Dottor Octopus e Spider-Man: due destini intrecciati dal 1963
uando pensiamo alle icone del fumetto, a eroi come Superman o Captain America, non possiamo non pensare anche ai loro nemici. Il successo di un personaggio dei comic dipende anche dai villain contro cui combatte. Ma ci sono anche casi in cui il personaggio è così versatile che gli autori si trovano di fronte alla possibilità di creare molti villain per loro. Ne sono un esempio Batman e l’Uomo Ragno. Per Spider-Man uno dei primi nemici a venirci in mente è sempre lui: Otto Octavius, in arte Doctor Octopus.
Spidey ha avuto un ampio numero di cattivi memorabili, ognuno dei quali rispecchia in qualche modo le caratteristiche del Ragno di casa Marvel. Mysterio si contrappone al suo agire senza tornaconto o desiderio di gloria. Goblin rappresenta l’estrema conseguenza del vivere due vite separate. Eppure Doc Ock mantiene un posto speciale nel cuore dei fan e nella storia dell’Uomo Ragno.
Creato da Stan Lee e Steve Ditko per Amazing Spider-Man #3, Doctor Octopus forse rappresenta meglio di chiunque altro la versione “distorta” del nostro amichevole Uomo Ragno di Quartiere. Quello che Peter Parker sarebbe potuto diventare se non fosse stato indirizzato da persone buone e amorevoli, capaci di dargli le giuste motivazioni nel corso della sua vita. Due menti geniali e due vite a tratti molto simili, che si sono intrecciate per quasi sessant’anni di storia editoriale, fino a diventare una cosa sola nella run di Superior Spider-Man, dove Otto per un po’ di tempo ha potuto andarsene a zonzo nel corpo di Peter.
Nonostante le molte perplessità iniziali la serie in questione funzionò. Forse proprio grazie alle similitudini tra i due personaggi, che nel corso dei decenni sono state sviluppate in maniera sublime da parte degli sceneggiatori.
Dopo il ragno, il polpo: la prima comparsa di Doctor Octopus sulle pagine di Spider-Man
Stan Lee non ha mai fatto mistero di quale fosse il suo processo creativo. Lui sfornava idee, alle volte semplicemente abbozzate, e poi passava la palla al proprio collega per creare il personaggio. Questo schema di lavoro, oggi noto come Metodo Marvel, ha dato i natali a un numero di eroi ormai incalcolabile. Ma non erano solo i buoni a nascere dalla mente del Sorridente. Anche i cattivi dovevano passare attraverso questo procedimento.
Ecco quindi che nel 1963 Lee ebbe un’altra, bizzarra idea. Quella di ispirare il prossimo nemico del suo nuovissimo personaggio, Spider-Man, a un polpo. Un nemico con più braccia, magari capaci di estendersi e colpire il Ragno mettendolo in difficoltà. La prima immagine di Doctor Octopus aveva preso forma nella testa del Sorridente. Passò quindi l’idea a Steve Ditko. E avvenne la magia.
Ditko prese spunto, come era solito fare per tutte le illustrazioni dell’Uomo Ragno, dalla cultura popolare. La sua idea fu quella di sfruttare l’archetipo dello scienziato pazzo dei film dell’orrore. Basso, tarchiato e leggermente gobbo, con i classici occhialoni da laboratorio, magari con un taglio di capelli a scodella e tratti del viso grossolani. Insomma, una vera e propria parodia vivente, così eccessiva da diventare mostruosa.
Del resto gli anni Sessanta erano il culmine dell’era atomica. La scienza sembrava aver risvegliato un mostro e, tra quanti immaginavano un futuro radioso, fatto di macchine volanti, c’era anche chi guardava con sospetto agli scienziati dell’epoca. Pedine di un gioco al massacro che avrebbe presto o tardi portato la razza umana sull’orlo dell’annichilimento nucleare. Otto Octavius apparentemente non era quindi che l’ennesimo scienziato pazzo, con un genio tale da fargli perdere contatto con la realtà. Eppure già nelle prime tavole Lee e Ditko gettarono i semi di quello che sarebbe diventato uno dei cattivi più iconici del mondo del fumetto.
La mente giusta, la strada sbagliata
Quando parliamo dell’Uomo Ragno abbiamo sempre sullo sfondo un caleidoscopio di personaggi secondari, capaci di avere sulla vita di Peter un’influenza positiva. John Jonah Jameson, Mary Jane Watson, “Robbie” Robertson e, ovviamente, Ben e May Parker. Gli zii, a cui il piccolo è stato affidato dopo la morte dei genitori, da sempre lo hanno spronato a essere la versione migliore di sé, a seguire la giusta strada. La grande lezione che zio Ben impartisce a Peter poco prima di andarsene, il famoso “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” è parte del DNA di Spider-Man quanto il morso del ragno radioattivo. Ma cosa sarebbe successo se Petey fosse stato cresciuto da una famiglia diversa da Ben e May?
La risposta, nel corso degli anni, è arrivata grazie a diversi autori e ha preso corpo nella vita di Otto Octavius. Quando parliamo della carriera criminale di Doc Ock non possiamo non soffermarci sulle molte personalità che hanno accompagnato la sua vita. Al contrario di Peter il futuro “Master Planner” non è stato altrettanto fortunato nella formazione. Figlio di un operaio manesco e brutale, Otto cresce con la madre come unica figura di riferimento positiva. La donna tuttavia è iperprotettiva verso il bambino, reprimendo ogni suo istinto e pulsione.
Da giovane Otto è vittima di bullismo, come accaduto anche a Peter e a molti altri ragazzi dotati di genio che non riescono a integrarsi in quella ‘micro-società’ che è la scuola. Il padre, anziché aiutarlo, lo deride e vorrebbe vederlo usare la violenza contro i bulli, picchiandolo per la sua mancanza di spina dorsale. Questo lo porta nel tempo a stare sempre peggio, a sentirsi sempre più piccolo ed emarginato. L’arresto del padre e il successo in ambito accademico non sembrano guarire le ferite del ragazzo, acuite da una madre sempre più assillante e castrante.
Nel mentre la carriere di otto prende il volo. Il suo genio, nel campo della fisica nucleare, gli crea sempre più consensi, anche grazie all’invenzione delle sue braccia meccaniche, strumenti con cui è in grado di maneggiare sostanze radioattive senza rischi. Un successo che tuttavia attrae anche malignità, ma porta nella sua vita anche la bella dottoressa Mary Alice Anders, con la quale Otto sembra trovare amore e stabilità emotiva. I due arrivano anche a fidanzarsi, ma la reazione ostile della madre del dottor Octavius porta alla rottura dell’unione e a una spaccatura nella famiglia fino alla morte dell’anziana donna. Otto, ormai devastato, non riuscirà più a concentrarsi sul lavoro. Fino al momento in cui finirà per perdere tutto: il giorno dell’incidente che farà nascere il Dottor Octopus.
Complesso di superiorità
Curioso pensare come sia per Peter che per Otto le radiazioni siano all’origine del loro potere. Parker, come tutti sanno, venne morso dal Ragno radioattivo che gli donò i poteri. Octavius, distratto dai problemi della sua vita personale, non fece abbastanza attenzione nel maneggiare alcuni materiali nucleari, che ebbero come effetto quello di fondere i comandi dei tentacoli al suo sistema nervoso.
Proprio per le origini così simili il rapporto eroe/nemesi tra Spidey e Dottor Octopus è uno dei più riusciti nel Marvel Universe. I due sono tanto speculari quanto complementari. Mentre per Peter la modestia è parte della sua etica e della sua storia, Otto ha incanalato in sé una forte arroganza che lo fa ritenere superiore a chiunque. Specie allo stesso Uomo Ragno.
Peter, soprattutto nei primi anni della sua carriera, ha bevuto molto spesso dall’amaro calice della sconfitta. Lo stesso Otto, nel corso della sua prima apparizione, riuscì a infliggere una pesante umiliazione al Ragno, salvo poi perdere quando Spidey trovò la forza di affrontarlo di nuovo. Ma ogni sconfitta per Peter è divenuta nel tempo parte del suo bagaglio, della sua abilità di rialzarsi. Le sconfitte, per Doc Ock, sono un’onta. L’idea stessa di aver perso contro un avversario come Spider-Man, che lui ritiene inferiore sotto ogni aspetto, è qualcosa di intollerabile.
Quando, durante gli eventi di Civil War, Peter rivelò la sua identità, Octopus iniziò a distruggere la città, infuriato all’idea di essere stato battuto più volte da un ragazzino. Questo complesso di superiorità si condenserà nell’ottima run di Dan Slott e Ryan Stegman, Superior Spider-Man. Otto, riuscito nella vittoria finale sul suo rivale, appropriandosi del suo corpo e della sua vita, finisce anche per provare gli stessi sentimenti di Spidey e vivere i suoi ricordi. Questo si traduce nella volontà di essere non solo uno Spider-Man superiore, ma anche la versione migliore di Peter Parker.
Proprio questa saga, tutto sommato breve, nasconde in sé il compimento dell’intreccio tra l’eroe e la sua nemesi, in cui all’umiltà di Peter si contrappone il senso di superiorità di Otto, che solo l’affetto per la sua compagna Anna Maria Marconi gli concede di superare. Solo realizzando come il sentiero della superiorità non sia possibile, Otto rinuncerà al suo piano, lasciando nuovamente a Peter il ruolo dell’Uomo Ragno.
“Tu… completi… me”
Può sembrare fuori luogo una citazione da un film DC Comics in un articolo dedicato a uno dei migliori villain della Marvel. Ma il fatto è che poche frasi hanno colto meglio il ruolo dell’antagonista di questa battuta del Joker di Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro. Il successo di Doctor Octopus si deve alla sua capacità di completare Spider-Man. Al suo essere il nemico perfetto per uno dei migliori supereroi mai realizzati.
Otto e Peter sono simili dal punto di vista intellettuale ed emotivo. Menti geniali oggetto di bullismo, che un incidente causato dalle radiazioni ha reso qualcosa di più che semplicemente umano. Eppure, laddove Spider-Man è umile, al punto da mettere in discussione più volte se stesso e le sue abilità, il Dottor Octopus è arrogante, incapace di concepire qualcuno superiore a lui. Se Spidey è l’eroe capace di rialzarsi, di andare oltre i pesanti attacchi dell’opinione pubblica, per Doc Ock ogni sconfitta è un’umiliazione intollerabile. Peter ha posto i suoi poteri al servizio della comunità. Otto di se stesso.
Nonostante questo, nel corso degli anni, complice l’aver condiviso per qualche tempo lo stesso corpo, i due hanno finito per conoscersi e capirsi. Due nemesi, due rivali che saranno per sempre schierati sui lati opposti della scacchiera della luce e delle tenebre. Ma che, nonostante questo, hanno imparato a comprendere il bagaglio emotivo l’uno dell’altro, consapevoli che con pochi cambiamenti i loro ruoli avrebbero potuto essere invertiti.