Su Amazon Prime Video arriva Borat 2, girato segretamente nell’America del coronavirus
Borat – Seguito di film cinema (d’ora in avanti lo chiameremo semplicemente Borat 2) è un sequel diretto del film fenomeno del 2006, campione sia d’incassi che di controversie e denunce penali. Sacha Baron Cohen interpreta Borat Sagdiyev, un giornalista immaginario del Kazakistan, mandato oltre oceano con il compito di importare il più possibile della cultura americana nel proprio paese.
Il primo film si svolgeva negli Stati Uniti di W. Bush, in piena guerra d’Iraq e propaganda islamofobica, ed era un perfetto ritratto delle contraddizioni che perversano la società americana. Quasi quindici anni dopo, Borat 2 ripropone il proprio format, a metà tra l’esperimento sociale e la candid camera, creando un quadro ancor più oscuro di quanto si potesse immaginare.
Sotto le vesti del giornalista kazako, Baron Cohen gira gli Stati Uniti con lo scopo di indagare sulla cultura locale, finendo anche nei posti più improbabili. Dalle manifestazioni complottiste alle cliniche anti abortiste, passando per saloni di bellezza o pasticcerie. Nel mentre, l’attore britannico mostra gli atteggiamenti più bigotti possibili, con la speranza di suscitare un qualche tipo di reazione alle persone che gli stanno davanti, inconsapevoli di star partecipando a un film.
La cosa tristemente comica è che molto spesso gli intervistati concordano con quello che dice Borat, o non mostrano in generale nessuna obiezione ai suoi comportamenti. Un paio di esempi sono la scena nel quale il protagonista chiede a una pasticcera di scrivere sopra a una torta “gli ebrei non ci sostituiranno”, che compie l’azione senza alcun problema, o un’altra dove viene chiesto a un commerciante quanti zingari si possono uccidere con una bombola di propano, che risponde con inquietante “tutti quelli che hai”.
Intorno alle interviste, che sono il vero fulcro del film, ruota un pretesto narrativo demenziale atto a giustificare il secondo viaggio del giornalista in America, dopo il “fiasco” del primo film. Sì perché nell’ “universo narrativo” di Borat 2, la prima pellicola è effettivamente uscita, con risultati disastrosi alla reputazione del reporter e del governo kazako. Nella realtà, il Kazakistan ha effettivamente cercato di denunciare Sacha Baron Cohen per diffamazione, come a dire il vero hanno cercato di fare una buona parte dei partecipanti non volontari alla pellicola.
La cosa interessante di questa serie di film è infatti vedere come le persone si comportano quando credono di essere in un ambiente sicuro, o perlomeno con qualcuno che appoggia le loro idee, per quanto sessiste, omofobe, antisemite e razziste possano essere. È per questo che molti si arrabbiano quando scoprono il fine satirico dietro l’intera operazione, perché sanno di essere stati esposti. In Borat 2 viene intervistata una influencer di Instagram, Macy Chanel, per dare consigli a una giovane donna che vuole piacere agli uomini.
Le indicazioni dell’influncer sono di mostrarsi fragile come donna e di aspettare che un uomo anziano abbia già avuto un infarto prima di sposarlo per farsi mantenere. Tutte cose che non avrebbe mai detto se avesse saputo di comparire in un film, pubblicato tra l’altro su una piattaforma come Amazon Prime Video. O l’altro episodio, questa volta di maggiore risonanza, che cattura Rudy Giuliani, ovvero l’ex sindaco di New York e stretto collaboratore di Trump, in procinto di fare sesso con una ragazza di quindici anni (l’attrice era ovviamente maggiorenne).
Una collezione di momenti imbarazzanti e rivelatori di una natura pienamente americana, immersa in propagande bigotte e complottiste.
Se recenti prodotti d’intrattenimento ci hanno raccontato gli Stati Uniti tramite allegorie sociali, come fatto brillantemente da The Boys o The Handmaid’s Tale, Sacha Baron Cohen ce la racconta per come realmente è. L’attore si è trovato anche nella situazione di dover convivere per cinque giorni, senza mai poter uscire dal personaggio, con due uomini complottisti, che credono che Hilary Clinton si nutri di sangue dei bambini e che il coronavirus sia stato fabbricato in laboratorio.
L’effetto del film è quindi profondamente contrastante. Si tratta di una commedia certo, a tratti pure fortemente demenziale, ma il fatto che sia basato sulla realtà lo rende un film spaventoso e preoccupante. La missione sociale di Borat è sicuramente unica e particolare, e finché la sola esistenza di film di questo genere sarà possibile il mondo avrà molto da migliorare. Ora come ora la visione di questa pellicola è d’obbligo, non solo per avere una visione di quello che abbiamo esportato anche nel nostro paese (le manifestazioni complottiste dei no mask ci sono anche da noi), ma soprattutto per vedere dove siamo arrivati come civiltà. Borat 2 è il punto, la summa di anni di propaganda, ignoranza e disinformazione. Dove siamo arrivati? Sicuramente molto in basso.