I segreti della disinformazione – Prima puntata
Cos’è la disinformazione?
Iniziamo, con questo, una serie di articoli dedicati alla disinformazione. Che cos’è la disinformazione, quali obiettivi si prefigge e quali metodologie e tecniche vengono utilizzate per fare disinformazione? Viviamo in una società che ci bombarda continuamente con informazioni di ogni tipo attraverso decine di canali differenti — giornali, televisione, internet. Quante di queste informazioni sono attendibili? Come facciamo a riconoscere quelle che non lo sono e, soprattutto, perché non lo sono? Buona fede, mala fede, superficialità o vera e propria strategia? Insomma, cosa c’è davvero dietro la disinformazione?
In questo primo articolo vedremo cos’è la disinformazione e perché esiste. La disinformazione è una branca della scienza della comunicazione che si prefigge lo scopo di manipolare l’informazione in modo da generare in un gruppo specifico di soggetti una specifica opinione modificando, rafforzando o indebolendo quelle attualmente esistenti. Come tale, essa utilizza soprattutto due discipline: la psicologia, in particolare in relazione ai processi cognitivi, e la sociologia, soprattutto per quello che riguarda le interrelazioni sociali, la comunicazione e la diffusione della conoscenza. Si tratta quindi di una scienza che tuttavia richiede una buona attitudine alla creatività, ovvero è in un certo senso anche un’arte. Prima di andare avanti, è opportuno tuttavia chiarire alcuni termini, in particolare chiarire la differenza fra dato, informazione e conoscenza. Un dato è una descrizione codificata di qualcosa. Come tale è generalmente decontestualizzato. Ad esempio, se dico 7°C sto fornendo l’indicazione di una temperatura, ma non sto dicendo a cosa quel valore si riferisca. La temperatura dell’aria? E quando? A che ora? Dove? Se dico le sette e mezza, probabilmente sto dando un orario, ma stiamo parlando di mattina o pomeriggio? E in relazione a cosa sto fornendo questa indicazione? Ecco allora che se contestualizzo un dato ho quella che si chiama informazione. Domattina, alle sette e mezza, si prevede una temperatura media di 7°C nella Capitale. Un’informazione, tuttavia, è del tutto scollegata dall’esperienza e dall’attività cognitiva, ovvero di comprensione, di un essere umano. Sarà vero o falso quello che ho detto? È ragionevole? Verosimile? È già successo? Se la Capitale in questione è Roma e siamo al 10 di agosto, magari qualche dubbio mi verrà sul fatto che la temperatura media alle 7:30 di mattina possa essere sotto i 10°C, anche se teoricamente non è impossibile. La capacità della mente umana di correlare fra loro informazioni ed esperienze pregresse produce quella che si chiama conoscenza.
Ma a cosa serve la conoscenza? Se escludiamo quei rari casi e individui che amano la conoscenza in quanto tale, lo scopo primario della conoscenza è quello di prendere decisioni. Ogni volta che noi prendiamo una decisione, che sia cosa mangiare a pranzo o se accettare una proposta di matrimonio o di lavoro, lo facciamo mettendo a confronto ciò che desideriamo, temiamo e pensiamo, con ciò che sappiamo. È la famosa battaglia della testa contro il cuore, o della ragione contro la passione. Torniamo alla disinformazione. Un’opinione è generalmente il risultato di una serie di processi razionali e irrazionali. Parte nasce dalla logica, parte dalla fede o comunque da ciò in cui si crede o si vuole credere, ad esempio i valori che ci caratterizzano. A volte la componente razionale è solo di supporto a quella irrazionale, a volte è prevalente. In ogni caso esistono sempre entrambe. Mentre la conoscenza si dà come qualcosa di assodato, un’opinione può esistere a prescindere da riscontri oggettivi. Ad esempio, noi sappiamo che la maggior parte dei migranti sono individui che fuggono da condizioni di vita difficilissime, spesso al limite della sopravvivenza. Che siano tutti brava gente o meno tuttavia è materia d’opinione. Conoscenze e opinioni spesso sfumano l’una nell’altra ed è proprio su questo confine che spesso gioca la disinformazione. Diventa chiaro a questo punto perché esista la disinformazione. Se questa è funzionale a manipolare le opinioni e spostare l’asticella fra ciò che noi consideriamo semplice opinione o conoscenza acquisita, e se queste servono principalmente a prendere decisioni, è chiaro che la disinformazione ha come obiettivo primario quella di orientare le decisioni di un gruppo più o meno vasto di persone. Perché? Ovviamente per trarne vantaggio. La disinformazione può quindi focalizzarsi su un gruppo ristretto di persone le quali possono essere più o meno in grado di influenzare a loro volta altre persone, oppure colpire un segmento specifico dell’opinione pubblica, ad esempio tutti coloro che hanno una particolare fede religiosa o tutti coloro che vivono in una particolare nazione. Grazie a internet, oggi è possibile fare disinformazione persino a livello globale, anche se in realtà l’efficacia di un’azione di disinformazione dipende fortemente da fattori ambientali e culturali e quindi difficilmente il suo effetto potrà essere uniforme a livello planetario.
Terminiamo questo articolo sottolineando un aspetto importante che non va assolutamente sottovalutato. Molto spesso pensiamo che se uno crede in una “bufala”, come vengono spesso chiamate alcune forme di “disinformazione spicciola” in rete, è perché è scarsamente intelligente, ha un basso livello di cultura o ha una mentalità particolarmente ristretta. Ovviamente questi aspetti facilitano la diffusione di una notizia il cui scopo è disinformare, ma una buona azione di disinformazione è in grado di ingannare anche le persone più intelligenti, con il più alto livello di cultura e spirito critico. Basti pensare che nel campo del controspionaggio la disinformazione ha l’obiettivo di ingannare gli analisti dell’agenzia di intelligence avversaria. Se possono essere ingannati loro, allora chiunque di noi può cadere nelle maglie della disinformazione. Non dimenticatelo mai, perché la prima debolezza su cui la disinformazione gioca è la convinzione di essere immune da questo tipo di manipolazione.
Nel prossimo articolo parleremo di verità e menzogne.
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