Grazie al successo di cui ancora gode dopo anni, dall’8 febbraio City Hunter ritorna nei cinema giapponesi
La febbre ’80 e ’90 che ha colpito gli ultimi anni non accenna a smettere. Questi due decenni hanno fatto storia sotto numerosi aspetti: moda, stili di vita, musica, cinema, fumetti… niente è rimasto immune all’atmosfera stroboscopica e sensuale che si respirava all’epoca. Così anche City Hunter, seconda grande opera del sensei Tsukasa Hojo, possiede queste e altre qualità che hanno fatto sì che divenisse una perla del panorama manga, il cui valore rimane immutato anche dopo trent’anni dalla sua pubblicazione.
La carriera del mangaka subì un’impennata a seguito del grande successo di Cat’s Eye, Occhi di gatto per gli amici. Questo manga vede al centro dei diversi episodi un gruppo di splendide ragazze che di giorno gestiscono un café ma di notte assumono l’identità di ladre della famigerata banda Occhi di Gatto. Continuamente in fuga dall’investigatore nonché fidanzato di una delle tre, in realtà rubano solo le opere del loro padre scomparso, cercando di carpire in questo modo informazioni su dove possa trovarsi. City Hunter riprende lo spirito action di Occhi di Gatto attraverso un protagonista maschile, ma senza mettere da parte le belle donne a cui Hojo aveva abituato i suoi lettori con l’opera precedente.
Ryo Saeba è uno sweeper, uno “spazzino” del quartiere di Shinjuku, uno dei più alla moda e frequentati di Tokyo. Con l’aiuto della propria assistente Kaori Makimura, Ryo si fa assumere da chi necessita di protezione, di un investigatore privato o semplicemente di un qualche suo servizio, in quanto dotato di straordinarie capacità: tiratore impeccabile, ottimi riflessi, esperto nel combattimento corpo a corpo e altre qualità da vero e proprio “agente segreto”. Tuttavia, anche se queste ricordano un po’ il famoso James Bond di Sean Connery (di cui tra l’altro si può trovare un riferimento in un episodio della prima serie di City Hunter), Ryo possiede un fascino diametralmente opposto: per quanto attraente, infatti, si comporta da cascamorto con qualunque donna sia coinvolta nelle sue missioni, ricevendo secchi rifiuti e anche punizioni violente da parte della propria collega. Nonostante le continue distrazioni, Saeba mantiene comunque i propri impegni, portando a termine l’obiettivo e dimostrando di essere un serio professionista. Hojo, in poche mosse, aveva creato un personaggio accattivante e memorabile.
La maestria di Hojo, naturalmente, si può notare però anche in tutti gli altri personaggi di City Hunter, in grado di ricoprire ruoli che possano servire a dare inizio all’azione. Infatti, le persone che circondano Ryo sono molto diverse da lui eppure perfettamente funzionali al suo mestiere. Ad esempio, Kaori Makimura è fondamentalmente la donna della sua vita: la classica protagonista femminile che potrebbe rivelarsi croce e delizia per la sua controparte, che si sente in dovere di proteggerla più di ogni altra cosa. Grazie a Kaori e alla sua impulsività, in contrasto con la razionalità dei piani di Ryo, possiamo intravedere il lato più virile e affidabile dello sweeper, che fa di tutto per evitare di rivelare il debole che ha per lei ai loro nemici.
Umibozu (aka Falcon), invece, si rivelerà un ottimo collaboratore, poiché ha un passato simile a quello di Ryo (pur essendo stati a suo tempo sui fronti opposti) e mostra il proprio lato umano anche lui solo con la sua amata, la giovane Miki, orfana della quale si è sempre preso cura. Tramite quest’ultima, Hojo adottò una tecnica narrativa che già era stata sfruttata in passato e che verrà poi ripresa anche da altri autori in futuro (ad esempio da Leiji Matsumoto, con il suo Leijiverse, o dal quartetto femminile CLAMP): Miki diviene proprietaria del bar Cat’s Eye, palesissima reference al café gestito in precedenza dalle sorelle Kisugi, che diventerà luogo di alcune delle lotte di Saeba e dove questi porterà spesso le proprie clienti.
Incrociando in questo modo i propri manga, Hojo crea un universo dalle atmosfere hard-boiled nel quale possono muoversi i suoi affascinanti personaggi mantenendo un buon livello di realismo, con cui l’autore si è sempre distinto anche grazie al suo stile di disegno fuori dal comune. Nel caso di City Hunter, però, alla drammaticità e all’azione si unisce la comicità fatta principalmente di gag in stile slapstick, condita dal mokkori tipico dell’indole da pervertito di Ryo, al quale viene affidato non solo il grosso dell’azione ma anche il ruolo di attore comico principale, invece di ricorrere a personaggi secondari creati appositamente.
Le gag e battute a sfondo sessuale hanno poi finito con l’essere via via sempre più numerose, ma lo stile raffinato da esperto cacciatore (in tutti i sensi) di Ryo Saeba non ne ha mai risentito fino alla fine, permettendogli di far sempre breccia nel cuore delle sue clienti. Insieme alla sua estetica anni ’80 per ambientazioni, vestiario e contenuti d’azione che richiamano serie poliziesche come Miami Vice e L’ispettore Callaghan, la leggenda di City Hunter è sopravvissuta fino ad oggi, nonostante il suo andamento episodico che mette per un po’ da parte altre sottotrame e porta il fumetto a virare verso un mood sempre più demenziale e meno cupo.
Tuttavia, l’uscita del nuovo film City Hunter: Shinjuku Private Eyes ci mostrerà il nostro sweeper preferito e la sua collaboratrice in una nuova storia ambientata nella Tokyo dei giorni nostri, con una veste grafica più moderna e soprattutto con quelle che sembrano essere le stesse modalità di un classico episodio di City Hunter e che, dai trailer presentati, manterrà il giusto equilibrio tra azione e commedia, trasportandoci nella vita notturna dei quartieri di Shinjuku e Kabukichō. Per giunta, i fan ritroveranno numerose vecchie conoscenze: oltre a Kaori, saranno presenti Umibozu, la detective di polizia Saeko Nogami e, soprattutto, la banda Occhi di Gatto!
A quanto pare, Tokyo necessita ancora del suo City Hunter, anche dopo trent’anni dalla sua prima comparsa. Uno dei tanti eroi che non ci meritiamo ma di cui continuiamo ad aver bisogno.