Dalle sitcom al gotico, fino all’ambientazione solo natalizia: come il Natale si è evoluto all’interno della serialità
Il Natale ha da sempre un fascino tutto suo che però è cambiato nel corso della sua espressione artistica all’interno dell’audiovisivo. Prima di tutto è stata la letteratura a inglobare il periodo natalizio nel tessuto delle proprie storie, ambientando intere narrazioni o momenti emblematici della propria narrativa in prossimità di un albero decorato a festa.
Sono i giorni della Vigilia quelli più febbricitanti nelle Piccole Donne di Louisa May Alcott ed è durante la notte che separa il 24 dal 25 in cui i fantasmi del Natale passato, presente e futuro bussano al cuore avaro dell’arrogante Ebenezer Scrooge nel Canto di Natale dickensiano.
Il cinema non poteva perciò fare altrimenti, inserendo al proprio interno narrazioni che prendono vita nel cuore del periodo natalizio, facendo nascere un filone che varia di genere a seconda del racconto, ma che ha solitamente come base principale quello dell’amore romantico o del riscatto di se stessi (e della propria famiglia).
Che Natale sia un momento cruciale da vivere tutti insieme lo hanno dunque capito nel tempo anche le serie TV, che prendendo un larghissimo lasso di tempo all’interno della visione settimanale degli spettatori e della messa in onda puntata dopo puntata hanno sempre più voluto accompagnare il pubblico verso l’arrivo delle festività e l’attesa del barbuto Babbo Natale.
Le festività passate in famiglia
Se trascorrere settimane insieme ha significato per i fan diventare parte integrante dell’esistenza stessa delle serie tv, le quali potevano e possono tutt’oggi continuare solamente con il sostegno e la visione assidua degli spettatori pena la cancellazione, questo ha voluto dire sincronizzare sempre di più le esistenze autentiche e finzionali, mettendole sul medesimo piano temporale.
Sono state soprattutto le sitcom a regolarizzare un tipo di visione scandita dallo scorrere dei mesi, accompagnando il pubblico tenendo sott’occhio il calendario e facendo in modo di far coincidere i giorni di festa con quelli del suo show preferito.
Quello della sincronizzazione del periodo vissuto da personaggi e spettatori è stato un modo per creare una coesione ancora più stretta tra finzione e fruizione, facendo della condivisione simbiotica un incentivo a sentirsi più coinvolto da parte del pubblico e di poter giocare con elementi del vissuto reale all’interno delle puntate dedicate al Natale.
Episodi che nel passare degli anni sono diventati parte di una tradizione che si è poi ripetuta di serie in serie, facendo della puntata natalizia una delle più peculiari nelle fila di un racconto, proprio in virtù del poter essere ogni volta sia parte integrante della storia, che esperienza di visione da poter vivere quasi come evento a parte.
Dalla comedy alla pausa natalizia
È così che con le puntate di Friends ci si va ricongiungendo con un senso di familiarità che è da sempre quello che la sitcom ha cercato di trasmettere e che si rinforza quando ci si ritrova a dover fronteggiare la stagione dei regali.
È emblematico che sotto il vischio si scambino i baci più dolci, i doni più inaspettati, che l’atmosfera del Natale riesca a rendere la quotidianità qualcosa di speciale, anche quella di un poliziotto abituato a sventare crimini e che alla Vigilia si ritrova a vivere il suo film preferito (natalizio e non solo). Come quel Jake Peralta che si destreggia a proprio modo nei panni di un personalissimo John McClane, protagonista di Die Hard, nella comedy Brooklyn Nine-Nine.
È come se quello che succede nelle puntate di Natale rimanesse circoscritto dentro il perimetro natalizio di puntate attentamente selezionate, che soltanto in occasioni solitamente gotiche o orrorifiche possono preventivare un presagio di sventura (di cui uno degli ultimi esempi è la serie danese Elves), ma che nelle altre occasioni accolgono i buoni sentimenti proprio come ognuno di noi è invitato a fare.
Un altro minimo comun denominatore dei prodotti seriali è anche quello di potersi scollegare attraverso le puntate natalizie per prendersi una pausa dalla narrazione principale. Attivare un momento di stand by regalando al pubblico un momento di puro intrattenimento, addobbato da luci, palline e una spruzzata di neve.
Tra tutti è forse Doctor Who l’espressione più evidente di questa volontà di poter affidare agli episodi di Natale una libertà dalla propria storyline che può anche ricollegarsi trasversalmente al nucleo principale, ma che si diletta soprattutto nell’offrirci una visione sospesa, come a volte sembrano proprio i giorni delle feste. Saper emozionare dedicandoci dei racconti che si aprono e si chiudono nell’arco di un brindisi, ma che rimangono incastonati nei ricordi, o nel caso del Dottore nei suoi due cuori.
E se fosse…sempre Natale?
Ma se il Natale è diventato, sempre più insistentemente, uno dei massimi setting per la realizzazione di opere cinematografiche grazie a un autentico catalogo specializzato aperto da Netflix (e non solo), anche le serie hanno deciso di non essere da meno. È infatti sempre Natale nella commedia seriale norvegese Natale con uno sconosciuto e lo è anche nel gioco sentimentale tra diari e identità da scoprire nel tenerissimo Dash & Lily.
Le festività hanno preso il sopravvento e lo spettatore sembra trovare conforto in una serialità che non ha paura delle cene con i parenti e degli acquisti dell’ultimo minuto. E non ne hanno nemmeno i supereroi, come Hawkeye su Disney Plus ci dimostra. Un’offerta nel panorama del cinema e, ora, anche delle serie televisive da poter rivivere a ogni scattare di dicembre. Una maniera per intrattenersi e scaldarsi, magari con una buona tazza di tea da una parte e dall’altra qualche avanzo ancora gustoso rimasto dal pranzo di Natale.