Allora, inizio subito con una domanda “emotiva”: da indiscrezioni sembra che la prossima stagione sarà l’ultima di The Big Bang Theory. Prendo spunto da questo per chiederti: quanto ti senti legato al personaggio di Sheldon?
Beh, la serie è bellissima, quindi sono molto legato al personaggio di Sheldon, è uno di quelli che più volevo fare, e anche se dico sempre che mi piacciono tutti i personaggi, lui ovviamente lo interpreto da più tempo e quindi ci sono particolarmente legato. Certo, sì, se dovesse finire, probabilmente mi mancherebbe, ma sai, a volte è meglio finire una cosa in positivo, in un momento di luce, piuttosto che vedere una serie che si trascina e che diventa brutta. In realtà questo non ha mai riguardato The Big Bang Theory, perché non ha mai avuto dei cedimenti, cioè la serie, tutto sommato, anche quella di quest’anno, è stata molto divertente. Non so cosa decideranno dalla rete, dove andranno a parare, ma noi ci auguriamo che ce ne sia un’altra, e se questo non dovesse essere, sono veramente felice di aver potuto fare il prodotto per così tanti anni, e di averlo fatto con dei colleghi straordinari che hanno saputo veramente dare tanto a questa meravigliosa serie.
Parlando di questa serie, da cosa deriva, secondo te, questo straordinario successo?
Questo successo deriva dalla semplicità. Probabilmente perché racconta di persone molto semplici, racconta di persone che possiamo conoscere anche nella vita di tutti i giorni, e credo che sia divertente aver conosciuto un mondo che fino a quel momento non è stato particolarmente analizzato, il mondo dei ragazzi, dei cosplay, degli appassionati di fumetti… Nerd lo usano tutti in una concezione un po’ negativa, un po’ connotata; secondo me è un po’ un errore, il nerd lo vedo come qualcuno che è appassionato a qualcosa: dopotutto, non è niente di diverso da chi segue le partite di calcio di calcio o la Formula 1. Le passioni sono passioni e anzi, magari chi è appassionato di serie come questa o, insomma, di questo mondo, forse è anche più diversificato rispetto ad altri tipi di appassionati, insomma, abbraccia a diversi generi, no? Magari un cartone animato può essere drammatico, comico, giapponese, americano… quindi sono contento di aver potuto partecipare a questa serie nerd.
Senti, secondo molti gran parte delle sitcom devono qualcosa a Friends, tu sei d’accordo?
Beh, guarda, le sitcom ci sono sempre state, e tante. Ragazzi, non dimentichiamo che prima di Friends ci sono stati i Robinson, e ancora prima dei Robinson ci sono stati i Jefferson, quindi, diciamo che ogni anno, forse ogni 2-3 anni, c’è una serie sitcom, tra l’altro di invenzione americana, che abbiamo ripreso anche noi, e ce n’è stata per esempio una italiana che ha avuto tanto successo come Casa Vianello. Guardiamo i grandi Sandra Mondaini e Raimondo Vianello che hanno fatto veramente tante stagioni e una bellissima serie, divertente, tra l’altro la seguo anch’io, quindi credo che dovremo andare a cercare il successo della sitcom anche prima di Friends. In contemporanea a [The] Big Bang Theory abbiamo avuto anche E alla fine arriva mamma!, se non sbaglio, e Two broke girls: le sitcom sono un genere che va molto bene in America; se sono ben scritte, ovviamente, sono longeve e durano. Sicuramente un’influenza Friends ce l’ha avuta, ma sono veramente diversi, credo che gli appartenga molto il genere, ma non la tipologia dei personaggi che ci sono all’interno. [The] Big Bang Theory forse forse ha avuto successo perché ha saputo creare altri 6 personaggi, anzi 7, -perché adesso è arrivata anche la quasi fidanzata di Koothrappali, diciamo pseudo fidanzata- insomma, ha saputo prendere dei personaggi diversi da quelli famosi che erano rimasti nella storia della sitcom.
Passando da un’icona come Sheldon a una come Naruto, hai riscontrato, diciamo, delle difficoltà?
No, non ho particolarmente riscontrato difficoltà; mi piace doppiare personaggi diversi, Sheldon è un personaggio completamente opposto a Naruto e sono stato molto contento di essere scelto per fare un personaggio completamente diverso dalla tipologia di personaggi di cui mi occupavo; è stata quindi anche una bella soddisfazione per la mia carriera personale.
Andiamo un po’ più sul tecnico: c’è qualche differenza tra l’interpretare un cartone animato giapponese e uno americano, cioè, parlo proprio di approccio e tecniche?
Sicuramente sì, un cartone animato giapponese ha dei respiri diversi da quelli americani, forse è un po’ più difficile.
E con la recente diffusione dello streaming, dei tanti [film] sottotitolati in lingua italiana, temi che la gente si possa, in qualche modo, un po’ disaffezionare alle vostre voci?
Se fosse così, credo che sarebbe tutto sottotitolato: invece questo non avviene. Siamo tornati indietro su MTV, adesso attuale TV8: c’è stato un periodo in cui sottotitolavano tutto. Come mai adesso non sottotitolano quasi più? Vogliono tutti i reality doppiati, i documentari dopo i reality, tutto, insomma… non credo che la strada siano i sottotitoli. Il doppiaggio nasce in un’epoca in cui bisognava rendere comprensibile qualcosa di incomprensibile, non snaturando il prodotto originale. Per il doppiaggio intendo quello cinematografico, che poi è diventato anche di cartoni animati, e credo che sia un servizio un po’ come una traduzione, che cioè fa comprendere qualcosa a qualcuno che non ha gli strumenti per comprenderlo. E’ come quando vai dal medico: il medico ti dà la ricetta, tu compri la medicina, e quando leggi il bugiardino all’interno del medicinale magari non capisci tutto bene e torni dal medico per fartelo spiegare. Stesso discorso per il doppiaggio: faccio un esempio stupido, nel senso che, ovviamente, se fossimo tutti in grado di capire nello stesso modo, allora saremmo tutti medici di noi stessi, idraulici di noi stessi, dentisti di noi stessi, cosa che non è così. Il doppiaggio è un servizio, poi se è fatto bene, secondo me, a volte può arricchire qualcosa. Insomma, è noto, e non è un segreto, che il doppiaggio italiano è uno dei migliori a livello europeo, e non voglio dire mondiale. Quindi credo che sia una cosa che andrà avanti perché, con le tecnologie di oggi, se avessero potuto, avrebbero già finito di doppiare; forse ci sono delle persone che preferiscono risparmiare, magari intascando qualche soldo, e mettere le robe sottotitolate, ma i cartoni animati doppiati che ancora vengono guardati potevano anche non essere più visionati, no?
Sì, è vero…
I canali dei cartoni animati sono triplicati, quadruplicati, ed è tutto doppiato; se non fosse stato così probabilmente sarebbe già tutto sottotitolato… Vuol dire che la gente ancora li segue, e se li segue vuol dire che qualcuno doppia. Io recentemente ho finito un cartone animato, la seconda parte della seconda stagione di Danger Mouse e la seconda stagione di Mamma, Jaime ha i tentacoli!, e sono delle serie che per esempio in italiano sono andate benissimo e continuano tutt’ora. Hanno un certo successo, e i funzionari delle reti non si sognano minimamente di mandarli con i sottotitoli perché hanno trovato una versione italiana migliore, fedele all’originale.
Io sono comunque d’accordo con i sottotitoli dei doppiaggi brutti, a volte è meglio vedere così una cosa, se ha un doppiaggio brutto, con un sottotitolo… è normale.
Senti, invece com’è interpretare un personaggio, come per esempio Naruto, che cresce nel corso della storia? Quali sono le difficoltà?
Quando ho fatto il provino per Naruto sapevamo che sarebbe cresciuto, quindi ho avuto un certo tono di voce che potessi alleggerire o appesantire, quindi ho vinto il provino per quello. Bisogna avere la possibilità di sapere cosa si va a fare, ed è bene quando c’è un direttore che ti spiega, com’è successo a me, di che cosa avrà bisogno in quel momento. Io ho avuto, ovviamente, la possibilità di fare questo provino e dirgli “guarda, io riesco, per esempio, a fare questo cambio vocale” ed è forse per questo che ho vinto quel provino. Se fosse sempre così come è stato per Naruto, probabilmente i prodotti verrebbero meglio; succede che in molte serie il personaggio protagonista molto piccolo poi cresce e devono cambiargli la voce, perché ovviamente non va più bene quell’altra, quindi… sta tutto nella bravura e nell’informazione, nel cercare, anche a volte nelle puntate successive, per vedere se ci sono dei cambiamenti. Insomma, devo dire che in questo caso siamo stati particolarmente fortunati perché ho trovato un direttore che si era informato e che sapeva che il personaggio man mano sarebbe cresciuto.