Il videogioco indie Braid si basa su meccaniche di manipolazione temporale simili a quelle viste in Tenet
Chi segue la scena indipendente dei videogiochi avrà notato fin da subito i punti di contatto tra Braid, gioco del 2008 diventato presto un cult, e Tenet, l’ultimo film di Christopher Nolan da poco arrivato in sala. Le affinità sono tali che, se certamente non si può affermare che Nolan abbia “copiato”, non è da escludere che Braid sia stato tra le fonti di ispirazione per la realizzazione di Tenet.
La Principessa è in un altro castello
Braid è il primo gioco sviluppato da Jonathan Blow, uscito nel 2008 e incluso anche nel documentario Indie Game: The Movie. Si può classificare come un puzzle game strutturato come un platform: il giocatore controlla il personaggio (chiamato Tim) che si muove in un mondo 2D, e deve risolvere gli enigmi posti in ogni livello per ottenere i pezzi del puzzle che consentono di sbloccare i livelli successivi. La caratteristica sorprendente di Braid però sta nella sua particolare meccanica di inversione temporale: in qualunque momento il giocatore può fare un rewind delle azioni e tornare fino al momento desiderato per cambiare le proprie mosse.
A prima vista può apparire solo un modo diverso di salvare la posizione e tornarci se le cose si mettono male, come da sempre è possibile in molti giochi. In realtà questa meccanica non si rivela come un accessorio ma diventa il nucleo su cui si costruisce tutto il gioco. Nei diversi livelli infatti vengono introdotte variazioni e meccanismi aggiuntivi che portano a enigmi particolarmente ingegnosi: dagli oggetti immuni al rewind al tempo che procede insieme ai movimenti del protagonista, dal rallentamento all’inversione totale. La difficoltà del gioco sta sempre nel capire come piegare le regole ai propri obiettivi, dopodiché l’esecuzione delle azioni con il personaggio non richiede particolari doti di rapidità o coordinazione.
La storia di Braid, per quanto accennata, parte dal più classico dei platform: la Principessa è stata rapita e Tim deve attraversare Mondi diversi per trovarla e salvarla dal mostro. Ognuno dei mondi ha un tema specifico e nell’anticamera di accesso ai livelli troviamo una serie di testi che evidenziano come le possibili alterazioni del tempo rappresentano il viaggio compiuto da Tim, e ci raccontano il suo rapporto con la Principessa. Ma arrivato alla fine di ogni Mondo, Tim non la trova: la Principessa è in un altro castello. Non rimane quindi che andare avanti e scoprire nuovi mondi e nuove sfaccettature di sé.
Da Braid a Tenet
Le ragioni per cui Braid sembra avere almeno in parte ispirato Tenet risultano abbastanza evidenti. Senza entrare troppo nello specifico della trama per evitare spoiler (sia per il gioco che per il film), basta anche limitarsi alla meccanica dell’inversione temporale. In effetti chi ha giocato a Braid può aver trovato certe sequenze di Tenet piuttosto familiari, perché pur con tutte le enormi differenze di mezzo, tono e messa in scena, non si può fare a meno di pensare che il Protagonista di del film stia compiendo un viaggio simile a quello di Tim.
In Braid la contrapposizione temporale tra il personaggio e l’ambiente esterno si verifica nell’ultimo Monda, quello che porta poi allo scontro con il boss finale che ha rapito la Principessa. In questa fase il giocatore è portato a ragionare nello stesso modo intuitivo che viene suggerito al Protagonista di Tenet: i cannoni non sparano ma risucchiano le pallottole, i mostri non si uccidono ma possono essere riportati in vita. Bisogna quindi in un certo senso anticipare gli eventi, capire cosa vogliamo che succeda dopo e fare in modo con le nostre azioni di provocarlo.
Anche altri elementi del gioco si possono vedere trasposti nel film. Ad esempio quella che in Tenet viene chiamata “manovra a tenaglia” è una meccanica presente nel Mondo 5 del gioco, in cui Tim può generare un proprio doppelganger e coordinare le sue azioni con questo in modo da raggiungere i pezzi del puzzle.
Da Tenet a Braid
Naturalmente bisogna essere cauti con questa ricerca delle analogie tra i due prodotti, che può portare a forzare similitudini solo superficiali, o che forse sono la naturale conseguenza di una premessa simile trasportata in due media diversi. Per esempio, un dettaglio che coincide nel film e nel gioco, ma che potrebbe essere solo uno sviluppo coerente dell’idea di fondo è la musica.
Forse non tutti lo hanno notato, ma nelle parti di Tenet in cui il tempo è invertito, sia gli effetti sonori che la musica sono a loro volta invertiti. Riconoscere parole o scoppi all’indietro è abbastanza facile, soprattutto perché alla componente audio si aggiunge anche l’azione invertita sullo schermo. Non tutti però hanno l’orecchio abbastanza allenato da cogliere una musica riprodotta al contrario, che è presente in tutte le scene in cui il tempo è invertito: se ne sarà accorto di sicuro chi ha passato delle ore dentro Braid ed è abituato a questo effetto, visto che nel gioco funziona nello stesso modo, e anzi in alcuni casi l’aspetto sonoro riveste un ruolo significativo nello svolgimento dei livelli.
Ci sono però anche delle coincidenze più sottili in Tenet che fanno pensare quasi a dei riferimenti intesi per chi conosce Braid: in particolare la citazione di Oppenheimer a proposito della bomba atomica, che appare anche nell’epilogo del gioco, in cui viene rivelata un’altra parte della storia di Tim che offre ulteriori livelli di lettura. Nel finale segreto del gioco (difficilissimo da ottenere) la stessa Principessa manifesta un particolare legame con la bomba, che in un certo senso si ricollega alle azioni compiute dalla principessa del film.
Il castello è un’altra Principessa
Quindi alla fine si può affermare che Tenet sia un adattamento cinematografico di Braid? No, per niente: Tenet è prima di tutto un action movie, mentre invece Braid è un gioco tutt’altro che centrato sull’azione, al contrario induce soprattutto alla riflessione. Non si può però escludere che Nolan o qualcuno dei suoi collaboratori conoscesse questo gioco e abbia attinto alcuni elementi per tradurli sullo schermo, lasciando qualche easter egg per permettere ai fedelissimi di captare il collegamento.
Per la verità, bisogna anche ammettere che rispetto al film Braid riesce a portare la sua premessa a conseguenze ancora più estreme. Quello che parte come il salvataggio della Principessa, che in Tenet rimane tale (salvo l’aggiunta del salvataggio del mondo intero, ma si tratta sempre di una misione “noi contro loro”), nel finale di Braid porta a un plot twist sconvolgente, una decisa inversione a U che ridefinisce tutto quanto visto e fatto fino a quel momento. La ricerca dell’oggetto del desiderio (la Principessa) si trasforma così in un’apologia sull’ossessione che avvolge il giocatore a un livello metatestuale e lo porta a scoprire un altro castello, l’ultimo, che è il vero obiettivo che avrebbe dovuto perseguire.
Tenet non riesce a cogliere quest’occasione finale di rivolgimento e autoanalisi e si accontenta di dare un finale palindromico alla sua storia. Per lo spettatore del cinema nella maggior parte dei casi questo è sufficiente, ma per chi volesse fare l’esperienza completa, allora Braid è il passo successivo (o avrebbe dovuto essere il precedente?). Di Braid nel corso del 2021 uscirà anche un remaster con aggiornamenti della grafica: l’occasione giusta per recuperare un gioco che ha segnato molte persone negli anni passati e forse arriverà fino alla posterità.