Analizziamo il percorso di Boruto fino a oggi

Raccogliere un’eredità e onorarla nel migliore dei modi, in qualunque contesto, è un fardello che soltanto in pochi riescono a portare.
In particolare, nel mondo dello spettacolo, il cosiddetto “passaggio di consegne” è una manovra complessa e che spesso e volentieri non avviene in maniera del tutto indolore, soprattutto quando di mezzo ballano nomi altisonanti, che hanno dalla loro parte l’affetto del pubblico e una lunga tradizione alle spalle.

Riuscire a mantenere le aspettative della vigilia, soprattutto quando si parte da una simile situa- zione ha portato, negli anni, al “fallimento” di numerose opere, rivelatesi, per l’appunto, incapaci di resistere sotto i colpi spietati di critica, fan ma anche degli immancabili detrattori occasionali. Parlando di fallimenti recenti, focalizzandoci sul settore dell’animazione e dei manga giapponesi, non possiamo non pensare subito al sensei Masashi Kishimoto, il cui ultimo lavoro, Samurai 8: la storia di Hachimaru, ha subito esattamente la sorte di quanto detto poco sopra.

Erano troppe le aspettative intorno alla nuova fatica dell’autore di Naruto? Probabilmente sì, e ciò, purtroppo, si è palesato in maniera fin troppo repentina e se vogliamo anche ingiusta, ma fatto sta che la vita della nuova saga si è già interrotta, offrendoci uno spaccato inequivocabile di quanto crudele sia questo mondo. Le brutte sorprese, per Kishimoto, non sono però finite qui. Pur non essendone direttamente “responsabile”, anche un’altra opera vicina al sensei ha subito un destino tutt’altro che roseo, seppur nemmeno lontanamente paragonabile a quello di Samurai 8.

Parliamo ovviamente di Boruto: Naruto Next Generations, il cui successo si è subito rivelato sol- tanto parziale e soprattutto figlio di un entusiasmo iniziale destinato a scemare col tempo.
Certo, gli ultimi numeri parlano di un apprezzamento in continua crescita, specialmente per l’adattamento animato, ma qualcosa indubbiamente non funziona e non ha funzionato a dovere. Cosa? Proviamo a parlarne insieme, in un’analisi fatta da chi, appunto, ha amato alla follia l’opera “origi- nale” ma ha avuto un rapporto molto complicato con Boruto sin dalla sua primissima apparizione.

Boruto

Boruto: la genesi di un personaggio difficile da comprendere

Per iniziare questa “analisi” vogliamo subito liberarci del proverbiale elefante nella stanza e partire da quegli aspetti che, per un motivo o per un altro, non ci hanno entusiasmato, alcuni dei quali condivisi da gran parte della community.
Il primo motivo, se vogliamo il più ovvio e sotto gli occhi di tutti, risiede probabilmente nella natura eccessivamente derivativa dell’opera, che nelle piccolezze quanto nelle grandi cose risulta spesso e volentieri evidente, quasi eccessiva. Per chi non lo sapesse, la storia di Boruto, scritta da Ukyo Kodachi e soltanto supervisionata da Kishimoto, parte cronologicamente diversi anni dopo la fine degli eventi di Naruto, in cui già nelle primissime battute è possibile assistere ad un protagonista già relativamente cresciuto, con gli esponenti della generazione “originale” con ormai qualche anno sulle spalle, tra cui ovviamente Naruto, sempre più stabilmente l’Hokage del villaggio di Konoha.

Proprio il lavoro di quest’ultimo e il difficile rapporto che si instaura col giovane Boruto diventa un po’ il perno di tutta la storia, una storia che ci presenta un protagonista molto diverso dal padre, perennemente imbroncianto e arrabbiato col mondo. Certo, nel complesso è una scelta di “lore” che ci sentiamo di condividere, anche per dare un tocco di varietà al plot generale, ma poi, analizzandola a freddo, diventa velocemente una delle cose che più non abbiamo compreso e digerito e non per il fatto che sia una persona completamente opposta al padre, ma soprattutto perché, semplicemente, per quanto ci riguarda non ne ha motivo.

Boruto
Va bene, d’accordo, siamo stati tutti quanti piccoli e imbroncianti con i nostri genitori, e quindi possiamo comprendere in parte l’atteggiamento di Boruto, che però porta avanti una vera e propria crociata a tratti ingiustificabile.
Boruto, semplicemente, dal nostro punto di vista è un protagonista anonimo, con cui è quasi impossibile empatizzare o immedesimarsi. Il suo odio per la vita, la sua rabbia e la sua continua ricerca dello scontro è probabilmente l’aspetto meno riuscito e più problematico della produzione, una produzione che, da tradizione, fa proprio della bellezza del proprio cast uno degli aspetti più importanti.
Questa sensazione, pur appianandosi col tempo, rimane forte per tutta la durata della serie, non smette mai di accompagnare il lettore (o lo spettatore), al netto di tutte le colpe che il Naruto genitore possa veramente avere sull’atteggiamento del figlio. Alcuni fan, qualche anno fa, si sono addirittura schierati pubblicamente con il settimo Hokage e il suo modo di essere padre, seppur non esattamente esemplare.

Le debolezze di una scrittura derivativa e poco coraggiosa

No, ovviamente la caratterizzazione di Boruto stesso non è il motivo principale del successo diverso e sicuramente meno clamoroso e globale della nuova serie dedicata agli shinobi di Konoha, la quale paga, in realtà, anche e soprattutto una scrittura che per tante ragioni risulta molto più debole e poco originale se paragonata all’ opera “di partenza”.

E no, non ci riferiamo soltanto alle ovvie e in alcuni casi eccessivamente evidenti similitudini strutturali e narrative, ma anche e soprattutto ad un trattamento proprio diverso “alla base” riservato a tutto il comparto tematico dal punto di vista sia dei personaggi e della loro caratterizzazione sia più in generale nel raccontare una storia a tratti complessa da valutare nella sua interezza. Paga, in primis, un inizio eccessivamente lento che, per carità, è in qualche modo in comune con Naruto, in cui anche lì i primissimi episodi non brillavano di certo per dinamismo e voglia di spaccare il mondo, sia chiaro, ma in cui comunque si avvertiva forte quella sensazione, poi chiaramente in larga parte confermata, di avere tra le mani un prodotto veramente interessante e per certi versi unico.

Boruto
Boruto paga, per quanto ci riguarda, anche quella volontà di ricalcare in qualche modo lo stesso plot, seppur con, appunto, tempistiche più dilatate e in generale una sensazione di voler andare sul sicuro fin troppo evidente e che non si scrolla mai veramente di dosso. Tutta la storia dell’addestramento, del nuovo team sette e così via, per quanto solennemente dedicata a quello che è il lavoro di Kishimoto, è forse l’aspetto meno riuscito della struttura narrativa iniziale, la quale rende ancor più semplice (e impietoso) compiere paragoni continui con il passato della saga. Ed è anche un peccato, poiché il buon potenziale, soprattutto nelle fasi più avanzate dell’opera (specialmente in quelle attualmente in corso nella versione cartacea) c’è, evidenziando comunque delle buone potenzialità in termini di scrittura, sfruttate però soltanto in parte e in maniera forse eccessivamente tardiva.

E, tornando al problema principale, dal nostro punto di vista, anche nelle fasi più avanzate rimane complicato riuscire a calarsi veramente nei panni dei nuovi protagonisti, rimasti comunque imbrigliati in una sensazione costante di anonimato difficile da superare, a cui in verità non sembra nemmeno che siano stati fatti degli sforzi particolari per divincolarsi da questo pesante fardello.
Ne è una prova, ad esempio, l’indice di gradimento del pubblico, che continua a premiare quei personaggi principalmente già visti e apprezzati in Naruto e Naruto Shippudenn, come ad esempio il capitano Yamato, che secondo alcuni recenti dati risulta uno dei più apprezzati di quest’ultimo periodo e i fan chiedono a gran voce per lui un ruolo più centrale all’interno della storia stessa.

Visioni di un roseo futuro, nonostante tutto?

Prima, giustamente, abbiamo posto più volte l’accento sulla questione “de gustibus”, per un motivo in verità molto semplice. La community, per quanto la maggioranza avvalla un po’ la nostra “tesi”, è in realtà spaccata in due sull’argomento.
Per una grossa fetta di appassionati, pur ammettendo buona parte delle debolezze sopraelencate, Boruto ha comunque il suo fascino e viene considerato assolutamente degno di portare avanti una delle saghe anime e manga più apprezzata degli ultimi vent’anni. E, a dirla tutta, considerando la buona piega intrapresa con gli ultimi capitoli del manga, di potenziale effettivamente ce n’è. È importante sottolineare quanto l’anime sia stato penalizzato fortemente dalle necessità di “riempirlo” di filler, a causa forse di un lancio sul mercato troppo prematuro e che ha spinto la produzione in una direzione decisamente poco eccitante e gustosa per gli appassionati, specialmente quelli affezionati all’opera originale di Kishimoto.

Con l’arrivo del nuovo arco narrativo per l’anime, previsto per i primi mesi del 2021, le cose potrebbero però finalmente prendere una piega positiva e più interessante, soprattutto per quel che concerne l’adattamento animato che inizierà a seguire più da vicino gli eccitanti eventi del manga. L’abbandono dei filler potrebbe dunque portare ad un significativo aumento dell’hype generale nei confronti di un’opera che finora ha saputo dimostrare soltanto qualche piccolo sprazzo di qualità, ma che è ancora ben lungi dal diventare memorabile.

Boruto
Ma, come dicevamo poc’anzi, le buone potenzialità ci sono tutte. Ad esempio, il prossimo arco narrativo, quello finalmente più succoso, potrebbe finalmente portare al palesarsi e all’affermarsi del tanto atteso villain di primo livello che alla serie, onestamente, manca, quel Kawaki soltanto “abbozzato” finora e che potrebbe avere le carte in regola per stravolgere le carte in tavola, ma non soltanto.

I fan si aspettano anche un possibile salto temporale, una pratica molto cara a tutti gli appassionati del genere, che già in diverse altre produzioni ha saputo risultare una buona “scusa” per risollevare il morale dei fan e per risollevare, in generale, il potenziale qualitativo delle proprie creazioni.

Del resto, le possibilità di certo non mancano, seppur, sotto un aspetto, per quanto possa suona- re male, dal nostro punto di vista Boruto non riuscirà mai a raggiungere il proprio predecessore. Lieti di essere smentiti, certo, ma le meravigliose sequenze di combattimento viste nelle primissime stagioni, quelle spettacolari riprese (ricordiamo tutti il confronto tra Naruto e Sasuke prima che questi andasse via definitivamente dal villaggio, vero?), quegli scorci romantici, ma anche più banalmente quel sorriso sincero e innamorato della vita di Naruto stesso, sono emozioni che difficilmente riproveremo.
Ma, appunto, lieti di essere smentiti.

Salvatore Cardone
Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.