La conclusione si avvicina, inevitabile o prevedibile?
La saga non si smentisce. E purtroppo è una cattiva notizia. Abbiamo assistito a ogni tipo di evento, durante questa Civil War II e ci dispiace constatare che si è trattato, a un numero dalla fine lo si può dire in maniera pacifica, di una delle peggiori maxi-eventi-crossover degli ultimi anni. Proprio in luogo di tutti i colpi di scena susseguitisi negli episodi precedenti, cui abbiamo assistito sempre molto passivamente, quasi in maniera indiretta, e mai partecipato con il cuore. Sembra una banalità, ma non lo è affatto: questa guerra civile, a confronto sia con la recente e appassionante Secret Wars, sia con la sua controparte originale di Millar e McNiven, nonostante abbia calato qualche grossa carta per conquistarci, non ci ha fatto alcun effetto.
E in questo settimo e penultimo episodio, come vi anticipavamo, le cose non cambiano. Per quanto le intenzioni di Miles Morales e Capitan America siano intriganti, si ha sempre e comunque la sensazione di procedere verso un (rissone) finale inevitabile, sì, dovuto, anche, ma soprattutto forzato, considerata l’evoluzione della vicenda. Una Carol Danvers maniaca del controllo per sei numeri sembra essersi improvvisamente ravveduta e, proprio quando comincia a ragionare come il Tony Stark “buono” dei precedenti episodi, tocca a Iron Man diventare immotivatamente aggressivo.
Ci chiedevamo per l’appunto quale sarebbe stato il modo di arrivare, da ciò che sembrava l’alba di un finale anti-climatico, complicato ma interessante, a un tramonto di sangue, peraltro promesso dall’inizio e ancora non mantenuto, se non consideriamo la breve scazzottata confusionaria (senza motivi né conseguenze) del numero #5 e le morti “pacifiche” di War Machine e Hulk. Il modo scelto da Bendis è l’equivoco, dei più banali e scontati. Cap. Marvel si ravvede ma Tony Stark non lo sa, fraintende e reagisce d’impeto, senza neanche lasciar parlare l’avversaria. Degno di Batman V Superman: Dawn of Justice. Chissà se i due faranno pace per un qualche zio omonimo.
L’arte di Marquez e Ponsor è come sempre da ammirare, riuscendo a compensare degnamente la struttura non proprio illuminante di testo e narrazione. I tie-in di fine numero, invece, sono il solito companatico dimenticabile, inseriti per poter mantenere il ritmo, a nostro parere incalzante in modo superfluo, di due uscite bisettimanali al mese. Perché non un doppio numero ogni trenta giorni? Ad oggi la Vedova Nera di Waid e Samnee, che ogni due mesi presenta due episodi della serie e basta, è una delle migliori uscite Marvel, se non la migliore, e lo è anche perché non costringe a leggere altro che ciò che interessa il lettore al momento dell’acquisto. Capitan America, con un episodio dedicato a Sam Wilson e l’altro a Steve Rogers, ci si avvicina. Civil War II no, neanche da lontano.
Non resta che attendere altri 15 giorni per le ultime pagine della saga, con uno scontro che promette morti e feriti in abbondanza (ma non è detto, di nuovo, che mantenga le promesse) e, forse, una presa di posizione definitiva e magari più motivata dei vari personaggi dell’universo fumettistico della Casa delle Idee.