scena prove spesso più incentrate sul fisico, caratterizzate da poche e semplici regole, non a caso ispirate a passatempi tipici dell’infanzia. Alla portata di tutti, insomma. I partecipanti, inoltre, sono sì selezionati dall’alto, ma prendono parte al gioco su base volontaria e mettono consapevolmente a rischio la propria incolumità per inseguire il miraggio di una vita agiata, di successo. Del resto al giorno d’oggi chiunque può tentare la scalata sociale e ambire a diventare ricco, magari eliminando qualche altro contendente nel frattempo. La disuguaglianza è ancora un’ingiustizia dalla quale è possibile riscattarsi.
Le prove di 3% sono invece meno spettacolari, più cervellotiche e, soprattutto, standardizzate, in linea con un percorso di normalizzazione e interiorizzazione della disuguaglianza arrivato ormai a compimento. La partecipazione al Processo è obbligatoria al raggiungimento dei vent’anni di età, quindi tutti hanno una sola e irripetibile possibilità di entrare nell’Offshore, ma essa sa più di selezione naturale che di riscatto. La gente del Continente è ormai così abituata alla situazione che la vede come unica possibilità di sopravvivenza per l’umanità in un mondo in cui le risorse si stanno esaurendo, tanto da idolatrarla con un vero e proprio Culto del Processo.
Vincitori e vinti
Le serie battle royale si basano su prove che fruttano una ricompensa a chi è capace di superarle. Più la ricompensa è appetibile, più i concorrenti saranno disposti a rischiare per ottenerla. Anche sotto questo aspetto Squid Game rappresenta la società di oggi, che mantiene maggiore fluidità per quanto riguarda le condizioni che differenziano vincitori e vinti. Il grande premio finale è infatti un’ingente somma di denaro, capace di cambiare la vita di una persona comune. Per quanto essi possano essere determinanti, però, i soldi sono volatili: possono essere sperperati, investiti male per ignoranza o incapacità, persi al gioco o in altre circostanze. In altre parole, anche il vincitore di Squid Game può tornare alla propria condizione di partenza, discendere nuovamente la gerarchia sociale.
In 3% il Processo è strutturato per selezionare i migliori elementi delle nuove generazioni, mandando così avanti un mondo caratterizzato da una disuguaglianza ormai interiorizzata, giustificata sulla base del merito. Si può partecipare al Processo una volta in tutta la vita, al compimento dei vent’anni di età, e se si riesce ad approdare sulle coste dell’Offshore la situazione è irreversibile. Gli abitanti di questa sorta di paradiso terrestre, infatti, vengono resi sterili con l’iniezione di un medicinale, cosicché non possano nascere figli già “privilegiati”. Questo, forse, è l’elemento più distopico della serie, perché permette di tenere in piedi l’illusione che tutti abbiano le stesse possibilità di ambire a un posto nell’Offshore.
3%, quindi, porta alle estreme conseguenze la realtà della società capitalista contemporanea che vediamo in Squid Game, con la forbice tra vincitori e vinti ormai così aperta da non poter più essere ricomposta.
Ma alla fine Bolsonaro sopravvivrebbe a Squid Game?
Ok, adesso basta con le analisi e le teorie. Siamo arrivati al paragrafo che avreste voluto leggere subito. Finalmente risponderemo al quesito per il quale avete cliccato su questo articolo. Jair Messias Bolsonaro sopravvivrebbe a Squid Game? Per scoprirlo, facciamo un gioco insieme. Ora tracceremo un breve profilo del controverso presidente brasiliano e voi dovrete indovinare a quale personaggio della serie somigli. Cominciamo!
Bolsonaro è un ex militare e un simpatico cultore della violenza: non ha mai nascosto il suo apprezzamento per le sanguinarie dittature sudamericane degli anni Sessanta-Ottanta e sostiene che l’unico rimedio davvero efficace contro il crimine sia lo scontro armato. Presidente brasiliano dal 2019, è un esponente del partito Social Liberale, che a dispetto di quanto il suo nome porterebbe a pensare è di estrema destra. Famose, inoltre, sono le uscite dell’inquilino del Palacio do Planalto contro alcune frange della popolazione, i diritti delle donne e la comunità LGBTQ+. Ama anche circondarsi di collaboratori capaci e zelanti, almeno finché danno fastidio solo ai suoi nemici, come testimonia la celebre storia di Sergio Moro. Quest’ultimo coordinò come capo procuratore l’inchiesta Lava Jato, estromettendo di fatto dalla scena politica gli ex presidenti Lula e Rousseff grazie allo scandalo corruzione che ne derivò. Bolsonaro prese la palla al balzo e vinse le elezioni proponendosi come il classico candidato anti-casta e anti-establishment che va di moda ultimamente, promuovendo Moro come Ministro della Giustizia. Quando il procuratore iniziò a indagare su tre dei figli del presidente per un’altra questione, però, egli non si fece scrupoli e lo costrinse a dimettersi.
Ricapitolando, abbiamo un personaggio piuttosto dispotico, che sfrutta chi ha intorno finché può per poi tradirlo non appena gli interessi divergono o la convenienza lo impone. A chi potrebbe somigliare? Se la risposta è Jang Deok-Su, il gangster da strapazzo, avete indovinato! Ora un ultimo sforzo: ricordate il percorso di Deok-Su in Squid Game? Bene, probabilmente Jair Bolsonaro farebbe la stessa fine.