Brad Pitt, da uomo-sandwich a “El Pollo Loco” a grande star di Hollywood
C’è chi per un sogno è in grado di mettere in gioco tutto, compreso se stesso. A sorprendere forse è il fatto che nella lista degli uomini insospettabili ci sia un certo Brad Pitt, all’anagrafe William Bradley Pitt, che pur di provare a raggiungere il suo sogno di lavorare ad Hollywood ha rinunciato ad una possibile carriera nel mondo del giornalismo, abbandonando gli studi a pochi esami dalla laurea per andare a fare l’uomo-sandwich a Los Angeles, per la catena El Pollo Loco, cercando di guadagnare un po’ di soldi. Riuscite a crederci?
Ma andiamo con ordine.
Brad Pitt nasce in una di quelle che viene definita una famiglia “normale”: il padre fa il dirigente per una ditta di trasporti, la madre la dirigente scolastica. Ha anche un fratello e una sorella. Come abbiamo detto da giovane studia giornalismo e grafica pubblicitaria all’Università del Missouri, ma la abbandona prima del rush finale per tentare di sfondare a Hollywood, inseguendo così il suo più grande sogno, coltivato già in adolescenza quando ha frequentato corsi di teatro.
Ma la strada verso il successo è tortuosa e dopo aver lasciato gli studi si deve arrabattare per campare, facendo qualsiasi tipo di lavoro, dal trasportatore di frigoriferi, all’autista, fino – appunto – all’uomo-pollo.
Il debutto nel mondo dello spettacolo arriva nel nel 1987 nella sitcom TV Genitori in blue jeans, e poi sempre in quegli anni recita in qualche episodio della soap-opera Dallas e nella serie Fox 21 Jump Street.
Il successo però è dietro l’angolo e arriva nel 1991, grazie al ruolo di J.D., un ladro-autostoppista nel film Thelma & Louise di Ridley Scott. La sua scena d’amore con Geena Davis è anche quella che lo consacra come sex symbol e da quel momento inizia a prendersi la scena.
Negli anni seguenti recita senza sosta, e si fa notare con una performance che ancora oggi può essere inserita tra le sue migliori in assoluto: Kalifornia, un film di Dominic Sena, a molti sconosciuto ma che merita assolutamente di essere visto.
Siamo ancora agli inizi degli anni ’90, ma Brad Pitt ha già messo entrambi i piedi nello star system, ottenendo i primi ruoli da protagonista, con Intervista col vampiro, In mezzo scorre il fiume e Vento di passioni. Se dobbiamo indicare il film della definitiva consacrazione, è probabilmente proprio quest’ultimo, in cui spicca anche al fianco di Anthony Hopkins, prendendosi la scena grazie a un ruolo che ben si sposa col suo aspetto da bello e dannato.
Non è tutto oro… Ma quasi
Sono ormai lontani i tempi in cui Brad Pitt era costretto a vestirsi da uomo-sandwich, e la strada per il successo è spianata.
Non ci sono punti d’arresto nella carriera di questo grande attore, come invece è capitato ad altri suoi colleghi. Nemmeno i problemi emersi più di recente come quelli con l’alcool (“Non ricordo un solo giorno, dopo la fine del college, in cui io non abbia bevuto alcol o fumato marijuana. Oggi sono contento di aver chiuso con tutto questo”, ha dichiarato), la depressione, o più semplicemente quelli di coppia con l’ex moglie Angelina Jolie, hanno scalfito l’immagine dell’uomo o intaccato il percorso professionale dell’attore, ed è anche per questo che probabilmente Brad Pitt è ancora oggi uno dei più apprezzati di Hollywood.
Non dall’Academy, verrebbe però da dire. Sì, perché al netto delle grandi performance attoriali e, possiamo dirlo senza timore di smentita, del fatto che si tratti di uno degli interpreti migliori della sua generazione e non solo, Brad Pitt non ha mai vinto un Oscar nei panni di attore.
Come è possibile, direte voi? Semplice sfortuna? Scelte sbagliate?
Difficile dirlo con certezza, fatto sta che lo spazio sul camino Brad Pitt l’ha dovuto riempire in altro modo, con quelli che vengono definiti nel settore come “premi minori”, sebbene abbiano una certa rilevanza.
Se proprio vogliamo esser precisi, un Oscar Brad Pitt lo ha vinto, ma non per un ruolo da attore. Nel 2014 infatti vince il premio con 12 anni di schiavo di Steve McQueen, non nelle vesti di attore non protagonista (ha infatti recitato nel ruolo di Samuel Bass), bensì in quanto produttore del lungometraggio che si aggiudica il Miglior Film. Una magra consolazione, insomma.
Per il resto tre candidature (più altre due come produttore), a partire dal 1996 quando ottiene la prima nomination come miglior attore non protagonista per L’esercito delle 12 scimmie, grazie ad una performance davvero memorabile. Sarà altrettanto eccezionale ne Il curioso caso di Benjamin Button e ne L’arte di vincere, ma secondo l’Academy non abbastanza da meritarsi l’Oscar.
Eppure è singolare il fatto che in molti dei film in cui l’attore ha indubbiamente brillato non gli sia stata riconosciuta nemmeno una nomination. Pensiamo ad esempio a Seven, dove è bravissimo a far emergere una doppia personalità con frequenti scatti d’ira, o ancora – a proposito di doppia personalità – in Fight Club, sempre di Fincher, dove rende iconico il personaggio di Tyler Durden.
Ne potremmo aggiungere tanti, da Vi presento Joe Black, al ruolo minore ma cult in Snatch, fino ad alcuni in cui davvero si fa fatica a spiegare il mancato riconoscimento. È il caso, ad esempio, de L’assassinio di Jesse James, col quale ha vinto la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia 2007 per la migliore interpretazione maschile: eppure di nomination nemmeno l’ombra. Ma potremmo continuare con il fantastico Aldo Raine in Bastardi senza gloria, e soprattutto il sergente Don Collier in Fury, una parte in cui straripa la potenza attoriale di Brad Pitt. Ma niente…
Adesso è al cinema con Ad Astra e C’era una volta a… Hollywood, altri due grandi lavori di registi importanti, che contribuiscono a far brillare ancora la sua stella, perché seppure l’Academy non gli abbia ancora riconosciuto un tributo per il suo grande talento, peraltro accresciuto dall’esperienza e dalla voglia di lavorare bene e in modo sempre altamente professionale, Brad Pitt dalla sua ha già vinto.
Quel ragazzo che ha abbandonato gli studi e una probabile carriera, tranquilla (relativamente, e noi lo sappiamo bene n.d.R.), nel mondo del giornalismo per inseguire un sogno, ce l’ha fatta e ha dimostrato che non bisogna arrendersi mai e lottare per andare incontro ai propri obiettivi. Chissà se, prima o poi, lo vedremo alzare anche una statuetta.