Il lato oscuro del sogno mutante: chi diavolo è Charles Xavier?
omandarsi chi sia realmente Charles Xavier, il paladino del sogno mutante di convivenza pacifica con l’homo sapiens, può sembrare strano. In fondo tutti conoscono il Professor X e, anche chi non ha mai letto i fumetti, potrebbe comunque provare una sensazione di deja-vu di fronte all’immagine del fondatore della scuola per giovani dotati. Ma, ora che le porte del Multiverso della Follia si sono aperte per i mutanti, con il ritorno di Patrick Stewart, non è ozioso porsi questa domanda. Un quesito che ha anche condizionato il dibattito tra i True Believers negli anni.
Se la percezione di “Chuck” che abbiamo ricevuto dai cartoni animati e film è quella di un uomo infinitamente buono, desideroso di realizzare un sogno di convivenza pacifica tra umani e mutanti alla guida dei suoi X-Men, in sessant’anni di pubblicazioni si sono viste molteplici versioni del personaggio. Da sua maestà Jack Kirby a Jonathan Hickman, passando per il genio di Christopher Claremont, ogni autore ha fornito una propria personale visione del Professor X, andando quindi a inserire diversi tasselli nella mente del personaggio. Mente che, ricordiamolo, coincide con quella più potente dell’universo Marvel, capace di alterare ricordi, guarire dalla follia o spegnere vite con facilità irrisoria. Tutti eventi che sono avvenuti nella vita editoriale di Charles, rendendo difficile per i lettori identificare cosa si celi nei meandri più oscuri della sua psiche.
L’impresa che ci accingiamo a compiere è titanica: entrare nella mente del Professor X per trovare le sue motivazioni più profonde e determinare se, dietro a quest’uomo, si nasconda un santo o un demonio. È il desiderio di un mondo migliore a guidare la mano del leader degli X-Men? O forse è un’ossessione, ormai divenuta follia, che lo ha consumato e non gli ha permesso di provare empatia e affetto, manipolando vite umane come pedine su una scacchiera?
Un’immagine falsata?
Una prima difficoltà, nel tentativo di comprendere l’ossessione per il sogno di Charles Xavier, scaturisce dall’idea che il lettore occasionale ha di questo mutante. Solo una piccola parte del Professor X è stata effettivamente trasposta dai fumetti ai film della 20th Century Fox. Ma questo come mai?
Il motivo principale è da ricercare nel periodo storico in cui Sir Patrick Stewart accettò di diventare il volto cinematografico del personaggio. La produzione del film di Bryan Singer, uscito nel 2000, fu piuttosto travagliata e si protrasse per circa cinque anni, prima che si iniziasse a girare. All’epoca gli X-Men godevano di enorme popolarità, in primo luogo per la serie televisiva iniziata nel 1992, in cui proprio Xavier era uno dei personaggi di punta.
Essendo un prodotto destinato ai giovani e ai pre-adolescenti la show della Fox Kids non poteva contenere tutti i tratti più oscuri del fumetto. Sarebbero rimaste le tematiche di emarginazione e razzismo presenti sulle pagine degli albi Marvel. Ma qualcosa doveva sparire. Nello specifico alcuni eccessi dei personaggi. Per esempio Logan fu reso meno ferale, la moralità di Rogue e Gambit fu trasposta come meno grigia e le abilità di leader di Ciclope apparvero meno discutibili. Ma anche Xavier fu modificato.
In una serie per ragazzi era lecito mostrare un rapporto tra Jean e Charles che implicasse una trama degna di Vladimir Nabokov? Come poteva essere giustificata la scelta di abbondonare un figlio da parte del Professore? Come si sarebbe potuto giustificare il sacrificio di un gruppo di giovani per un bene superiore? La soluzione fu duplice. Da un lato gli X-Men vennero mostrati come più adulti. Dall’altro, molti dei tratti più oscuri di Charles Xavier e la sua ossessione per il sogno di convivenza tra umani e mutanti, sarebbero stati mitigati. Ed è a questa versione edulcorata del personaggio di Lee e Kirby che si sarebbe ispirato il film.
Sir Stewart rappresentò quindi solo il meglio di Xavier. Il suo spirito di sacrificio, la sua empatia, la sua voglia di fare del mondo un posto migliore per tutti, sapiens e superior. Ma non la sua oscurità. Quella sarebbe arrivata solo molti anni dopo e sarebbe spettato a James McAvoy il compito di mostrarne, almeno una parte, nella nuova trilogia. Ma, nel mentre, il “danno” era fatto. Il pubblico che non aveva mai letto i fumetti avrebbe conosciuto solo una parte di Charles.
Un potere troppo grande, una responsabilità eccessiva
La vita di Charles, sin dai primi anni, sembra già porlo di fronte a una serie di contraddizioni. Anzi, forse si potrebbe dire che, sin dal concepimento, il non ancora nato Charles avesse fatto suo il motto attribuito a Machiavelli: il fine giustifica i mezzi.
I signori Xavier concepirono il bambino mentre il padre lavorava nella base di Alamogordo, un luogo dove il governo degli Stati Uniti sperimentava sui mutanti alla ricerca di una replica del siero del supersoldato di Captain America. Qui, ancora nel ventre materno, Charles intuì la malvagità della sorella gemella (la futura Cassandra Nova) usando i suoi poteri per ucciderla e favorire l’aborto spontaneo della madre. Che la bambina non ancora nata non fosse destinata a essere un modello di virtù è cosa nota, ma non può non inquietare questo particolare, di un bambino non ancora nato già capace di compiere una scelta così critica.
Gli anni della crescita di Charles furono segnati da successi accademici e sportivi, nati dall’uso dei suoi poteri. Charlie, precocemente in grado di padroneggiare la sua mente, la sfruttò per avere vita facile negli studi e per leggerla e confondere i suoi avversari. A cambiare le cose contribuì la morte della madre. Sprofondata in un secondo matrimonio abusivo e senza gioia, la donna finirà per trovare conforto nell’alcol. Charles si farà carico della sua depressione attraverso i suoi poteri, utilizzandoli per evitare il peggio. L’empatia mostrata verso la madre fu anche ciò che gli permise, per la prima volta, di comprendere la responsabilità derivata dalla sua mutazione. Il grande potere, la grande responsabilità. La morte della donna lascerà un pesante fardello nel bambino, che per il resto della vita si confronterà con questo fallimento.
Soffermarci su questi eventi è utile per farci comprendere anche come possa essersi evoluta la mentalità del giovane Charles. La protezione della famiglia, quella che lui non era riuscito a salvare, quella nuova che avrebbe creato con i suoi studenti e quella estese rappresentata dalla razza mutante diventerà una priorità di fronte a cui ogni cosa, anche la vita, sarebbe divenuta sacrificabile.
Il sogno prima di tutto
Non tutto ciò che Charles ha compiuto negli anni prima di fondare gli X-Men si può definire limpido, questo è certo. Ma nel mentre ci sono stati anche momenti positivi, come l’incontro con un giovanotto sopravvissuto all’Olocausto che Xavier tentò di riportare sulla retta via, cercando di spegnere la rabbia in lui. Forse proprio l’incontro con il giovane Eric Lansher lo spingerà, non molto tempo dopo, a considerare l’idea di istruire e indirizzare dei ragazzi verso il bene (già allora identificato come il sogno di coesistenza pacifica tra umani e mutanti). Si potrebbe quindi azzardare l’idea che proprio Magneto abbia fatto nascere in Charles l’idea di fondare gli X-Men.
Ma gli X-Men, quel surrogato di famiglia che in realtà Charles ha sempre desiderato, non sono mai stati un fine. Essi sono sempre e solo stati un mezzo, cosa dimostrata in diverse occasioni nel corso della storia del supergruppo. Accadde sia quando Xavier finse la sua morte, sacrificando nel mentre il povero mutante Changeling, sia quando assemblò due nuovi gruppi di X-Men allo scopo di salvare la prima squadra, mandando di fatto a morire il primo. Nulla, per Xavier, verrà mai prima del sogno di convivenza tra umani e mutanti. Non gli X-Men, non la sua vecchia amicizia con Magneto, che non esiterà a “lobotomizzare” con i propri poteri psichici (atto che porterà alla nascita dell’entità Onslaught).
Proprio il fatto che i suoi X-Men siano così sacrificabili è forse uno dei tratti più inquietanti della personalità di Chuck. Quando assembla il team per la prima volta Scott, Jean, Hank, Warren e Bobby sono solo ragazzi. Adolescenti che lui ha trovato e addestrato per combattere contro le minacce al genere mutante e dal genere mutante. Davvero un sogno di pace vale le vite e la libertà di un gruppo di giovani?
Manipolatore di cuori e menti
Un’altra caratteristica a non deporre a favore di Charles Xavier è la sua scelta di sfruttare i suoi poteri non sempre in maniera etica. Abbiamo già citato come abbia, talvolta, usato la sua mente per uccidere o rendere inermi altre persone. Ma Magneto e Cassandra Nova sono pur sempre dei nemici, criminali pronti a uccidere vite innocenti. Ma non sempre i poteri di Xavier sono stati rivolti contro i propri nemici. Peccato che, troppo spesso, queste capacità siano state usate anche contro i propri alleati.
Uno dei maggiori esempi è Wolverine. Il mutante canadese, oggi icona degli X-Men, è stato negli anni sottoposto a diverse manipolazioni mentali. Tra queste si aggiunge anche quella di Xavier il quale, intervenuto per impedire al condizionamento del criminale Romulus di prendere il sopravvento su Logan, scelse anche di modificare i suoi ricordi. La stessa cosa era avvenuta anche per Ciclope. Dopo la disfatta degli X-Men originali a Krakoa, Xavier mandò un gruppo di studenti del suo vecchio amore, Moira McTaggert, sull’isola per salvare i suoi studenti. Lo scarso addestramento porterà alla morte (apparente) dell’intero team, incluso Vulcan, fratello perduto di Scott Summers.
Ma questo non è che una piccola parte dei “sacrifici umani” che Xavier ha compiuto nel corso degli anni. Il più eclatante è quello del figlio David Charles Haller, meglio noto come Legione. Dopo aver abbandonato la madre del ragazzo, sempre per la sua ambizione di pacifica convivenza tra homo sapiens e superior, Charles conoscerà David solo quando il giovane colliderà con gli X-Men. Conosciuta la verità Charles sceglierà comunque di non rimanere attorno al ragazzo. Dentro di lui, dentro il suo cuore, non c’è posto per niente di diverso dal suo sogno. David sarebbe stato solo d’intralcio per i suoi scopi. Ed è curioso pensare che proprio quando gli è stata consegnata la possibilità di una famiglia reale, la stessa che aveva perduto in giovinezza, Xavier la rifiuti.
Charles Xavier: un rivoluzionario mutante con un sogno impossibile?
La descrizione fatta fin qui di Charles Xavier è quella di un mutante con un sogno impossibile. Scopo che, nonostante tutto, è deciso a perseguire con forza estrema, al costo di ogni sacrificio. Da questo punto di vista Charles ci appare quasi come un rivoluzionario. Niente importa davvero, solo riuscire a veder sorgere “il sol dell’avvenire”.
Per Xavier, l’idea di sacrificare alcuni pezzi sulla scacchiera, è cosa di poco conto se si pensa al quadro più grande. La morte di qualche giovane, il sacrificio della famiglia, degli amori (anche non corrisposti come Jean). Tutta è finalizzato a un piano più grande. Quello di vedere, un giorno non lontano, la fine delle discriminazioni, degli omicidi razziali, dell’odio e della violenza verso ciò che Xavier ha identificato come famiglia.
I sacrifici di pochi, di fronte alle sofferenze di milioni di persone, non significano nulla. Neppure il sacrificio personale, come quello di un figlio, di un amore. O di ragazzi che il Professor X ha conosciuto nella loro infanzia e cresciuto nel corso degli anni. Una realtà che Charles Xavier ha accettato molti anni fa.