Le buste sorpresa – simbolo degli anni ’80 e ’90 – esistono ancora, ma hanno perso gran parte del loro fascino
i può racchiudere tutto il fascino di una sorpresa all’interno di una busta della spazzatura?
Potrebbe sembrare un ossimoro, eppure chi ha vissuto la propria infanzia negli anni ’90 sa bene come questo sia possibile.
Siamo abituati a pensare all’idea di “sorpresa” in ben altre modalità, scartando un regalo avvolto da carta coloratissima e pieno di nastri o fiocchi, ma in quel periodo la fascinazione per la meraviglia poteva assumere le forme più disparate.
Tornando però un attimo indietro, buona parte dei lettori ricorderà senza dubbio le famose buste sorpresa, sacchetti si potevano trovare in edicola o nei negozi di giocattoli, in cui maschietti e femminucce pescavano i giochi più disparati, spesso a seconda del tema della busta.
C’era poi anche il ben noto Pasqualone, evoluzione pasquale della tipica sacca ma a forma di uovo, al cui interno c’erano ovviamente, sempre, molti giochi.
Chiaramente in queste sacche con una moltitudine di oggetti non di rado capitavano anche cianfrusaglie di cui al bambino o alla bambina interessava ben poco, e spesso l’attenzione si focalizzava su una o due sorprese che si distinguevano un po’ per qualità. Va da sé che quindi l’interesse non ricadeva tanto sui possibili giochi che si potevano trovare all’interno, quanto sull’attesa e sul concetto di scoperta.
Discorso ancor più valido se pensiamo che, oltre alle tante sacche e buste cumulative, esisteva una varietà di collezionabili in bustina, pubblicizzati quotidianamente sulle varie emittenti televisive di programmi per bambini.
Monsters, Kombattini, Paciocchini e tanti altri. GIG, Mattel e le aziende di giocattoli negli anni ’80 e ’90 lavoravano senza sosta per pensare e produrre ogni tipo di collezionabile che potesse entusiasmare i ragazzini. E in fin dei conti, non serviva chissà quale idea o colpo di genio, poiché scartare le bustine era il vero core, un po’ come per le figurine da attaccare sugli album ma ottenendo qualcosa con cui giocare e non solo da ammirare.
Ed eccoci arrivare alla nostra premessa di inizio articolo, ovvero che non ci si può stupire se negli anni ’90 il piccolo pubblico impazziva letteralmente per un prodotto come i Pattumeros, cioè i soliti mostri e combattenti collezionabili, che avevano tuttavia una bizzarra particolarità, come il nome peraltro suggerisce: uscivano da una sorta di piccolo sacco della spazzatura.
Una volta comprato il Pattumeros, per scoprire quale vi fosse dentro la bustina, non bisognava aprirla come in tutti gli altri casi, ma andava fatta sciogliere nell’acqua, rivelando pian piano il mostro all’interno.
Ricordo ancora nitidamente il fascino e la meraviglia del momento, mentre da piccolo lasciavo immergere la bustina nell’acqua aspettando di scoprire il pupazzetto trovato.
Difficile andare più nel dettaglio circa questi giochi, che non dispongono nemmeno di una wiki, ma sappiamo che – tanto per cambiare – erano prodotti da GIG e si distinguevano in buoni e cattivi, per un totale di 36 elementi collezionabili. Molto simile l’attinenza con i cugini Kombattini sempre di GIG, quindi, tranne che per la modalità di rivelazione e anche, dobbiamo dirlo, dal punto di vista qualitativo: i Pattumeros erano decisamente più belli, con un design più accattivante, erano anche più alti e con dettagli rifiniti. Molto più “giocattolo”, insomma. E infatti, costavano anche un bel po’ di più.
Per estensione, nel concetto di sorpresa dobbiamo comprendere anche le ben più famose Kinder, presenti negli ovetti di cioccolata. Una vera e propria tradizione che, sebbene sia ancora preservata, è mutata e di molto nel tempo. Nei ’90s gli stralunati, i fantasmini eccetera dominavano il mercato, diventando dei veri e propri collezionabili che molte persone ancora oggi hanno in bacheca.
E non solo, questa abitudine venne prese anche da altre aziende di prodotti alimentari, come la Findus coi sorrisini che si trovavano nei Sofficini, per dirne una. Un tempo li collezionavamo, ne scambiavamo i doppioni a scuola, mentre adesso che fine fanno? Probabilmente finiscono nel secchio poco dopo.
A distanza di oltre 30 anni dai Kombattini, i Pattumeros e i loro tanti, piccoli cugini di vario tipo, il fascino per le sorprese collezionabili è quindi mutato, se non decisamente diminuito.
Esistono ancora le sacche sorpresa, ci sono ancora piccoli giocattoli collezionabili in bustina, le sorprese nei prodotti alimentari, ma si perdono in un marasma di altri prodotti ben più di tendenza e diventano un accessorio secondario privo di fascino, senza contare che molto spesso queste sacche sono relative a franchise di successo, da Marvel a Disney, e non frutto delle idee bizzarre delle aziende di giocattoli, come era un tempo, lasciando quindi poco spazio all’originalità. Tutti questi collezionabili non hanno decisamente lo stesso impatto sul giovane pubblico, che ormai sembra aver perso quella fascinazione che avevamo un tempo.
La retorica dell’”Ormai hanno tutto” purtroppo ha un senso nell’epoca attuale, dal momento che vi è un’abitudine generalizzata a non apprezzare più di tanto, o per lungo tempo, la novità.
Ricordo la bramosia con cui scartavamo i regali a Natale o al compleanno, per poi giocarci ininterrottamente. Adesso dopo il breve stupore iniziale si tende ad accantonare molto velocemente il regalo per passare ad altro, e giocoforza in tutto questo il concetto di attaccamento alla sorpresa viene meno.
Nel mondo attuale, i bambini quanto possono subire realmente il fascino della sorpresa in una bustina? La risposta è no, perché prevale di gran lunga l’idea della scelta, che da un certo punto di vista ha un senso, ma fa perdere appunto il sopraccitato incantesimo.
Non so bene se tutto questo sia giusto o sbagliato, quale sia l’epoca migliore, se la “nostra” o quella attuale, tuttavia è un fattore che le generazioni siano molte diverse anche in questo.
Quello che però resta ai vecchietti come me, è ricordare con un malinconico sorriso le tante buste sorpresa comprateci dai nostri familiari e quella magia dettata dalla sospensione del momento, nello scartare o – nel caso dei Pattumeros – far sciogliere il sacchetto per disvelare l’interno.
Momenti scolpiti nella memoria, che non ci toglierà nessuno.