Lo conoscete bene, supponiamo. Brian Azzarello non ha infatti bisogno di presentazioni. Il fumettista dell’Ohio che ha lavorato per lungo tempo per DC Comics e che ha dato vita a 100 bullets insieme a Eduardo Risso, si è fermato qualche minuto in nostra compagnia ed abbiamo così avuto modo di scambiare quattro chiacchiere.
Ecco a voi il resoconto dell’intervista, avvenuta durante il Comicon 2018.
Hai realizzato una lunga e bellissima run di Wonder Woman, con Cliff Chiang. Siete stati poi coinvolti nella realizzazione del film? E ti è piaciuto il film?
Sì il film mi è piaciuto molto, ma no, io non sono stato coinvolto nel progetto, mentre Cliff Chiang sì (sorride n.d.R.).
Penso che al momento i film DC siano troppo legati, ed è un problema. La pellicola migliore è Wonder Woman, perché non era tanto connessa a tutto il resto. Hanno ingaggiato Patty Jenkins che ha fatto un gran lavoro. Lei ha avuto modo di trattare qualcosa di accaduto in un altro tempo, non era dentro al meccanismo di attuale continuity del DC Extended Universe. È un processo delicato, quello in corso, ma riusciranno nella loro missione… O perderanno tutti il lavoro! (ride n.d.R.)
Rifererendoci sempre a quella fantastica run di Wonder Woman, qual era l’idea dietro il progetto e il cambio di caratterizzazione del personaggio?
Ho pensato che avesse bisogno di qualche villain bello tosto, tutto qui. E, nascendo Wonder Woman dalla mitologia, c’erano tantissimi villain cui si poteva attingere! Bastava farla interagire di più con il mondo mitologico, ma non quello fatto di toghe e costumi, piuttosto datato. Uno diverso, più contemporaneo, in un certo senso. Anche se questo è un classico problema, con la mitologia: quando gli dei erano venerati, erano di fatto contemporanei…
Com’è stato lavorare a Dark Knight III: The Master Race con Frank Miller? Hai sentito la pressione, considerato l’hype per quest’opera?
No, devo dire che non ho sentito nessuna pressione. Con Frank abbiamo realizzato un lavoro fantastico ed insieme abbiamo lavorato benissimo, ci siamo aiutati a vicenda e tutto questo fa in modo che non si avverta alcun tipo di pressione.
Sempre in relazione al Cavaliere Oscuro, pensi che il pubblico di oggi sia in grado di cogliere le tematiche dell’opera originale e al tempo stesso il modo in cui emergono, nuovamente, in Master Race?
Me lo auguro! Tuttavia sono passati più di 30 anni dalla graphic novel originale e credo, e in fondo spero, che la percezione del pubblico sia cambiata, sia diversa. Del resto anche le tematiche vanno viste in maniera diversa, perché la nostra società non è la stessa di 30 anni fa.
Il tuo nome è spesso associato al noir e alla crime fiction, per merito soprattutto di 100 Bullets.
Eppure, anche a livello generale, di recente le ambientazioni sono un po’ cambiate. Molte opere che prima venivano ambientate in grandi città ora ci mostrano la provincia…
Non c’era molto spazio in 100 Bullets, per un approfondimento dell’ambientazione cittadina, perché era tutto basato sul crimine organizzato e cose del genere. Penso che in fondo volessi solo esplorarne diversi aspetti. Ma di recente dobbiamo dire che è vero, c’è stato uno spostamento generale in tema di ambientazioni, dalla città a contesti meno metropolitani.
Possiamo aspettarci, presto, un adattamento di 100 Bullets per il cinema o la TV?
No, non credo. È questione di opzioni, su opzioni, su opzioni…