Cardcaptor Sakura, IL majokko delle CLAMP
ardcaptor Sakura rimane ancora oggi una delle serie mahou shōjo che meglio è riuscita a distinguersi nell’immaginario comune. Un ruolo vitale l’hanno giocato le CLAMP, il gruppo di autrici che ha ideato questo e molti altri manga, riuscendo a mescolare alla perfezione momenti di costruzione dei personaggi e dell’atmosfera con un sistema magico estremamente sfaccettato. Sakura, nonostante siano passati gli anni, mantiene ancora quel fascino e presa sul pubblico, dimostrato anche dall’arco narrativo Clear Card, che sta venendo adattato in questo periodo.
La trama di Cardcaptor Sakura si svolge nel nostro mondo, nell’epoca moderna, in Giappone. Sakura Kinomoto è una bambina di 10 anni che, un giorno, rompe accidentalmente il sigillo di un libro trovato nella libreria del padre. Da esso scaturiscono le carte di Clow, delle carte magiche simili a tarocchi che racchiudono vari poteri ed elementi. Sakura fa quindi la conoscenza di Kero-chan, la mascotte della serie: un animaletto parlante posto a guardia del libro e del suo contenuto dallo stesso mago Clow Reed. Dopo aver scoperto della fuga di quasi tutte le carte, Kero-chan nominerà Sakura Cattura-Carte, ponendo come obiettivo quello di recuperarle tutte.
Differentemente da altri majokko, nonostante siano esplicitate delle abilità spirituali latenti, Sakura non possiede dei poteri propri: tutto è in funzione delle carte. Le può catturare, ne può utilizzare le proprietà, ne può percepire la presenza, le può trasformare e le può addirittura creare – sempre tramite la Chiave del Sigillo. I cambi d’abito tanto amati dal genere mahou shōjo sono presenti anche in questa serie, ma piuttosto che avere un costume creato dalla magia sarà l’amica Tomoyo a volerle sempre creare abiti carini per affrontare nuove avventure. Un altro tropo che Cardcaptor Sakura sembra non voler seguire del tutto è quello della doppia vita segreta: solitamente le eroine dei majokko hanno un alter ego, una doppia identità che vestono solo insieme ai loro abiti magici. Sakura, per quanto mantenga i suoi poteri e la sua missione segreti, non si mostra ad altri durante le sue avventure e non utilizza un nome diverso mentre svolge il suo dovere di Cattura-Carte.
I temi di Cardcaptor Sakura: relazioni umane e diversità
Guardando il cast e le loro dinamiche si può iniziare a capire quanto sia peculiare questa serie. Partendo dalla famiglia di Sakura, è facile notare come uno dei temi più cari alle CLAMP fossero le relazioni con gli altri e le loro eventuali difficoltà – che, però, nel mondo di CCS non vengono presentate. Proprio per promuovere la diversità, l’accoglienza e l’inclusione di ogni tipo di amore e amicizia, la protagonista incarna una compassione e gentilezza universale. Crede fermamente nell’amore e nell’amicizia, valori che sono condivisi anche dalle persone che le stanno intorno: nonostante la vena xenofoba propria della società giapponese, nessuno dei personaggi stranieri della serie (come Syaoran, Meiling o Eriol) subisce bullismo o discriminazione per la propria provenienza.
In CCS quindi possiamo vedere rappresentati personaggi e relazioni omosessuali o bisessuali, come Yukito e Touya, la stessa Sakura, Syaoran, Tomoyo e molti altri. Vengono rappresentate relazioni che nell’immaginario comune non vengono viste di buon occhio, come i genitori di Sakura – che erano professore e studentessa – o l’infatuazione di Sonomi per la madre di Sakura – che era sua cugina.
Nonostante la rappresentazione di alcune relazioni un po’ borderline, però, nell’universo di Sakura non viene mai menzionata la possibilità di abuso o atti scabrosi. Non esiste quel tipo di pericolo e i rapporti con gli altri personaggi, chiunque siano, restano avvolti da un velo quasi onirico e wholesome. Da uno sguardo superficiale, sembrerebbe quasi che non ci sia della posta in gioco. Ma è davvero così?
Cardcaptor Sakura e la rappresentazione della morte e del lutto
Un elemento molto presente nella serie di Cardcaptor Sakura è la morte. Moltissimi personaggi hanno un legame diretto con essa, altri la menzionano spesso; ma quello che affascina è come si parla della morte. Essa infatti non viene mai presentata come un evento violento o traumatico, ma piuttosto come un fatto accettato della vita. Anche nel caso della mamma di Sakura, Nadeshiko, si utilizza questa visione. Non si sottovaluta il dolore che causa la prematura dipartita di un proprio caro, attenzione; anzi, spesso viene affrontato il tema del lutto, della nostalgia e della mancanza. Viene spesso tirato in ballo anche il concetto di paradiso – abbastanza straniante se discusso da un giapponese che, con tutta probabilità, è di fede shintoista o buddhista.
I collegamenti spirituali: il sogno, il silenzio, il tempo e i gemelli
I personaggi che più hanno a che fare con la morte sono proprio Sakura e suo fratello, che in più di un’occasione vedranno lo spirito della madre defunta o venendo protetti da lei. Sakura, in particolare, presenta un legame anche con il mondo onirico: più di una volta, infatti, riuscirà a vedere nei suoi sogni eventi passati, intravedere persone che ancora non conosce e persino eventi futuri.
Touya invece sembra essere quasi una specie di medium, viste le sue abilità di percepire la differenza tra le anime dei vivi o dei morti o quando Sakura è in pericolo. Tuttavia, Touya sacrificherà questi suoi poteri per poter sostentare l’esistenza di Yue, lo spirito che possiede il suo amato Yukito.
Yukito, per ovvie ragioni, è un personaggio di cui bisogna per forza parlare se si vuole discutere dei collegamenti spirituali presenti in CardCaptor Sakura. È un personaggio estremamente affascinante, perché benché sia stato creato da Clow Reed come contenitore per Yue – il secondo guardiano delle carte e controparte di Kero – è riuscito a sviluppare una propria mente e volontà, rimanendo del tutto ignaro della presenza di un’altra anima nel suo corpo. Durante il corso della trama, Yukito prenderà coscienza di questo alter-ego, riuscendo anche a comunicarci mentalmente. Si potrebbe pensare che Yukito sia solo un involucro vuoto che ha preso vita, senza sentimenti, ricordi o emozioni propri; ma durante la serie lo vedremo più volte andare direttamente contro al volere di Yue.
La luce e il buio: i dettami taoisti e il melting pot di culto in Cardcaptor Sakura
Inizialmente un rivale in intenti e in amore, poi amico e infine amato, Syaoran è uno dei personaggi più importanti della serie. Nella sua linea di sangue è presente la stessa madre di Clow Reed, il creatore delle carte magiche. Nonostante questa diretta discendenza, però, il modo di combattere di Syaoran è totalmente differente da quello di Sakura: se la protagonista si avvale di uno scettro e, a mano a mano, dei vari poteri delle carte, Syaoran fa affidamento su un tipo di magia più orientaleggiante – e misto nella sua provenienza.
Nell’arsenale del giovane possiamo infatti trovare sia armi bianche come la jian (un tipo di spada tradizionale cinese a doppio filo) e gli ofuda, ovvero dei talismani cartacei propri della tradizione shintoista, attraverso i quali può scagliare attacchi elementali e che generalmente hanno anche il potere di proteggere e sigillare.
Syaoran è anche in grado di utilizzare le dinamiche di efficacia e debolezza degli elementi a proprio vantaggio, riuscendo a catturare delle carte (sì, come nei Pokèmon). Ciò fa probabilmente riferimento alla teoria taoista dei cinque elementi, ovvero legno, fuoco, terra, metallo e acqua, e questi “movimenti” rappresentano la manifestazione delle trasformazioni dello yin e dello yang, per sempre uniti in un eterno dinamismo co-dipendente e sono usati persino nella medicina tradizionale cinese.
Parlando di yin e yang, poi, come non menzionare la bussola che permette a Syaoran di captare le carte magiche in fuga, ovvero lo Rashinban? Nella trama di Cardcaptor Sakura, quest’oggetto è stato creato da Clow Reed utilizzando le conoscenze tramandategli dalla madre, di discendenza orientale. Effettivamente, lo strumento assomiglia molto ad una vera bussola tradizionale cinese, dalla forma a stella a otto lati con aggiunta di linee di chiromanzia Ching, punti cardinali, elementi e, per finire, il simbolo del Tao al centro.
Insomma, all’interno di Cardcaptor Sakura è presente un complesso sistema magico che spazia dalla tradizione orientale a quella occidentale, in aggiunta alla convivenza di più credo religiosi e filosofici. Se ad un occidentale questo “fritto misto” potrebbe fare strano, però, è bene ricordare che in Giappone la religione autoctona è lo shintoismo – un credo panteistico che già aiuta ad avere larghe vedute in fatto di culto e che convive nel quotidiano assieme al buddhismo e al cristianesimo di importazione occidentale.
Pesca la tua carta Sakura! …Ma servirà davvero a qualcosa?
Incredibile ma vero, in Cardcaptor Sakura sono presenti anche influenze italiane. Infatti i tarocchi, ai quali si rifanno palesemente le carte di Sakura, sono nati nell’Italia del quindicesimo secolo come carte da gioco caratterizzate da 4 semi elementali: acqua-coppe, fuoco-bastoni, terra-denari e aria-spade. Nonostante anche le carte di Sakura incarnino figure elementali e allegorie di caratteristiche, oggetti o persone, i soggetti rappresentati non sono gli stessi: manca la numerazione, fondamentale nei tarocchi, e gli elementi di luce e oscurità sono un’invenzione della serie.
Le carte dei tarocchi sono suddivisi in arcani minori (i semi di cui ho parlato poc’anzi), che si consultano per domande leggere che hanno risposta nell’immediato futuro, e arcani maggiori, dal significato più esoterico e a cui invece ci si rivolge per scrutare eventi più importanti e avanti nel tempo. Questi ultimi sono particolarmente famosi nell’immaginario comune e contengono figure come la Ruota, la Torre, il Matto, il Carro, gli Amanti e molti altri. La numerologia è estremamente importante e in alcune versioni – come nei mazzi marsigliesi – persino il colore veniva preso in considerazione per la lettura.
Tuttavia ci sono delle somiglianze che è interessante far notare. Ci sono alcune carte molto simili nel concetto o nella composizione a quelle di arcani maggiori: la Sabbia e l’Impiccato, il Tempo e l’Eremita e, infine, il Mondo e la Terra. Nel mazzo di Sakura, poi, le carte più potenti sono quelle elementali che, guarda caso, sono proprio le stesse dei semi degli arcani minori.
È interessante vedere come, nonostante ci siano delle regole che indirizzano la lettura dei tarocchi, ogni mazzo diventi speciale per il proprietario: si attribuirà ad ogni carta un significato personale, interpretabile solo dal possessore; proprio come, in Cardcaptor Sakura, le carte un tempo appartenute a Clow Reed vengono trasformate, divenendo a tutti gli effetti “carte di Sakura”.
Il manga di Cardcaptor Sakura sembra non voler arrestare la sua scalata al successo e, dal 2018 a oggi, è entrato in serializzazione l’arco narrativo “Clear Card”. Tra le ultime fatiche della protagonista della serie si annovera il tanto atteso inizio delle scuole medie, il ritorno di Syaoran e… un altro sogno profetico. Dopo aver intravisto una figura incappucciata nei suoi sogni, infatti, tutte le carte che erano in possesso di Sakura diventano trasparenti, perdendo i propri poteri. Affiancata da amici vecchi e nuovi, Sakura dovrà unire questa nuova sfida alla sua crescita personale e ripristinare l’equilibrio della magia delle carte.