Chloe – Le maschere della verità è la nuova serie TV di Prime Video creata da Alice Seabright, autrice di Sex Education, ed ha molto da raccontare sui sentimenti umani del nostro tempo
embra soltanto una psicosi, un’ossessione, quella di Becky – Erin Doherty – per Chloe – Poppy Gilbert. Fin dai primi momenti della nuova serie TV Prime Video Chloe – Le maschere della verità, la protagonista è al cellulare, su un social network, a osservare da lontano la vita degli altri, e in particolare di Chloe. Perché lei dà l’impressione che non sia affatto felice della propria.
È nella logica dei social che tutto appaia più brillante, quando immortalato in uno scatto in cui la gente sorride, e soprattutto quando è vissuto da qualcun altro. Becky osserva quei post e non ne ha mai abbastanza. Ne è attratta come se avessero un fascino irresistibile, ma allo stesso tempo ne sembra così tanto assorta da vederli con profonda passività.
I social, però, sono una cosa; la vita vera è un’altra. Ogni mattina Becky si sveglia, ascolta un podcast, va a lavoro, dedica parte del proprio tempo ad accudire la propria madre, affetta da una malattia neurodegenerativa non meglio specificata, e cerca il brivido nelle piccole cose. Tipo fingersi qualcun altro.
Ma questa serie si chiama Chloe, e ci si concentra subito su di lei. Infatti, una mattina, Becky trova sul profilo di questa persona una frase: To die by your side is such a heavenly way to die, estratto della famosa canzone dei The Smiths. E sotto, diversi commenti di condoglianze. Becky realizza che Chloe è morta, suicidandosi, ed è forse da questo momento che comincia la sua vera ossessione per lei, per la sua vita. Soprattutto quando le viene detto che, prima di morire, Chloe ha provato a chiamarla due volte al telefono, nel cuore della notte.
Becky è molto scaltra e acuta. Tramite l’attenta analisi di diversi post di amici di Chloe riesce ad avvicinarli e a stringere un rapporto con loro, con diversi escamotage che, a primo impatto, danno un’idea pessima di lei. Di una persona disposta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, anche lucrare su un lutto. Eppure fin da subito qualcosa non quadra: Becky si fa chiamare Sasha. È strano perché tutte queste persone non hanno idea di chi lei sia o chi possa essere. E nemmeno lo spettatore lo sa. Forse neanche lei stessa.
Perde il lavoro temporaneo che aveva ottenuto, trascura sua madre, tutta la sua vita si concentra su questi individui che lei aveva visto solo in foto, fino a quel momento.
L’avanzamento della serie porta a diversi colpi di scena, quasi tutti composti da flashback che Becky ha nei momenti in cui pensa a Chloe, rivelatasi una sua amica d’infanzia a cui era molto legata. Fin quasi alla fine non sappiamo cosa sia successo, né al loro rapporto né a Chloe, ma il la figura di Becky, il suo ruolo, si capovolge completamente.
Non è solo una psicopatica che vuole impossessarsi della vita di un’altra. Ciò che ha davvero cominciato Becky è una ricerca della verità. Forse non le quadrava tutta la felicità espressa in quelle foto che vedeva ogni sera prima di andare a dormire. Forse non credeva possibile che una persona bella come Chloe si possa esser suicidata senza una valida ragione. O, ancora, non poteva vivere con i sensi di colpa per non averle risposto al telefono.
Ciò che questa serie fa è smantellare completamente le apparenze. Tutto ciò che Becky vedeva in quelle foto, quei video, nascondeva dell’altro. Queste sono le maschere di cui parla il titolo. Gli amici non sono tutti impeccabili, come anche le mogli e i mariti, i sorrisi. La vita espressa sui social è tutta una costruzione che ci divertiamo a erigere per non pensare a come viviamo veramente, o a come non lo facciamo.
Becky ha proprio un ruolo da voyeur. Non la vediamo mai pubblicare qualcosa, solo fare occasionalmente delle foto ad altre persone, sotto loro richiesta. Anche perché, in realtà, Sasha non esiste e non può esistere. E questo gli amici di Chloe non possono scoprirlo. Lei è l’occhio che indaga, che non si lascia sfuggire nulla, e su quei piccoli dettagli costruisce un’immagine di sé da dare all’esterno. Come fosse un profilo Instagram o Facebook vivente. E la cosa sembra piacerle molto, ma, a un certo punto, è inevitabile che questa gabbia d’oro crolli.
L’epilogo della storia è quasi inaspettato, date le premesse iniziali. Ovviamente Becky viene scoperta, ma non è quello il punto: il suo obiettivo è cambiato dall’inizio della storia, come se volesse dare giustizia a Chloe smascherando tutti. Il marito, la migliore amica e il suo compagno, il suo migliore amico. Nessuno è stato in grado di starle accanto nella sua infelicità, e Becky vuole sbatterlo in faccia a tutti loro. Per sentirsi meglio anche lei stessa, che in quelle dinamiche sporche ci è entrata completamente.
Probabilmente non ci sarà una seconda stagione, ed è giusto così. Sia per la trama sia per il messaggio che questa serie ha voluto trasmettere agli spettatori. A parte la verità assoluta del “non è tutto oro ciò che luccica”, c’è anche un mondo dietro e dentro ognuno di noi che non può essere rinchiuso in quattro pareti di una foto pubblicata per ricevere like. Per quanto ci si possa nascondere sotto le apparenze, è importante sapersi guardare dentro e avere un’immagine di sé stessi che non debba rispecchiare per forza degli schemi preimpostati.
Becky non l’aveva mai fatto fin quando Chloe non le ha lasciato il suo posto, e solo così è riuscita a liberarsi del fardello di voler essere qualcun altro. Una sensazione che, al giorno d’oggi, ognuno di noi si trova a provare spesso.