I Raggi Fotonici sono uno dei gruppi più famosi e longevi nel campo delle sigle dei cartoni animati, non solo, sono anche ideatori e fondatori del “supergruppo” conosciuto come Cartoon Heroes, un collettivo formato da alcuni tra i più rappresentativi cantanti di sigle tv originali dagli anni Settanta ad oggi. Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con uno dei membri del gruppo, Mirko Fabbreschi, che gentilmente si è prestato ai nostri microfoni per raccontarci qualcosa sulla loro attività e sulla loro iniziativa.
Nel corso della vostra carriera avete interpretato tantissimi brani, però sicuramente ce ne sarà uno a cui siete più legati, giusto?
È complicato. È come chiedere ad un padre qual è il figlio preferito. Per essere politicamente corretti rispondo così: la prossima che scriveremo. Perché in realtà ci si invaghisce molto dei brani scritti più di recente. Per esempio ora sono particolarmente legato alla sigla di Clarence, che è un cartone animato che va in onda su Cartoon Network, perché è uno degli ultimissimi su cui abbiamo lavorato. Siamo inoltre tutti particolarmente fieri di aver lavorato molto per il cinema ultimamente. Abbiamo creato la colonna sonora per L’Ape Maia – Il Film, è la prima colonna sonora che abbiamo fatto perché storicamente noi eravamo più abituati alla canzone singola, alla sigla, e lavorare ad un’intera colonna sonora è stata un’esperienza clamorosa, per ciò direi che sono legatissimo anche a questa esperienza.
Anche perché occuparsi di una colonna sonora è un lavoro molto importante, significa di fatto aggiungere un mood personale a tutto il film…
Eh si, abbiamo lavorato su musiche che già erano state realizzate da uno studio francese, però in Italia l’editore Italiano Planeta Junior, che è una consociata con De Agostini, ci ha dato molta carta bianca, perciò abbiamo riscritto molte parti sulle musiche francesi e reinterpretato delle parti di canto, per cui insomma, siamo abbastanza orgogliosi di questo lavoro.
Parliamo un attimo di Cartoon Heroes, un collettivo che coinvolge oltre che voi numerosi altri artisti del settore. Puoi dirci due parole sull’idea e soprattutto se avete nuovi progetti in corso d’opera.
Nei prossimi progetti ci sono sicuramente dei Live. Cartoon Heroes nasce per il gusto di fare festa potremmo dire, di celebrare l’universo delle sigle dei cartoni animati, che in Italia è un genere musicale a tutti gli effetti, una anomalia quasi solo italiana. Io mi occupo anche di formazione alla Sapienza a Roma e sono docente di un master in Cartoon Animation. Ho dovuto scrivere negli anni del materiale che di fatto non esisteva, trattazioni inedite sul rapporto tra musica e cinema di animazione. Su questo è nata una pubblicazione che si chiama appunto Cartoon Heroes, un libro che racconta come la sigla sia in realtà un vero genere in Italia, con interpreti dedicati come I Cavalieri del Re, I Superobots, Cristina D’Avena e molti altri. Oggi quindi è un genere con la stessa dignità di tutti gli altri. Ci sono regole di scrittura codificate bene precise che arrivano dagli anni ’70, ce le ha lasciate in omaggio e in eredità Vince Tempera che è l’autore di Ufo Robot e delle primissime sigle che arrivarono in Italia alla fine degli anni ’70, canzoni che hanno definito regole musicali sia di scrittura che di testo che tutt’oggi vengono seguite nella creazione di questo tipo di brani. Ci siamo accorti di questo e abbiamo condiviso questa intuizione. Chi è venuto prima di me è passato da essere un musicista di serie A a fare sigle, così come un artigiano che fa un lavoro su commissione. La mia generazione invece è cresciuta a pane e sigle di cartoni. Approcciandoci a questo lavoro lo facciamo con un entusiasmo e una sacralità che forse chi l’ha fatto negli anni ’80 non aveva. Perché non c’era quella consapevolezza. Quindi con l’impegno e la serietà di chi pensa non soltanto ai bambini di oggi ma anche agli ometti di domani, quelli che tra 20 anni giudicheranno il tuo lavoro nel loro imprinting culturale, cosi come nel mio c’è la chitarra di Sampei o l’andamento rock di Candy Candy. Le riascolto oggi e sento che hanno assolutamente il loro senso e la loro dignità. Tornando a Cartoon Heroes, l’idea è quella di fare una sorta di We Are The World dei cartoni animati. Tutti insieme a repertori unificati. Ognuno si spoglia del proprio repertorio, non esistono Superobots, Raggi Fotonici, Spectra ecc. Ognuno mette a disposizione del collettivo musicale i 3 brani più famosi del proprio repertorio, tutti cantano e tutti suonano contemporaneamente, come fosse un falò tra amici, solo che gli amici sono dei colleghi.