Eccoci arrivati all’appuntamento con il riepilogo del numero #2 di questa seconda Civil War. Cosa è successo finora? Si è delineato lo scontro a grandi linee, ovvero su cosa verterà: i poteri del giovane e nuovo inumano Ulysses. Quest’ultimo ha, a quanto pare indipendentemente dalla propria volontà, delle visioni del futuro. Queste visioni del futuro, ahinoi, sono tutte apocalittiche e dipendono da un qualche fattore facilmente identificabile.
Nel corso del primo numero, Ulysses ha avuto una visione apocalittica causata dall’arrivo di Thanos. Perciò, una squadra di Avengers capitanata da Carol Danvers, a.k.a. Captain Marvel, ha attaccato in anticipo il matto titano, prevenendone l’arrivo sulla Terra… e l’apocalisse. Il problema? Nella suddetta missione hanno avuto la peggio Jim Rhodes, a.k.a. War Machine, e Jennifer Walters, a.k.a. She-Hulk. La cosa ha devastato Tony Stark, contrario all’idea di voler prevenire il futuro, per quanto spaventoso, che aveva in War Machine il suo migliore amico. E qui la prima piccola forzatura. La cosa avrebbe dovuto distruggere anche Carol Danvers, che in Rhodey aveva quantomeno un amante e in She-Hulk una delle migliori amiche. Eppure Cap. Marvel sembra non aver accusato per niente il colpo, accecata dalla sua missione e dalla nuova opportunità di attaccare i problemi prima che si presentino, grazie alle visioni di Ulysses.
Questa è la premessa. Iron Man, contrario ad agire secondo le visioni di Ulysses, decide di rapire quest’ultimo da Nuova Attilan, dimora degli Inumani, per studiare i suoi poteri. Le visioni che lui ha sono oggettive? O sono influenzate dal suo cervello, dai suoi pregiudizi, dalla sua immaginazione? Le domande sono legittime e interessanti e, sinceramente, è un po’ strano che il solo Stark se le ponga, in mezzo a un oceano di Avengers tutti decisi ad agire e basta. Gli Inumani, terza parte in gioco, sono solo arrabbiati per il rapimento di uno dei loro, e questo è più comprensibile. Ma non riusciamo a toglierci dalla testa che una soluzione più pacifica per la questione era non solo auspicabile ma anche piuttosto ovvia.
Ci sembra, insomma, che anche per questa Civil War II si stia delineando un difetto classico delle grandi saghe. Uno che però, nelle recenti Infinity e Secret Wars, era apparso molto meno evidente. Le cose succedono perché “devono succedere”, e le motivazioni sono sempre più deboli. Il litigio è stato impostato su un dilemma morale estremamente interessante, ma questo stesso dilemma si è manifestato in maniera alquanto forzata. Due eroi sono caduti per prevenire il futuro, ma teoricamente hanno fatto una scelta e, forse, se il futuro non fosse stato prevenuto, molti altri sarebbero morti. Questa doveva essere l’obiezione di Cap. Marvel. Mentre quella di Tony Stark sarebbe ancora più semplice: visto che c’è un ragazzo che prevede il futuro, prima di agire senza pensarci in base alle sue visioni, non è saggio studiare come funzionano i suoi poteri?
Sul finire di un episodio che risulta irrimediabilmente compresso, con un’impostazione della gabbia ispirata ma sempre tendenzialmente oppressa da una grande quantità di dialoghi, costretti a sopperire alla necessità di far succedere tanti eventi (e comunque fallendo nel far succedere quelli che realmente ci farebbero entrare nella vicenda), succede quella che potrebbe essere, finalmente, la chiave di volta del conflitto. Anche se non è niente di più di quel che Tony Stark aveva prefigurato nel numero #1, di cui vi abbiamo parlato qui.
Cosa succede se Ulysses prevede che uno degli eroi sarà la causa della morte di tutti gli altri? Un eroe buono, sebbene con qualche problema di controllo della rabbia (ehr, non so se ci siamo spiegati). Si può arrestarlo “in anticipo” sulle sue colpe? Sempre che queste siano effettivamente destinate a succedere. E poi, naturalmente, c’è il solito meccanismo della profezia auto-avverante: e se l’apocalisse prevista da Ulysses si mettesse in moto proprio a causa delle azioni intraprese con lo scopo di evitarla?
In conclusione, si tratta di un numero di transizione, nel quale succede davvero poco più di quel che vi aspettereste, con appunto l’eccezione di un cliffhanger intrigante. Purtroppo non migliorano la situazione i due tie-in che seguono l’episodio regolare della saga, riempitivi che potreste comodamente soprassedere, in attesa del prossimo numero in arrivo tra sette giorni (gli episodi escono quindicinalmente).