Nella cultura giapponese il rosso è da sempre abbinato agli eroi protagonisti. Cosa si cela dietro questa scelta cromatica?
Rosso come la passione, come il sangue, come gli eroi. Nel panorama cromatico ogni colore psicologicamente rimanda a precisi stati d’animo e nell’immaginario comune definisce archetipi ben definiti. Queste connessioni seguono il flusso tracciato dall’imprinting culturale di ogni realtà, che condiziona e definisce l’immaginario narrativo delle popolazioni.
La scelta di un colore ha basi antropologiche fortemente delineate, che lo inseriscono all’interno di un background ancestrale profondamente radicato. Oltre alla tipizzazione dei sentimenti tramite una determinata scelta rappresentativa, i colori sono stati utilizzati anche per simboleggiare le attitudini e il carattere umano. Ogni cultura ha la propria categorizzazione cromatica, spesso operando scelte agli antipodi.
Nella realtà giapponese le radici artistiche e rituali sono rimaste inalterate, in particolar modo l’uso del colore ricalca una tradizione plurisecolare. Ogni tonalità ha un significato e valore differente: alcune sono ovviamente legate a richieste di buon auspicio e interconnesse con le celebrazioni sacre, altre invece vengono evitate, correlate a cattivi presagi e portatori di una simbologia nefasta.
Il designer nipponico Tanaka Ikkō rimarca il valore etico e apotropaico celato dalla scelta cromatica: “In Giappone i colori, siano essi intensi o delicati, sono identificati non sulla base della luce riflessa o dell’ombra, ma in termini di significato e sentimento associati a essi”.
Anche per distinguere e classificare le varie tipologie di personalità e modelli umani facilmente riconoscibili, si fa ampio uso delle varie tonalità, che anticipano la narrazione e frantumano l’astrazione, concretizzando subito la divisione dei ruoli nel racconto.
Legandosi alla tradizione, la cultura pop nipponica ha attinto a questo peculiare utilizzo dei colori, cristallizzando per decenni scelte che sono diventate iconiche e classiche anche per noi fruitori occidentali.
Il rosso negli eroi made in Japan
Il Sol Levante ha illuminato un panorama variopinto, in cui ogni persona, ogni oggetto ha un suo specifico ruolo, a cui è associata una precisa tonalità.
Focalizzandoci sui rigidi schemi con cui gli autori degli anime hanno ben tipizzato i propri protagonisti, appare lampante l’utilizzo del rosso per indicare il leader carismatico del gruppo.
La scelta cromatica abbraccia in toto l’intera storia dell’animazione made in Japan, raggiungendo la magnificazione nei super sentai, che fonda la sua architettura narrativa proprio sulla divisione metodica dei personaggi in base alla diversa tonalità.
Antesignana a tal proposito appare l’intuizione di Gatchaman, serie prodotta dalla Tatsunoko che già nel 1972 delineava i tratti dei vari eroi che componevano la squadra preposta alla difesa della terra. Ken L’Aquila è il leader carismatico, brillante e sempre pronto a salvare gli altri membri del team. L’uso del rosso legato agli eroi in prima linea qui non ricopre interamente la divisa di Ken, ma il suo mantello scarlatto e vari rimandi sulla tuta e sull’elmo sottolineano già la potenza della tinta.
Tuttavia, è con Squadrone Segreto Goranger, la serie capostipite del Super Sentai, genere creato da Shōtarō Ishinomori, che si definisce in maniera limpida il ruolo dei colori all’interno delle produzioni giapponesi. La serie, che poi verrà prodotta e riadattata in Occidente nel fortunato franchise Power Rangers, forgia in maniera indissolubile il legame tra il rosso e gli eroi/leader.
Tsuyoshi Kaijo Aka Renjā, Ranger Rosso è uno stratega, maturo nonostante la giovane età e abile nei combattimenti. Tutte caratteristiche che poi ritroveremo nei decenni successivi in tutti i super sentai. Rispetto a Gatchaman qui la divisa diventa monocromatica e sia i Goranger che i Power Rangers manterranno questa caratteristica. Mighty Morphin Power Rangers rovinò l’abbinamento tinta/carattere stereotipando i rangers gialli e neri, abbinati etnicamente a ranger asiatici e afroamericani. Una scelta infelice che verrà poi successivamente accantonata.
Negli anni ottanta l’accostamento rosso/eroi è onnipresente e si può trovare in vari generi dell’animazione nipponica. Molti esponenti del panorama mecha ricalcano il modello fissato dai super sentai.
In particolar modo in Golion, montato poi negli USA con Kikō kantai Dairugger XV e “trasformato” in Voltron, il protagonista ha una tuta con vistosi inserti rossi, che simboleggiano il suo carisma e la sua leadership. La stessa identica divisa era indossata da Gensuka Yishida, protagonista di Astro Robot contatto Ypsilon.
Il 26 marzo del 1990 su Odeon Tv in Italia debuttava uno degli anime che ha sottolineato e suggellato nell’eternità l’associazione eroi/protagonisti e il rosso: I Cavalieri dello zodiaco. La serie conosciuta in Giappone come Saint Seiya e tratta dall’omonimo manga di Masami Kurumada, ci regala un protagonista interamente devoto alla tinta cromatica dei suoi analoghi. Anche a livello caratteriale Pegasu/Seiya risponde ai canoni del ruolo che ricopre e dei colori che indossa. Caparbio, carismatico, interamente devoto alla causa Atena, che personifica la salvezza dell’intera umanità. La T-Shirt rossa lo contraddistingue sia in versione “borghese” che in versione cavaliere. Nel Manga inoltre presenta nelle copertine anche una capigliatura tendente al purpureo.
In maniera quasi speculare a Saint Seiya, la medesima scelta delle tonalità viene riproposta ne I cinque samurai, anime prodotto dalla Sunrise e dalla Nagoya Television. Ognuno dei protagonisti presenta colori predominanti sulle proprie armature e a ogni corazza/tonalità corrisponde un elemento. Fuoco, luce, acqua, cielo, terra vengono abbinati ai vari colori delle vestigia e anche in questo caso gli eroi si tingono di rosso: il protagonista dell’anime infatti è Ryo del fuoco, che rappresenta la giustizia. Qui il riferimento principale è a Viaggio in Occidente di Wu Cheng’en, prototipo delle opere di arti marziali, e in cui si ritrova il team rappresentante i cinque elementi, ciascuno dei quali abbinato ad un particolare colore.
Gli esempi del fortunato accostamento eroi/rosso si possono riscontrare in tantissime opere. In Starzinger il protagonista Kugo veste di rosso, in Supercar Gattiger la stessa situazione viene riproposta nei colori delle auto. In Megaloman, Vultus 5, Getter Robot, Daltanious ritroviamo il medesimo schema.
La cultura americana, che invece utilizza prevalentemente l’azzurro per identificare il leader, omaggia la narrazione eroica nipponica in M.A.SK. (Matt Traker) e, soprattutto, in Transformers con Optimus Prime, la cui bicromia sembra far incontrare le due culture. Incontro che si era già delineato tra i produttori dei giocattoli del franchise, l’americana Hasbro e la giapponese Takara Tomy.
Il rosso nella cultura giapponese
L’origine culturale di questo binomio ha varie chiavi di lettura.
Il rosso in Giappone ha sfumature sacre e rituali, deve proteggere e purificare, tenendo lontani gli spiriti maligni. allontanando gli spiriti maligni.
I templi shintoisti e i torii, le porte di accesso alla realtà sacra, presentano tutti colori accesi tendenti al rosso, qui associato al sole, alla prosperità e le forze vitali che il sangue trattiene. I protagonisti lottano e si sporcano del sangue dei nemici, battesimo delle loro virtù di guerrieri. Quello stesso sangue che nasconde eventuali proprie ferite, rendendo immortali gli eroi. Nel teatro kabuki in particolar modo si evince il legame tra il rosso indossato dagli eroi e il loro bagno nel sangue dei nemici. Sempre in ambito bellico, è il colore di Marte, simbolo di rigore morale, della giustizia e dell’arte della guerra.
Il proverbio tonari no hana wa akai ( i fiori del vicino sono rossi) sottolinea l’importanza di questo colore, che, abbinato al bianco, diventa simbolo di buon auspicio ed equilibrio. Durante cerimonie e celebrazioni vengono indossati drappi dei due colori, che ovviamente ritroviamo nella bandiera del paese.
Nisshoki, che significa la bandiera del sole, unisce il rosso cremisi del sole legato alla dea Amaterasu, che augura un futuro prospero per il Giappone, al bianco, simbolo di purezza, onestà e l’integrità del popolo giapponese.
Tutte caratteristiche che ritroviamo nei protagonisti e leader delle opere del Sol Levante. Quegli eroi vestiti di rosso che hanno salvato la terra e i pomeriggi di intere generazioni.