Call of Duty Modern Warfare: la guerra non cambia mai
Chi vi scrive, non è un veterano della serie che ha sempre seguito ogni capitolo da vicino con costanza e interesse. L’ultimo che ho davvero sviscerato a dovere è proprio il primo storico episodio del nuovo corso moderno della saga, Call of Duty Modern Warfare del 2008, che trovai un fps militare sicuramente brillante, ottimamente realizzato e divertente. Le decine e decine di ore che passai nei suoi server multiplayer sono ancora li a testimoniarlo. In seguito ”provicchiai” i sequel e i vari Black Ops., ma non trovai mai reali stimoli per riappassionarmi ad una saga che andava sempre più a complicare e in qualche modo snaturare i suoi connotati originali. Almeno fino a oggi.
Il reboot di Call of Duty Modern Warfare, questa ripartenza da zero che Infinity Ward ci vuole proporre per riscoprire come le fondamenta del suo pupillo possano essere rese attuali e valide ancora oggi senza troppi orpelli fantascientifici ed espedienti di gameplay stravaganti, è stata per me l’occasione giusta per provare a riconnettermi alla saga. Per saggiare quanto un simpatizzante della prima ora di COD, disappassionato nel tempo, potesse in qualche modo farsi rapire nuovamente dalla formula originale della serie, con il suo gameplay semplice e diretto e la sua visione concreta e realistica della guerra.
Il viaggio ovviamente non poteva che partire dalla campagna. Arrivando in ritardo rispetto alla community e alla critica sull’argomento, non mi soffermerò su macro temi del gioco come in questo caso la trama o più avanti, tutte le varie sottigliezze pratiche e la didascalica descrizione delle molte modalità multiplayer. Trovo invece più utile e interessante focalizzare per tutta la disanima il focus sulle mie sensazioni, quelle di un giocatore che in un ipotetico time skip si ritrova a passare da un titolo, al “medesimo gioco” più di dieci anni dopo.
In tal senso, lasciatemi partire dall’ovvio. A livello tecnico sono stati fatti dei passi da gigante. Non tanto per quel che riguarda il dettaglio generale, probabilmente “semplicemente” settato sugli standard delle attuali produzioni videoludiche AAA, ma proprio su tutti quei “piccoli” aspetti capaci di immergerti nella guerriglia, urbana o campestre, in cui ci troveremo protagonisti. Tantissimi elementi si infrangono a schermo sotto la violenza del piombo rovente che sibilla intorno a noi da ogni direzione, i polveroni si alzano in seguito alla deflagrazione di ordigni di vario tipo, le porte si sgretolano in seguito alle smitragliate nella loro direzione, e tutto è coadiuvato da un comparto sonoro strepitoso capace da farti distinguere con intensità incredibile i proiettili che sfrecciano in ogni dove rimbalzando e infrangendosi su superfici di ogni tipo. Insomma la campagna di COD da questo punto di vista da sicuramente il meglio di sé nei momenti più frenetici dell’azione.
Un’azione che nel bene o nel male, si sviluppa seguendo uno schema che pare immutato dai suoi esordi. Ancora una volta non si tratta quindi di muoversi tatticamente in campi aperti per liberare le zone dei nemici, ma si viene spinti, dai compagni, dalla necessità di sopravvivere, a ritagliarsi una piccola breccia tra la potenza nemica per avanzare un po’ di più, mentre quest’ultima non fa che rimpiazzare continuamente le sue pedine cadute con nuova carne da macello per le nostre bocche di fuoco .
C’è il tentativo di cambiare rotta talvolta. La campagna di Call of Duty Modern Warfare è sicuramente varia se si considera in quanti scenari diversi ti immerge missione dopo missione. Talvolta ci ritroveremo nel tetto di un edificio a scrutare l’orizzonte attraverso il mirino di un fucile da cecchino, per ingaggiare vari obbiettivi tenendo conto della distanza e del vento, altre volte faremo delle incursioni notturne in cui rimanere nell’ombra sarà una priorità, e dovremo esaminare vari edifici in mappe leggermente più aperte. Ciò nonostante, il mood lineare di COD, il binario da seguire, è sempre al suo posto, nonostante i margini leggermente più ariosi in cui muoversi possano dare talvolta l’impressione che non sia cosi.
È un bene? È un male? È semplicemente COD così come lo avevo lasciato più di una decade fa, e prima di tutte le varie inflessioni del gameplay e narrative che lo hanno allontanato dalla “via maestra”. Volendo questo essere un reboot ci sta, anche se spiace non ci sia stata alcuna evoluzione delle dinamiche su cui questa struttura ha fatto la fortuna della serie. Ad esempio, spiace che nel contesto ultra realistico e attento ai dettagli creato da Infinity Ward, non ci sia stato modo di dare l’impressione di combattere contro altri soldati “reali”, sempre soggiogati ad una intelligenza artificiale funzionale solamente alla messa in scena del momento, e mai capace di dare uno stimolo minimamente tattico ai combattimenti. Oltre ad essere elementare talvolta la I.A. è anche stupida, e capace di accrescere la pericolosità del nemico solo grazie ad una maggiore precisione e potenza numerica.
La storia di Modern Warfare non riprende pedissequamente quella del capostipite della serie, ma compie la stessa operazione, romanzare la reale situazione politica internazionale, e farci dare la caccia ad un nuovo dittatore che vessa un’intera popolazione. Tra forze militari ufficiali, ribelli e terroristi, la storia di Call of Duty è sempre di grana grossa, in modo da evitare fraintendimenti diplomatici e far sempre capire chi sono i buoni, chi i cattivi senza troppi grigi di mezzo. Il nuovo Modern Warfare però cerca di fare un piccolo step in più e fornire uno scenario più maturo. A mio avviso ci riesce solo in parte, ma è interessante quanto l’aspetto umano faccia ben più parte del plot rispetto al passato fatto, solo di freddi calcolatori militari. Sia narrativamente che ludicamente, c’è un forte accento puntato sulla presenza di civili e vittime di guerra.
Se sul piano del gameplay è senza dubbio interessante trovarsi spesso di fronte a innocenti o presunti tali che si mettono sulla nostra linea di tiro, destabilizzando la nostra determinazione a far fuoco e simulando quindi una inedita e drammatica componente che fa effettivamente parte dei territori di guerra, sul fronte del racconto, è l’occasione per approfondire qualche personaggio un po’ di più e donargli più spessore. Qualcosa che ho sicuramente apprezzato, nonostante ci sia un prezzo da pagare.
Queste inedite necessità narrative infatti rendono il ritmo della campagna più altalenante e piena di situazioni passive o semi passive, chiaramente finalizzate ad enfatizzare il backgorund della storia. Andrebbe sicuramente bene in una normale campagna di 10-12 ore, ma per gli standard di COD, ovvero 5-6 ore, laddove inspessiscono la potenza degli eventi, questi frangenti vanno anche a sfilacciare troppo l’esperienza ludica, fatta di molti momenti un po’ morti che danno la sensazione di “giocare meno” rispetto al più intenso Call of Duty: Modern Warfare originale.
Al netto di una sezione finale non proprio riuscitissima, con un espediente per una boss battle che ho trovato francamente ingenuo, tirando le somme ho trovato la modalità storia dignitosa, divertente, ma sicuramente non perfetta.
Chi non spara in compagnia…
Per quel che riguarda il multiplayer, non mi soffermerò molto lasciando ai guru del gioco online tutte le varie riflessioni sul bilanciamento di ogni singolo elemento competitivo del titolo. Mi limiterò a sottolineare come non mi trovo in accordo con le principali critiche mosse in questi giorni. Si parla infatti di TTK (time to kill) troppo basso e mappe troppo dispersive. Al di là della percezione giusta o sbagliata che può avere ogni giocatore sulla fruibilità della sezione competitiva del titolo in base alla propria esperienza personale con il franchise, devo dire che queste due caratteristiche funzionano in sinergia tra loro creando paradossalmente un buon equilibrio. Uccidere o essere uccisi è effettivamente questioni di istanti.
Quando si ingaggia un avversario non si tira mai per le lunghe, una repentinità dell’azione che viene diluita proprio dal maggior respiro concesso dalle mappe, che permettono un minimo di organizzazione e di movimento “strategico”. Molti sono anche gli edifici in cui è possibile appostarsi, altra critica che viene mossa al gioco ma che non trova il mio consenso, in quanto si tratta praticamente sempre di posti pieni di finestre, spiragli, porte ed entrate multiple, che non li rendono esattamente delle roccaforti per i cosiddetti “camperoni”, ma solo una variabile interessante di un level design delle mappe che ho trovato ben pensato. Il ritmo rimane comunque alto e non passano mai minuti interi senza incrociare la fazione avversaria.
Ho passato diverso tempo anche nelle Spec-Ops ma sicuramente, dell’intera offerta ludica, le missioni coop mi sono sembrate la parte più debole del gioco al momento, al netto di una trama e obiettivi specifici che ricamano sopra mappe giganti, sostanzialmente vuote, da risolvere combattendo con 4 compagni le solite ondate incredibili di nemici che sbucano da ogni dove. Ci sarebbe piaciuto ci fosse stato il modo di risolverle un po’ meno in caciara, ma dalle mie prove, l’approccio tattico era totalmente inesistente.
Tirando le somme, questo Modern Warfare ha proprio il titolo appropriato. Cambia il contesto socio politico, i mezzi tecnici, ma per Infinity War la guerra (virtuale) non cambia proprio mai e ci troviamo di fronte ad un reboot del primo titolo fatto e finito. Diverso da esso, ma con molte situazioni realizzate proprio per farti provare un forte senso di déjà-vu, una sensazione che per chi come me, è passato “da MW a MW”, è particolarmente forte.
Call of Duty Modern Warfare è sicuramente un titolo meritevole, che è riuscito senza dubbio a riaccendere in me una scintilla per il genere, e la voglia di giocarci in multiplayer ancora, c’è ed è tanta. Questo è già molto. Per il resto, la considero una evoluzione di quel titolo che non per forza lo eleva in toto al di sopra dell’originale. Laddove infatti temi e situazioni sono stati trattati con molta più attenzione, sul fronte del gameplay siamo rimasti più o meno fermi al nastro di partenza (salvo piccole novità come il poter appoggiare l’arma sulla copertura). Qualcosa di sicuramente voluto, un tratto distintivo della serie forse immutabile, eppure che a mio avviso, nel 2019 non riesce ad avere quella carica dirompente del primo Modern Warfare, che aveva sicuramente una narrazione più di grana grossa ma al contempo era anche più intenso e -forse- memorabile sul piano ludico.