Possis nihil Urbe Roma visere maius
Partiamo da una citazione che riguarda, proprio come il titolo di questa nuova testata di Editoriale Cosmo, Roma, la città eterna, che tanto sa affascinare spettatori e lettori di tutto il mondo. Non è probabilmente un caso che proprio lei sia stata scelta come patria natale del chiacchieratissimo “Cosmo-verso”, ovvero l’universo espanso dei personaggi che abitano le storie del noto Battaglia, il burbero vampiro di Recchioni e Leomacs, già di recente rilanciato da una folta serie di avventure (raccolte peraltro nel volumone Battaglia – L’Integrale).
Quindi, cos’è esattamente questo primo numero di Caput Mundi? La partenza di una testata? Il lancio di un universo? La presentazione di nuovi personaggi? Lo stabilirsi di continuity e il fissarsi di dinamiche? In realtà, Caput Mundi è tutte queste cose insieme, e pure l’inizio di una storia autosufficiente che godrà, in questa prima tornata, di 6 puntate mensili. Si racconta la storia della banda dei lupi, tre criminali “maledetti” (virgolette per mancata conferma) in grado di trasformarsi in licantropi super-forti e super-resistenti nelle notti di luna piena. Nero, Bimbo e Inglese sono i loro soprannomi, ormai mandatori, da tradizione romanzo-criminalesca, specchio delle loro caratteristiche più evidenti. I tre costituiscono un “branco”, ancor più che una banda, e sono legati da una fratellanza che permette loro di spalleggiarsi senza esitare nonostante i reiterati e bonari insulti di cui molti romani conoscono a menadito tono e esatta traduzione sentimentale.
Già questo è un elemento fondamentale: in Caput Mundi si parla romanaccio, tanto che qualche non-romano potrebbe storcere il naso, ma anche qualche romano, a dir la verità. Nei fumetti, così come nei libri, i dialoghi sono soltanto la simulazione di un colloquio reale, ma non ne imitano pedissequamente l’andamento. In un romanzo (sia “graphic” che non) non si parla come si parla nella realtà, e questo è uno dei motivi per i quali il dialetto è assurto a tabù della letteratura scritta. Intendiamoci, di recente questa tendenza, che era comune anche ad altri media d’intrattenimento, si è fortemente invertita: Romanzo Criminale e Gomorra sono solo due esempi della forza che il dialetto ha conquistato anche nei confronti di chi, questo o quel gergo particolare, non l’ha mai parlato né compreso, e già il Commissario Montalbano, tra libri e serie TV, ci aveva pensato, seppur più timidamente. L’uso del romanaccio, quindi, non è di per sé problematico, ma è comunque un tantino esagerato, non certo per il contesto quanto per l’intensità con cui s’impone, brutale come i suoi personaggi, perfettamente coerenti, ma forse troppo nei confronti dei suoi lettori. Certo, il target caput-mundiano non può che essere estremamente romano, ma proprio questa ricercata romanità è già presente nei personaggi, nelle ambientazioni, nel contesto che si respira attraverso scorci popolari e sguardi di sottecchi. Va bene che si parli anche un po’ romano, con buona pace dei fumettisti e letterati più tradizionalisti, ma anche quest’elemento, come tutti gli altri, non dev’essere esagerato. Come il sale sulla pasta: né troppo, né troppo poco.
La storia, concepita da Roberto Recchioni insieme ai due più giovani sceneggiatori, Michele Monteleone e Dario Sicchio, si legge come un buon primo capitolo, un trampolino di lancio che offre spunti audaci e ben piazzati. La conclusione non delude le aspettative, e anzi ribalta parte di quelle fissate da un adrenalinico inizio in flash forward. Non succede nulla di troppo sconvolgente, ma soprattutto i tre protagonisti sanno ritagliarsi quella fetta di carisma necessaria per emergere nel neonato cosmo-verso, dove rivaleggeranno con nientemeno che Pietro Battaglia. A proposito di quest’ultimo, il Tony Stark alla rovescia della Roma criminale grazia ovviamente questo primo episodio della propria presenza, rivestendo anche una parte decisiva ai fini delle vicende, presenti e future. C’è anche spazio per un paio di brevi cameo del mostro femminile probabilmente protagonista del secondo numero della testata. Non vi anticipiamo altro, comunque, se non che gli eventi, pur non sconvolgendovi, sapranno lasciarvi quel sapore tra sazietà e curiosità che ogni buon pilota dovrebbe donare allo stomaco e alla vostra fame di carne, o sete di sangue, a seconda del tipo di mostro che siete.
Anche il disegnatore, Pietrantonio Bruno, si comporta bene con bianchi e neri precisi nel descrivere sia scene di battaglia, crude, violente, che altre di materia sessuale, talvolta calda, talvolta vuota, a tratti persino morbosa. Le vignette sono ben distribuite e capita, con piacere, di notare meccaniche da serie TV di ultima generazione (il Walter Dice di Dario Sicchio si era già brillantemente distinto in questo senso) o ricatturare qualche celebre reference fumettistica dell’ultimo decennio, come il marveliano Sentry che uccide Ares (che scommettiamo provenire da Michele Monteleone, famelico divoratore di comics). Titoli di testa e lo spegnimento di due sigarette “parallele”, tra le altre sequenze, dimostrano grande capacità di montaggio, e completa il quadro una copertina semplicemente stupenda, visto che pochi altri aggettivi le si adattano, di Marco Mastrazzo.
Verdetto:
È sempre molto difficile esprimere un voto numerico per giudicare un’opera a fumetti, specialmente se si tratta di una prima puntata su sei, ma se avete seguito il nostro ragionare avrete ormai compreso che questo Caput Mundi non ha sbagliato partenza. Città di Lupi fa il suo discreto dovere, portandosi a casa punti carisma e punti hype spendibili nei prossimi cinque mesi, che speriamo siano forieri di altre personalità mostruose e criminali come quelle dei tre licantropi “de Roma” appena conosciuti. A proposito, assicuratevi di sopportare il dialetto romano per iscritto, perché in Caput Mundi se ne fa ab-uso. Nessuna grossa sorpresa, ma comunque molta azione, botte e sensualità in un mix che potrebbe funzionare, forse anche al di fuori dall’ala protettrice di Pietro Battaglia, inevitabile centro magnetico di questo nuovo, intrigante e oscuro Cosmo-verso.