Un’esperienza unica, per la prima volta in Italia
Durante questo fine settimana, nei padiglioni della fiera di Milano (ribattezzata FieraMilanoCity dopo l’apertura del polo di Rho) si sta svolgendo un evento particolarissimo: Campus Party 2017. Noi di Stay Nerd, invitati alla cerimonia di apertura, ci siamo fatti un giro tra le aree che compongono l’evento per poterlo vivere da vicino e raccontarvelo nel dettaglio. Ed è stata un’esperienza incredibile. Scopriamo insieme perché.
Partiamo dall’origine: il Campus Party nasce nel 1997 dall’idea di Paco Ragageles come un evento dedicato al gaming. La prima edizione si tiene a Malaga, in Spagna, ma il format dell’iniziativa, la sua capacità di ispirare migliaia di persone e la lungimiranza dei primi campuseros (chiunque partecipi a un Campus Party è definito così), ha fatto sì che il Campus sia stato esportato, nel corso di questi vent’anni, in Brasile, Colombia, El Salvador, Messico, Ecuador, Cile, Stati Uniti, Germania e, nel 2017, finalmente anche in Italia.
I contenuti del festival, trattati nelle maniere più disparate (workshop, lezioni frontali, dimostrazioni, semplici stand con hostess, hackaton, etc.) vanno dal coding all’intrattenimento, passando per uno sguardo alle nuove tecnologie e a come impattano o impatteranno sulla vita di tutti i giorni. Si parla di creatività applicata in tutti i campi del quotidiano, del rapporto tra novità tecnologiche e business. Più in generale, il Campus Party intende racchiudere tutto ciò che riguarda l’innovazione, sia essa di pensiero o di strumento.
Retrogaming e non solo
Appena entrati, siamo stati indirizzati immediatamente verso l’area del retrogaming, un intero padiglione della fiera dedicato a tutte (e quando diciamo tutte, intendiamo veramente tutte!) le console che hanno fatto la storia dei videogiochi. Attirati da cotanta magnificenza, non siamo stati capaci di resistere alla tentazione di tuffarci in questa enorme sala giochi.
È stato divertente vedere ragazzi poco più che diciottenni, che quindi non hanno assistito per forza di cose al fenomeno delle sale giochi, divertirsi sui più grandi titoli mangia-gettoni del passato, con cui tanti di noi sono cresciuti: da Street fighter a Puzzle Bobble, passando per Metal Slug e Windjammers (tornato alla ribalta per una riedizione in arrivo su PS4), non ci siamo risparmiati niente. L’area del retrogaming era un vero e proprio museo della storia del videogioco: partendo da Pac Man si arrivava, aggirandosi tra i tavoli, fino alle console di ultima generazione, con i visori e lo stato dell’arte della grafica applicata al mondo dei videogame. Con la testa piena dei ricordi delle serate passate in sala giochi, ci siamo quindi avvicinati al cuore del Campus Party, il padiglione principale della fiera.
Tanti palchi, tantissimi relatori, innumerevoli argomenti
L’enorme spazio è stato innanzitutto diviso in tre macro-aree: Arena, di cui parleremo a brevissimo, Experience, uno spazio stracolmo di attività interattive aperte al pubblico (Realtà Virtuale, FabLab & Makers, Job Factory e altro ancora), e Camping, dove chi intende non lasciare la fiera neanche di notte può accamparsi in una tenda fornita e personalizzata… che viene donata al termine del festival! La prima e principale macro-area, l’Arena, è composta da una serie di palchi, ognuno dedicato a un argomento specifico: il Main Stage è dove vengono invitati gli ospiti protagonisti delle varie giornate, circondato dai vari palchi dedicati ai temi specifici del festival (Coding, Entertainment, Business, Technology, Science, Creativity). Insomma, pane per tutti i denti. Su tutti gli stage, ad ogni ora dei 4 giorni dedicati al Campus Party si alternano alcuni tra i più grandi innovatori del settore di riferimento per un totale di 400 ore totali di intrattenimento e una lista sterminata di nomi di esperti di altrettante materie, per interessare, appassionare o ispirare qualsiasi orecchio nerd. Credeteci quando vi diciamo che ascoltare alcuni di questi speaker è davvero un’opportunità unica e senza precedenti. Almeno finora.
L’evento iniziale è stato aperto alla presenza delle istituzioni, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala e il Vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala che, dopo i saluti di rito, hanno ceduto il posto alle aziende partner dell’evento e, infine, al Presidente di Campus Party Italia, Carlo Cozza. I loro interventi si sono tutti concentrati sull’importanza dell’innovazione nei rispettivi settori di appartenenza e sull’invito a osare per cambiare il mondo che ci circonda.
Da questo punto di vista, le possibilità più concrete offerte da Campus Party (al di là dell’incontrare persone con le tue stesse passioni o farsi ispirare dai relatori) riguardano i tanti Hackaton presentati proprio in questi giorni: dalla creazione di un’app che racchiuda tutti i servizi del Comune di Milano fino all’ideazione di nuove metodologie di pagamento con moneta virtuale. Tutte le proposte saranno analizzate e i vincitori riceveranno premi in denaro o contratti con le aziende partner per sviluppare le proprie idee.
In ultimo, siamo stati testimoni di un altro speech importantissimo: Roberto Saviano, dal palco principale, ha intrattenuto la folla di partecipanti con un interessante discorso sul fallimento e sul successo, sull’estrema relatività di questi due aspetti e sulla loro variabilità, su come censurare i fallimenti che una persona incontra fisiologicamente durante la propria vita sia un atteggiamento più deleterio che altro. Un momento particolarmente ispirante, come testimoniato anche dal silenzio reverenziale che accompagnava il relatore. Abbiamo vissuto, quindi, un’esperienza assolutamente intensa, mettendo il naso in uno degli eventi più interessanti che il presente e il futuro ci presentano. Non possiamo che augurarci che anche qui in Italia si riescano a raggiungere i numeri delle edizioni straniere del Campus Party. Sarebbe un apporto incredibile al settore, professionalmente e passionalmente parlando, e potremmo davvero averne bisogno.