Coconino porta in Italia l’ultimo fumetto di Charles Burns, Labirinti. Esploriamo insieme quel suo oscuro mondo vintage, tra mostruosità e sensualità
Leggere Charles Burns non è un’esperienza semplice, né immediata. Può capitare di trovarsi disorientati davanti alla sua narrazione frammentata, che si compone di dettagli. Una dopo l’altra, le vignette di Burns tracciano un quadro perturbante, in cui i corpi si aprono alla deformità, all’alienazione. E tutto questo in netto contrasto con uno stile grafico dalle campiture piatte, dalle linee decise quasi in stile pop art.
Sesso e mostri: l’adolescenza è una storia horror
La bibliografia di Charles Burns si compone di diverse pubblicazioni, ma quella che l’ha reso un autore imprescindibile per chi ama il fumetto underground è sicuramente Black Hole. Composto da 12 volumi, Black Hole è il racconto in salsa horror della scoperta della sessualità e del traumatizzante mutamento del corpo giovane. Come sarà poi ripreso dal film It Follows (concettualmente, tra le produzioni più interessanti degli ultimi anni), Black Hole racconta di un morbo che si diffonde per via sessuale tra un gruppo di adolescenti.
Nel caso del fumetto di Charles Burns questa malattia ha risvolti visibili, inducendo a deformità, mutazioni e costringendo buona parte dei contagiati a ritirarsi nei boschi. l modo di raccontare di Burns non indulge nell’immediatamente comprensibile, e trascina piuttosto il lettore in una dimensione onirica dove si è sempre in bilico tra realtà e visione.
Una narrazione psichedelica, da questo punto di vista, che ben definisce lo stile di Burns. Iniziato nel 1995 e terminato nel 2005, Black Hole è disponibile in Italia in una raccolta, che agevolerà senz’altro il neofita. Infatti lo spaesamento iniziale si placa solo andando avanti nella lettura, fagocitando sviluppi, immagini. Quello di Burns è un fumetto di cui non si è mai realmente sazi, e che richiede una doppia velocità: accelerata per arrivare al cuore del racconto, posata per godersi lo spettacolo delle immagini.
Uno stile elegante e agghiacciante allo stesso tempo
Prima di procedere a passo svelto verso Labirinti, fermiamoci un attimo ad esaminare l’opera di Charles Burns da un punto di vista meramente formale. Come per ogni buon narratore della Nona Arte, il modo di disegnare si sposa pienamente con il contenuto e le intenzioni della scrittura. Un’armonia di intenti che è bello ritrovare negli autori unici, e che esprime al massimo del suo potenziale il media-fumetto.
Nel caso di Burns, e lo osserviamo sia in Black Hole, sia in Labirinti, lo stile richiama la dinamica del perturbante. Nonostante i suoi personaggi siano molto lineari, quasi neutri, l’irruenza del dettaglio disturbante dà vita a un contrasto che amplifica la sensazione. Insomma, se i suoi personaggi sono raffigurati come icone pop, il loro infrangersi nella storia mette in moto un processo iconoclasta, molto cinematografico.
Come abbiamo sottolineato anche in altre occasioni, la bellezza fisica è un elemento importante del linguaggio dell’horror. Spesso, infatti, agevola la sublimazione della violenza degli spettatori verso ciò che osservano quotidianamente e “amano odiare”. I bei corpi, le belle donne, i begli uomini. I corpi giovani, i corpi sensuali. Quanta più soddisfazione c’è a rompere qualcosa di perfetto, per esercitare il proprio gusto distruttivo?
Siamo nel 1995 in America, la cultura pop è reduce dall’euforia slasher e torna a un horror più metaforico, più politico – in un certo senso. In qualche modo, come abbiamo visto per It Follows, anzi Burns è un pioniere della new wave horror, anche se la sua identità resta molto distinta.
Labirinti di Charles Burns: la relazione impossibile e il viaggio mentale
Certi di aver attirato la vostra attenzione, arriviamo all’ultima pubblicazione di Charles Burns disponibile in Italia. Labirinti non parte da presupposti molto diversi da Black Hole, ma declina i temi cari all’autore secondo una nuova veste. Si affronta sempre il tema delle relazioni, come ring in cui inadeguatezza e desiderio combattono fino all’ultimo sangue. Anche in Labirinti, anzi forse ancor più che in Black Hole, l’ibridazione cinematografica ha un ruolo preponderante nell’immaginario che si va a rievocare.
Dopo la triologia di Xed out, The Hive e Sugar skull in cui la riflessione di Burns esula dalla rappresentazione dell’adolescenza, in Labirinti l’autore sembra volersi voltare un attimo indietro. Individua, così, il personaggio di Brian, una sorta di alter ego, un giovane fumettista timido e appassionato di vecchi horror e fantascienza. Il suo enorme talento è tanto visibile, almeno quanto la sua scarsa dimestichezza con il genere femminile, che invade la sua sfera emotiva come una minaccia spaziale conquisterebbe il pianeta Terra.
Dall’altra parte del cielo c’è la rossa Laurie che interagisce con lui in maniera spigliata, diretta, simpatica. Qualità umane che destabilizzano Brian, ma che trascinano Laurie al centro del suo immaginario erotico e orrorifico. Qui gli appassionati di fantascienza vintage avranno un piacevole sussulto visivo, nel vedere Burns tornare a giocare con le icone del genere.
Charles Burns, quel gusto intellettuale per la complessità e la citazione
Dire fumetto non è dire nulla. Sarà una frase banale per i lettori, ma non così scontata per chi gravita al di fuori della nostra bolla che, per quanto stia espandendo i suoi confini, ha ancora un tracciato piuttosto evidente. Chi, insomma, continua a credere che il fumetto sia un media destinato all’infanzia o che possa raccontare solo storie di Super-Uomini e Super-Donne, dovrebbe più di tutti leggere Charles Burns.
C’è un alto livello di complessità nelle sue storie, che riesce a intrecciare diversi piani narrativi, sperimentazione a – ovviamente – un’altissima qualità grafica. Facendo propria la cultura psichedelica cara soprattutto a molta letteratura e cinematografia statunitense, Charles Burns mette in piedi dei viaggi mentali su carta, dove convergono elementi dell’immaginario di genere, uniti a una profonda narrazione psicologica. Non stupisce che sia acclamato come un autore-cardine per gli amanti del fumetto undeground, e Labirinti ne conferma l’importanza. Riesce a essere al contempo gustosamente vintage ed estremamente contemporaneo, collocandosi su una linea atemporale, dove unico artefice è lui, l’autore.