Carnival Row è la serie TV dal gusto retrò che Prime Video doveva offrire al pubblico di questi tempi
Dark fantasy. Ambientazione simil vittoriana. Piccole note di steampunk e spruzzate di Lovecraft. Questi e molti altri sono i motivi, e i pregi, per i quali Carnival Row, serie TV di Amazon, risulta essere tanto particolare quanto riuscita.
La serie, nata anche per mezzo di un’intuizione di Guillermo del Toro ma affidata alle sapienti penne di René Echevarria e Travis Beacham, è un prodotto che si rifà a quell’estetica urban fantasy già vista negli anni precedenti, ma con un interessante sguardo al presente.
Guerre in luoghi remoti, fate, centauri e fauni che provano a trovare fortuna emigrando nella città di Burgue, antichi orrori che si celano nelle profondità della terra, amori segreti malvisti agli occhi della società, vanno a rappresentare la sequela di nozioni ed avvenimenti che si susseguono durante la proiezione di questi primi 8 episodi (da 1 ora ca. ciascuno) di uno show che vede in cantiere già la seconda stagione.
Senza dubbio la tematica che ci affascina sin da subito di Carnival Row (nome della strada più malfamata della città) è l’estetica. Una città inchiostrata dai colori industriali, con qualche spennellata di blu e verde utile a veicolare lo sguardo dello spettatore e profondi ed inglobanti neri. Le strade pullulano di creature fatate in cerca di un appiglio per risalire la china delle proprie vite, mentre il detective Philostrate (Orlando Bloom) si muove agilmente tra i flutti della metropoli.
La figura di Bloom è un costante pendolo tra dannazione e ricerca della verità che, che seppur ricalca alcuni cliché già visti nelle pellicole hollywoodiane a tinte gialle di fine anni ’60, riesce ad affascinarci con facilità, portando alla luce delle ottime sfumature, celate, dell’attore britannico. Ad affiancarlo, nel suo tentativo di risolvere i misteri che si celano nel sottobosco di Burgue, ci sarà la giovane e, fortunatamente meno acerba, Cara Delevingne.
La famosissima modella, nel ruolo della girovaga pix di nove Vignette, si mostra più a suo agio, rispetto al passato, davanti la telecamera, offrendoci un’interpretazione gradevole.
L’improbabile duo, sia attoriale, che nel mondo fatato, si dovrà districare in una serie di episodi fortemente influenzati da più generi, riuscendo, però, ad equilibrare uno script ben intrecciato, seppur pericolosamente ambizioso.
Carnival Row, infatti, è senza ombra di dubbio una serie tv innovativa, nonostante il file rouge che la lega con prodotti già visti negli anni precedenti, portando sul piccolo schermo una piccola ventata di aria fresca nel bel mezzo dei prodotti culturali stantii offerti negli ultimi tempi da Netflix & Co.
Oltre le ben evidenti tematiche politiche, più che mai attuali, che si susseguono su schermo, Carnival Row ha il coraggio di diventare una serie tv mutevole, pur mantenendo un’anima intonsa. Vedere scene di guerra animate da zeppelin, inseguimenti rocamboleschi in stile Sherlock Holmes con fate e fauni, e citazioni lovecraftiane come (non è spoiler, tranquilli): “E mentre andate avanti nella banalità della vostra vita, certi che il mondo vi appartenga ancora, un dio oscuro si sta svegliando”, ci permettono di posizionare lo show di Prime Video in una categoria a sé stante.
Seppur mantenga alcune pecche che mostrano un po’ i difetti registici del cineasta Jon Amiel, come la staticità di alcune sequenze intervallate a momenti di esagerato, e non necessario, dinamismo, Carnival Row è una serie televisiva in grado di interessare anche lo sguardo di chi non è avvezzo al genere fantasy. Sia, come già detto, per le numerose contaminazioni, sia per la non celata capacità di sapersi dare un tono senza oltrepassare il limite autoriale.
Carnival Row è un prodotto ambizioso, nato da un’idea intrigante, ma necessiterà di tempo e pazienza per spiccare il volo come una vera fata
Prime video, dopo i successi di The Boys o The man in the High Castle, decide di mostrarci qualcosa di nuovo, poco inflazionato, seppur dal sapore vintage, affidando le redini ad un duo di attori tanto improbabile, quando inspiegabilmente riuscito.
La chimica di Philo e Vignette, infatti, non è mai stucchevole o fine a se stessa, seppur delle volte non necessariamente ridondante, ma ben ottimizzata nella natura duale dello show. Gli intrecci di bianco e nero, luce (pochissima) e ombre, legale ed illegale, sono delle piacevoli dicotomie sociali nemmeno troppo velate, che arrivano all’occhio dello spettatore senza filtri.
La fugacità delle emozioni delle pedine in gioco, non è rispecchiabile nella caducità delle loro vite, riuscendo, pertanto, a definire Carnival Row come una serie tv leggera e fresca, nonostante la profondità delle sequenze e dei temi.
Amazon Prime Video ci offre, in sostanza, un prodotto particolare, che necessiterà di tempo per potersi sviluppare adeguatamente, ma senza dubbio in grado di piantare saldamente le radici nell’umido terriccio dello streaming, per poi volare per la sua strada come una giovane fata ribelle.