Chichipatos-Ciarlatani, una nuova serie colombiana Netflix
Dal 15 maggio è disponibile sulla piattaforma streaming Chichipatos-Ciarlatani, una serie Netflix prodotta in Colombia di sette episodi, dunque piuttosto breve e semplice, sia nello spunto per la trama che nella sua effettiva realizzazione. Non è la prima produzione colombiana proposta da Netflix, ma siamo sicuri nel dire che non è nemmeno la più riuscita, andando ad aggiungersi ad altre serie deludenti di lingua spagnola, come Valeria.
Chichipatos-Ciarlatani, o le sventure del mago Juanquini
Ci troviamo dalle parti di Bogotà e la famiglia Morales è tutta coinvolta nell’attività del padre, il signor Juan Morales. Nonostante cerchi di ricordare il grande illusionista Houdini col suo nome d’arte, Juanquini, il nostro mago illusionista è capace di fare solo dei numeri molto facili, da feste per bambini, che infatti sono il suo target principale. Tra giochi di magia sempliciotti e balletti ridicoli sul palco, però, riesce in qualche modo a impressionare qualcuno.
L’ultima festa cui parteciperà per un bel po’ il buon Juanquini, infatti, è nientemeno che il party privato di un narcos ricercato in più Paesi, l’instabile Ñato Orduz, che è rimasto colpito dalla bravura (?) e dalla presenza scenica di Morales. Messo alle strette dalla folla di invitati, tutti mafiosi al servizio di Orduz, il mago deve allora ricorrere a un trucco troppo difficile per le sue capacità ma l’unico che potrebbe davvero stupire il suo pubblico esigente: far sparire qualcuno. Euforico, sarà proprio Orduz a proporsi come cavia e, mentre scatta un blitz della polizia che era a caccia del narcotrafficante da molto tempo, il trucco funziona: Orduz è scomparso e Juanquini viene arrestato come complice della sua fuga.
Il poveretto, da qui in poi, sarà lontano dalla famiglia e si troverà ad affrontare una situazione per lui paradossale e, naturalmente, pericolosa, avendo il fiato sul collo sia della polizia, sia del braccio destro di Orduz, il signor Quiroz.
Sub-plot noiosi e poca azione comica
Le premesse di Chichipatos-Ciarlatani, tutto sommato, sembravano interessanti, come accade per molte altre serie simili su Netflix: un personaggio come Juanquini, buffo e per niente carismatico, attrae l’attenzione di un criminale non molto organizzato ma piuttosto volubile e supportato da un sottoposto che si fa molti meno scrupoli. Tuttavia, la comicità della situazione si limita ai brevi tratti di sceneggiatura in cui Orduz e Morales interagiscono, lasciando che la tensione resti sul filo del rasoio tra leggerezza e vero pericolo.
La serie Netflix vorrebbe sfruttare le sottotrame per creare un’ulteriore fonte di comicità, che tuttavia risulta forzata perché spesso ricavata da stereotipi. La figlia di Juanquini, Mónica, ad esempio, è un’aspirante imprenditrice, che vuole lanciarsi nel mercato delle vendite senza avere un piano concreto ed efficace, seguendo la propria ambizione in barba alle conseguenze e a qualsiasi conoscenza realistica di come funzioni il rapporto domanda-offerta; il figlio Samuel, invece, ha un costante umore depresso che riversa nelle sue canzoni dai testi strambi e ripetitivi, ma del cui successo è convinto strenuamente. Sono i figli in particolare ad ammazzare la comicità della serie, influenzando quindi anche la performance della madre, Margot, che sembra essere l’unica a interessarsi davvero del destino di suo marito. E poiché gli obbiettivi di ciascuno di loro vengono conseguiti tramite mezzi poco puliti, è chiaro il perché il titolo Chichipatos-Ciarlatani sia messo al plurale.
A loro, in realtà, si potrebbero tranquillamente aggiungere anche il trio di poliziotti che si occupa del caso di Juanquini e Orduz: il capitano Gonzalez ha l’aria del classico sbirro, che vuole seguire determinate procedure e sembrare minaccioso con il suo pizzetto, ed è seguito da un giovanotto ancora ingenuo che dovrebbe imparare da lui il mestiere. Nessuno dei due però può niente contro la bella e tosta Smith, mandata dai gringos a risolvere il caso per via dell’incompetenza delle forze dell’ordine colombiane. Si apre così anche la loro sottotrama, che tuttavia non porta a nulla di fatto (ed ecco perché sono considerabili anche loro dei Chichipatos-Ciarlatani) e delude ulteriormente lo spettatore, che pure avrebbe potuto trovare vagamente simpatici gli intermezzi dei tre poliziotti.
Chichipatos-Ciarlatani su Netflix, per davvero
Dovendo interpretare personaggi perlopiù stereotipati, in questi sette episodi c’era davvero poco su cui lavorare per gli attori: la durata di 25-30 minuti a episodio non ha permesso al cast di dare più tridimensionalità ad un gruppo di personaggi piuttosto piatto, che non si evolve nonostante gli ostacoli. I figli, in particolare, non affrontano come la madre il dramma dell’allontanamento del padre, cosa alquanto irrealistica perfino per una serie che vorrebbe essere al di sopra della telenovela latina media, almeno con la recitazione (mentre fotografia, costumi e regia sembrano più o meno le stesse, quindi low budget). Si è preferito, insomma, che tutti i personaggi, chi più chi meno, di un mood comico che in realtà non si percepirà mai veramente, lasciando lo spettatore troppo in bilico tra la serietà della situazione di Juanquini (che di fatto ha subito un sequestro di persona) .
Purtroppo Chichipatos-Ciarlatani lascia perdere perfino lo spunto iniziale del mago un po’ sconclusionato, non facendo capire mai allo spettatore come Juanquini sia riuscito nel suo trucco più difficile e non permettendo alla serie di decollare. Alla fine, si tratta un buco nell’acqua per tutti, poiché non vengono affrontate tematiche particolari e il plot rimane lineare fino all’ultimo, lasciando in extremis uno spiraglio di possibilità di una seconda stagione che, a questo punto, non siamo così speranzosi di veder arrivare.