Per quanto il prolifico e vasto mondo dell’animazione giapponese oggi più che mai proponga praticamente ogni tipo di storia, atmosfera e tema, vi assicuro che è difficile trovare un’opera che in qualche modo si avvicini e si ispiri al classico mondo fantasy “Tolkieniano”. A differenza dei videogiochi infatti in cui l’iconografia appartenente a quell’universo fatto di guerrieri in armature medievali, antichi Re, nani ed elfi si è vista più volte già in tempi non sospetti, come ad esempio nel picchiaduro a scorrimento Dungeons & Dragons di Capcom, o nel più recente Dragon’s Crown, nel campo dell’animazione è più raro ritrovare una rappresentazione cosi solenne e “pura” di un immaginario fantasy cosi classico.
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Certo ci sono state produzioni come The Slayers o il sempreverde Berserk, ma in un modo o nell’altro la contaminazione personale degli autori plasmavano un immaginario diverso da quello preso in esame, rendendoli quasi prodotti a parte, come, sempre per un confronto sul piano videoludico, ha fatto Miyazaki con il suo Dark Souls, che ha preso a prestito figure iconiche come draghi, viverne, stregoni e affini per veicolare una sua concezione di fantasy personale e unica.
Ryo Mizuno è uno scrittore giapponese nonché accanito giocatore di D&D, che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, scrisse una serie di romanzi fantasy ispirati a dei “replay”, ovvero delle trascrizioni in forma romanzata di alcune partite di Dungeons & Dragons, trasformandole in una serie di racconti chiamati appunto Record of Lodoss War. Nel 1990 in Giappone uscì un anime omonimo ribattezzato in Italia con il titolo Cronache della Guerra di Lodoss e la cui prima (e principale) serie fu composta da 13 OAV. La storia racconta le vicende del giovane aspirante avventuriero Parn, figlio di un noto cavaliere martire del quale è determinato a seguirne le orme, e del suo viaggio di formazione verso la salvezza della terra natia Lodoss, accompagnato dal suo amico d’infanzia e sacerdote Etoh, dal nano Ghim, dall’elfa Deedlit, dal mago Slayn e dal ladro Wood. Esatto, un tipico party da giochi di ruolo per un’avventura dall’impostazione campale che porterà i nostri prima alla ricerca di un vecchio saggio che possiede utili informazioni per fermare le guerre che logorano da secoli le terre di Lodoss e poi ad alzare sempre di più il tiro mettendoli contro antiche streghe cospiratrici, sacerdoti e re malvagi, senza farsi mancare naturalmente, pericolosissimi draghi.
Se avete fatto un giro su “Google immagini” vi sarete accorti che molti art dell’anime riprendono romantiche illustrazioni di Parn e della bionda elfa Deedlit, ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze, in Record of Lodoss War c’è molto meno spazio di quello che potete immaginare per le “smancerie”. Se vogliamo infatti, uno dei difetti di quest’opera è di non approfondire più di tanto storie personali e sfumature introspettive dei protagonisti, con qualche piccola eccezione. L’avventura e i risvolti socio-politici infatti la fanno da padrona, complice anche gli stereotipi nei ruoli e nelle pedine in campo che tradisce una certa ingenuità di fondo, da attribuire soprattutto all’epoca in cui l’anime è uscito e alla fonte a cui si è ispirato.
Nonostante questo vi assicuriamo che se avete voglia di un bel racconto epico immerso in questo tipo di background difficilmente troverete di meglio, Record of Lodoss War è senz’altro un’opera coinvolgente con pochissimi frangenti soporiferi e molta azione e avventura, dotata di una narrazione ponderata e articolata al punto giusto, che non risulta ne caotica e dispersiva ne superficiale. Una specifica nota di merito va anche al comparto artistico: lo stile non particolarmente originale risulta comunque molto curato e pulito, con ottime animazioni e bellissimi disegni che rendono i personaggi davvero espressivi, complice anche il fatto di essere una produzione piuttosto breve che perciò ha permesso di mantenere uno standard tecnico abbastanza alto. La seconda serie infatti, chiamata “Saga dei cavalieri”, è composta da 27 episodi (ben 14 in più rispetto alla prima) e nonostante prosegua in modo convincente le vicende della prima e si attesti su livelli narrativi di pari livello, pecca sicuramente di una realizzazione artistica inferiore, rimanendo comunque più che piacevole.
Insomma, se siete amanti dell’animazione giapponese e siete colti da una improvvisa “febbre da Fantasy classico”, non orientatevi sui prodotti odierni ma cercate di recuperare Record of Lodoss, un anime non contaminato dalle tipiche esasperazioni stilistiche moderne (ad esempio la componente comica è quasi del tutto assente e le scene d’azione sono molto terra-terra senza particolari virtuosismi). Un racconto dotato di una “purezza d’altri tempi”, solenne e pacato che rappresenta sicuramente un “tassello cuturale” che nessun Nerd dovrebbe farsi mancare. Perciò quando siete nel “giusto mood” per godervi un’opera del genere, non perdete le ore in inutili ricerche, Record of Lodoss War è quello che fa per voi, parola di Stay Nerd!