Oltre il giro di boa
Commentare questo numero 5 della Civil War II è difficile, più del solito (a proposito, vi conviene ovviamente leggere il fumetto prima di questo articolo, non che ci sia poi molto da rivelare). Per un motivo semplice: i contenuti da commentare sono molto molto esili. Se ci avete seguito su queste pagine, sapete che non abbiamo mai fatto mistero del nostro scarso gradimento nei confronti del maxi-evento crossover di casa Marvel. Nei precedenti 4 numeri la trama è stata raccontata attraverso linee di dialogo e spiegoni, più che mostrata attraverso azioni ed eventi, e le motivazioni dietro allo scontro intestino tra i supereroi sono apparse quanto mai pretestuose.
In due parole: Cap. Marvel agisce in maniera esageratamente rigida e dittatoriale, uscendo dal proprio personaggio; di contro, Tony Stark appare in maniera sin troppo evidente come leader della fazione ragionevole. Attorno a loro, e questo si è concretizzato proprio nel numero scorso, si sono riunite due “squadre”, accomunate da ragioni politiche o di amicizia, più che di accordo e di opinione. Eppure il dilemma etico era convincente e altamente divisorio: è lecito punire qualcuno in anticipo, se si sa con una buona, ma non totale, probabilità che compirà qualche crimine nel futuro?
La responsabilità di un conflitto percepito come piatto, quindi, deve necessariamente ricadere sulla sua resa, più che nelle premesse, comunque valide. Per quattro numeri si sono esplorate poco le ragioni dell’una e dell’altra parte, impiegando quasi tutto lo spazio per eventi collaterali succedutisi pagina dopo pagina che, pur contando potenzialmente molto (benché ancora non ci convinca a pieno, abbiamo comunque assistito alla morte di Hulk), hanno causato reazioni bidimensionali nel resto del cast.
Tutto ciò ha portato allo scontro del numero 5, purtroppo perfettamente in linea con il resto. Le due fazioni si sono riunite ora per la prima volta, e si scontrano senza scambiare più di qualche banale battuta per parte. E le rispettive ragioni? Praticamente non reperite. Qualcuno (come i Guardiani della Galassia) lo dice pure, e parafrasiamo: “Siamo più amici di Carol Danvers che di Tony Stark, ci ha chiesto aiuto e combattiamo per lei contro di lui”.
Parliamoci chiaro, il picchiarsi prima e capire dopo è una tradizione, in casa Marvel, ormai anche nel reparto cinematografico. Non ci aspettiamo chissà quali approfondimenti, ma neanche la totale mancanza di quest’ultimi. Abbiamo già paragonato questa seconda guerra civile alla prima, quella di Millar e McNiven, che aveva due fazioni disposte (almeno fino a un certo punto) su posizioni entrambe condivisibili. Stavolta no, e sorge intanto un altro confronto destinato a mettere questa saga in luce negativa, con le ultime Secret Wars. Lasciando da parte la moltitudine di tie-in dedicati al precedente maxi-evento Marvel (che ha riportato il suo universo fumettistico all’unicità, da che era diviso in Regolare e Ultimate), la testata principale scritta dal maestro della fantascienza Johnathan Hickman e disegnata dall’incredibile Esad Ribic si è protratta per nove episodi colmi di eventi, alleanze, spiegazioni e colpi di scena, fino al finale denso di combattimenti all’ultimo respiro. Non una cosa è sembrata di troppo, o troppo abbozzata. A confronto questa Civil War II risulta, sinora, davvero poca cosa.
E infatti in questo quinto numero, l’episodio che vede esplodere la lotta, non succede comunque nulla di che. Qualche scontro qui, qualche scontro lì (anche divertenti, se decontestualizzati) e un cliffhanger finale che ritorna ancora una volta al tema dei poteri del nuovo inumano Ulysses. Una nuova, oscura visione che vede (se non avete ancora letto l’episodio è un piccolo spoiler, ma si tratta pur sempre di solo “futuro possibile”) lo Spider Man di Miles Morales uccidere Cap. America, lo Steve Rogers che noi sappiamo essere, a causa delle manipolazioni del cubo cosmico in possesso del Teschio Rosso, un agente sotto copertura dell’Hydra. Ma questo i supereroi non lo sanno, perciò non possono che prendere la visione come un cupo presagio.
Il punto è che, per qualche ragione, nessuno dei personaggi in gioco tende ancora a ragionare quanto viene naturale a chiunque legga. Le previsioni di Ulysses sono probabilistiche, questo ormai è un fatto, per quanto siano realistiche e sembrino tangibili. Perciò, teoricamente, già assistere ad una visione dovrebbe alterare le probabilità che questa si avveri. Con tutti i super-geni coinvolti nella lotta, spetterà ancora soltanto a Tony Stark farsi venire qualche dubbio e contrastare l’ormai “cattiva” Cap. Marvel? Speriamo di no, in attesa del prossimo numero 6.