Abbiamo intervistato il talentuoso autore di Kids with Guns, opera di cui abbiamo recentemente parlato in sede di recensione e che abbiamo molto apprezzato. Vediamo cosa ha da raccontarci Capitan Artiglio sul “dietro le quinte” del suo lavoro. A voi.
Allora Capitano, “Kids with Guns” è una bomba atomica. E non immaginavo sarebbe stato così figo. Avevo visto qualche immagine in anteprima tramite i social, e avevo paura che fosse semplicemente troppo caotico. Poi ho sfogliato e letto il libro e… wow!
Sì, il rischio maggiore era proprio quello di inserire troppi elementi e non riuscire a mescolarli bene. In realtà ho inserito le mie passioni, quello con cui sono cresciuto e quello con cui mi piace lavorare, quindi è stato davvero divertentissimo ed è tutto oggetto di una serie di studi, proprio perché far stare bene insieme diversi elementi è stato un lavoro abbastanza impegnativo, ma in fondo anche naturale, poiché erano cose con cui avevo familiarità.
Facciamo finta di dividerlo in percentuali, in blocchi fino ad arrivare a 100. Quanto videogame c’è? Quanto serie TV? Quanto manga? Quanto fumetto americano?
Beh, io direi 70% manga, perché di videogiochi in realtà c’è poco. L’esperienza da videogiocatore la porto nel background da sempre, ma nell’ultimo periodo gioco veramente poco. Uno che forse mi ha formato e influenzato è Monster Hunter, anche se non ho ancora giocato l’ultimo. Ma appena ho un attimo lo farò!
Mi sarebbe piaciuto fare questa intervista prima di recensire il libro, perché sono diverse le domande che vorrei farti. Ad esempio, tu hai mai visto “Cadillacs e dinosauri”?
Eh sì, assolutamente. Fa parte delle percentuali di cui parlavamo prima!
Perché hai questa passione per i dinosauri?
Quella è una cosa che nasce da bambino, come tutti i nati negli anni ’80-’90. Siamo stati tutti bombardati dai Jurassic Park eccetera.
Ma ti piace inventarne di nuovi o cerchi sempre di fare riferimento a dinosauri esistenti?
Un po’ e un po’, in realtà. C’è sempre qualche riferimento a dinosauri esistenti, ma cerco comunque di estremizzarne i caratteri.
Ritornando a quanto detto prima. Quanto One Piece ci hai messo in Kids with Guns?
Quello va inserito ovviamente tra i manga. Quindi sì, anche una percentuale bella grande di One Piece. Ma anche Dragon Ball. C’è anche tanto di Takao Matsumoto, soprattutto per le città.
Tu hai la particolarità di disegnare tavole ricchissime di dettagli, specie per quanto riguarda le vedute cittadine. Questo feticismo per i particolari non ti manda al manicomio dopo mesi e mesi di lavoro sulla stessa opera?
È una particolar forma di autismo (ride n.d.r.). In realtà cerco sempre di equilibrare al meglio la tavola. Da una parte si concentrano i dettagli, mentre il resto deve comunque respirare, per esempio con il cielo. Però sì, mi piace caratterizzare le forme con diversi dettagli, spunti, con qualcosa che mi appassiona.
Penso che tu sia anche un grande appassionato di Hewlett e Gorillaz. Me lo fanno pensare le illustrazioni che fai per spezzare i vari capitoli, assolutamente “gorillazianie” per formula e costruzione dell’immagine.
Sì, parecchio! Anche il titolo in realtà fa riferimento ai Gorillaz, ed al loro album “Demon Days” (Nell’album, c’è infatti una canzone chiamata “Kids with Guns”n.d.r.). Ho fatto riferimento al suo immaginario, ed a quello che ha creato nel tempo.
Perché il western come base?
Il western mi serviva per la caratterizzazione dei personaggi. Mi piace quel tipo di personaggio un po’ tamarro, estroverso, tipico del cowboy. Poi è un genere anche dato dalla necessità per la presenza di terre selvagge, questa sorta di campi sterminati in cui si trova qualsiasi cosa che è proprio tipica del western. E infine gli stalli alla messicana: quello mi appassiona e mi piace davvero molto.
Per quanto riguarda il colore presente nei tuoi fumetti, sei solito creare dei contrasti molto forti. Oscilli tra diverse tonalità del rosa, del rosso e del viola e poi magari ci metti questi verdi fortissimi che creano un effetto molto “acido”. Qual è lo studio dietro questa scelta? Perché scegli un colore piuttosto che un altro?
Dipende in realtà dalla situazione. C’è una sorta di comunicazione del colore; ci sono dei fondali che ho tenuto proprio in una parte del libro, come il cielo giallo quasi evidenziatore, utile a rafforzare la tensione di una determinata scena, mentre appunto i colori più sul rosato, sul viola rimandano all’infanzia. perché si tratta comunque di un libro di formazione ed è un percorso di crescita. Inoltre il personaggio principale è femminile. Ma anche perché sono un appassionato dell’immaginario vaporwave, come Sailor Moon.
Sailor Moon?!
Sì esatto. Mi piace molto il suo stile grafico, specie i fondali che, secondo me, sono una vera bomba!
Tu hai concluso il fumetto con un cliffhanger. Perché?
Perché ci saranno dei seguiti! In realtà avevamo già previsto con BAO di fare una trilogia.
Quanto tempo ti ha richiesto questo volume?
Un anno e mezzo. Però per il prossimo libro ci metterò un anno. Anzi, “devo” metterci un anno.
Attualmente sono in fase di sceneggiatura e mi sto concentrando sui model pack del personaggi.
Quindi hai un plot esteso dall’inizio alla fine della trilogia e stai raffinando la sceneggiatura di anno in anno.
Sì, esattamente.
C’è qualcosa che avevi previsto per questo volume, ma che poi hai deciso di non inserire più, non per questioni di tempo, ma semplicemente per una questione di gusti? Te lo chiedo perché durante la lavorazione in un anno e mezzo possono cambiare tante cose.
Sì, sicuramente ci sono delle cose che in fase di lavorazione poi si sono rivelate non consone. In un anno e mezzo cambiano anche i programmi televisivi, quindi capita che magari mandano in TV qualcosa a cui avevi pensato tu per primo. L’esempio che faccio sempre è il paragone che mi fanno molto spesso tra la protagonista del mio fumetto ed Eleven di Stranger Things. In realtà quando avevo progettato il romanzo, quando avevo pensato al character design, la serie TV non era ancora uscita. Quello ovviamente non potevo prevederlo, ma sono citazioni comunque piacevoli, quindi non mi offendo e non ci resto male.
Qual è il tuo personaggio preferito del libro?
Forse Meeme, la ragazza aliena, perché anche essendo un personaggio secondario forma il protagonista e quindi ha comunque un ruolo quasi principale. Poi anche dal punto di vista del design e del carattere mi piace molto disegnarla. Però anche il Cherubino del Golgota, che è il nemico finale mi piace moltissimo.
È anche il mio preferito! Lui e il suo dinosauro con due teste che, secondo me, è magnifico! Per altro trovo che, nonostante i dinosauri, ci sia anche molta fantascienza in “Kids with Guns”. Ci ho visto un bel po’ di Blade Runner non tanto nella storia e nella narrativa, ma nella costruzione urbanistica. Con tanti riferimenti ad un certo modo di inquadrare il cyberpunk cinematografico. Tipo, chessè, statue di Deva (divinità sanscrite n.d.r.) in mezzo alle città.
Perché fa figo, secondo me. Sono ispirate alle metropoli cinesi/thailandesi, molto simili a quelle di “Ghost in the Shell”.
A guardare certe tavole, mentre leggevo il volume, mi ricordo che mi vennero in mente due cose. La prima è proprio Blade Runner, a causa dell’alta densità urbanistica di certe immagini. La seconda è un film italiano, non parimenti famoso, ma secondo me molto bello che è Nirvana.
Bellissimo! A me è piaciuto tantissimo! Con Diego Abatantuono.
Si una roba molto strana. Tornando ai dettagli che mi incuriosiscono: perché i tuoi personaggi, siano essi umani o dinosauri, hanno sempre qualcosa in faccia (come delle maschere) o in testa (come cappelli, bandane, aureole)?
Bella domanda! Solo la protagonista non ha niente, oltre la ragazza aliena. I due fratelli hanno il cappello. Sono dei ricercati, criminali.
Li hai stereotipati un po’ dal punto di vista estetico.
Sì! Volevo il cliché. Alcuni con le stesse maschere fanno parte della stessa associazione, quella del nemico finale, ad esempio, che fa parte di una banda chiamata “Il Mucchio Selvaggio”. In quel caso hanno tutti caratteristiche simili, perché fanno parte della stessa gang. Infine credo che il tutto sia dovuto al fatto che, essendo per lo più banditi, i personaggi debbano essere comunque coperti e mascherati.
Tu hai una fascinazione per i dettagli, in uno stile del tutto particolare, perché il tuo è un disegno complesso, su cui poi vengono in qualche modo “attaccati” dei personaggi dall’aspetto quasi “bidimensionale”, anche qui mi ricordi molto Hewlett.
In realtà quello lo faccio perché, a mio giudizio, quando disegni una faccia in maniera realistica, il lettore ci vede semplicemente una faccia. Ma se invece la disegni con uno stile diverso, come quello cartoon, per il lettore è più semplice immedesimarcisi, perché andando a semplificare il disegno, è più semplice poterci sovrapporre sé stessi. Io punto molto sulla stilizzazione dei volti proprio per questo motivo, per far sì che il lettore possa empatizzare con quello che legge e vede.
In chiusura, quanto dobbiamo aspettare per il volume due? Si chiamerà “Kids with Guns due” o avrà un altro titolo?
Avrà un sottotitolo. Tipo Torre Nera con i vari sottotitoli.
Quindi quando arriva il seguito?
Tra un annetto! Dovete pazientare un po’…
Quindi 2019, più o meno in questo periodo!
Secondo me sì. Dai, speriamo di sì!