Shang-Chi: l’eroe Marvel, fra cinema e fumetto
A settembre di quest’anno, Shang-Chi farà il suo esordio al cinema, con “Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli”. Non tutti però conoscono le origini di uno degli specialisti in arti marziali più interessante dell’intero universo Marvel. In verità la creazione di Shang-Chi, come personaggio, è legata a doppio filo con il piccolo/grande schermo. L’eroe apparve per le prime volte sulle pagine di un fumetto durante i primi anni ’70, ossia durante l’ascesa al cinema dei film di arti marziali, grazie all’immenso contributo di Bruce Lee. Non a caso la Marvel diede vita, oltre che a Shang-Chi, anche ad altri personaggi che ne condividevano la predilezione per le arti marziali di origine orientale, come ad esempio Iron Fist (Pugno d’Acciaio), ma a differenza di quest’ultimo Shang nasce ben due anni prima e le somiglianze fisiche fra lui e Bruce Lee non sono affatto poche.
Dalla Cina con furore
Inizialmente Marvel Comics tentò di comprare i diritti della serie “Kung Fu”, detenuti dalla Warner, ma senza successo. Fu così che virò sui diritti di un altro personaggio, il genio del male Fu Manchu, creato dalla penna di Sax Rohmer e che comparve in varie trasposizioni cinematografiche, diventando l’archetipo del malvagio orientale, rappresentante della “minaccia gialla”, tanto da ispirare anche vari antagonisti di James Bond. La Marvel ideò quindi un personaggio da contrapporre al criminale e fu così che nacque Shang-Chi, maestro del kung fu e figlio di Fu Manchu. Il successo di Shang fu enorme, tanto da spingere la casa delle Idee a dedicargli una testata personale che per 10 anni accumulò vendite su vendite, spianando la strada agli altri lottatori marziali come Iron Fist, Tigre Bianca, le Figlie del Drago e altri ancora. Col passare degli anni la presa sui fan si affievolì e la testata venne chiusa, ma Shang-Chi continuò ad apparire in testate appartenenti ad altri supereroi e in alcuni numeri o saghe a lui dedicate.
L’urlo di Shang giunge in Occidente
Inizialmente Shang-Chi viene addestrato proprio da Fu Manchu e dai suoi collaboratori, presentando sin da subito una predisposizione pazzesca per il kung fu e le arti marziali, accorgendosi però delle reali intenzioni del padre solo in seguito, quando viene mandato ad uccidere un uomo che credeva malvagio, e viene fermato dalla la nemesi di suo padre, Denis Nayland Smith. Questi gli apre gli occhi, facendogli notare che Fu Manchu è tutto fuorché un uomo buono. Da quel momento in poi Shang giura di opporsi al padre nel più strenuo dei modi, unendosi ai servizi segreti britannici. Durante le missioni è costretto, molte volte, ad usare la violenza, cosa che a lui non piace ma che considera altresì necessaria in determinate situazioni. È proprio durante le sue missioni per l’MI6 che fa la conoscenza di Spider-Man, la Cosa, la Vedova Nera, Nick Fury ed Iron Fist, con cui collabora più volte. Durante queste sue avventure lascia anche l’agenzia britannica per poi fondare una sua agenzia investigativa che non ha lunghissima vita, e viene infatti chiusa quando Shang assiste alla morte di Fu Manchu e si ritira a vita privata.
Il furore di Shang Chi colpisce ancora
Quello che spinge Shang-Chi a ritornare sulle scene è il rapimento di Leiko Wu, sua vecchia fiamma ai tempi dell’MI6, da parte di un gruppo terroristico. Durante il salvataggio tuttavia viene avvelenato ed è costretto a bere l’elisir della vita, creato tempo prima da Fu Manchu. In seguito entrerà anche a far parte degli “Eroi in Vendita”, agenzia fondata da Luke Cage ed Iron Fist. Proprio mentre milita per l’agenzia dei suoi amici, scoppia la prima Guerra Civile dei superumani e Shang-Chi si schiera dalla parte di Iron Man, registrando quindi la sua identità (che in fin dei conti non era nemmeno così segreta). Shang in seguito lascia l’agenzia ma resta comunque in buoni rapporti con gli altri, oltre che con Spider-Man, in seguito alla Guerra Civile, tanto che l’Arrampicamuri si rivolge proprio a lui per essere addestrato a percepire il pericolo. Shang-Chi diviene uno dei maestri di Peter quando questi perde, per un periodo, il suo Senso di Ragno, poiché il “maestro di Kung fu” riesce ad anticipare la traiettoria dei proiettili e dei colpi sferrati contro di lui grazie al “ki”, tramite il quale è anche in grado di percepire la presenza di qualcuno pur se questi è nascosto alla sua vista. Dopo l’addestramento di Spidey, Shang entra negli Avengers, in seguito all’invito di Capitan America ma soprattutto di Tony Stark, che gli fa dono di due bracciali in grado di incanalare il ki e poterlo gestire con ancora più facilità.
I Dieci Anelli
Riguardo alla trasposizione cinematografica di Shang-Chi non sono trapelate moltissime informazioni. Al momento ci è dato solo sapere che nel film il padre di Shang non sarà Fu Manchu ma il Mandarino (quello vero, non il Trevor Slattery di Iron Man 3). Il suo nome sarà Wenwu e non più Fu Manchu perché il personaggio dei tempi è stato più volte accostato a una visione razzista e stereotipata degli asiatici. Wenwu è stato quindi appositamente creato per il film, ma ben si accosta con la retcon operata da Ed Brubaker nei confronti di Fu Manchu, sebbene nei comics lui ed il Mandarino siano due personaggi ben distinti.
Brubaker si trovò a dover cambiare le origini di Fu Manchu perché la Marvel, col tempo, perse i diritti sul personaggio e l’autore svelò la “vera” identità del padre di Shang-Chi. Secondo Brubaker, Fu Manchu infatti non era altro che uno dei tanti pseudonimi che l’uomo usava, in quanto era uno stregone che aveva scoperto il segreto per rendere ben più longeva del normale la sua esistenza. Wenwu nel film viene infatti introdotto come una figura “antica”. Sarà senza dubbio interessante notare come verrà sviluppato il rapporto padre-figlio, oltre che l’organizzazione dei Dieci Anelli, da tempo presente nel Marvel Cinematic Universe.