Prima che i cancelli del Comicon di Napoli si chiudessero definitivamente, noi di Stay Nerd abbiamo avuto la possibilità di intervistare Okayado, nome d’arte di Takemaru Inui, autore di Monster Musume: Everyday Life with Monster Girls. Si tratta di un manga eccentrico e di successo, perché il protagonista, Kimihito Kurusu, si ritrova a dover ospitare in casa propria una ragazza-mostro chiamata Miia. Il motivo di questa strana convivenza è l’iniziativa presa dal governo nel tentativo di promuovere l’integrazione tra umani e altre creature che popolano le città, come arpie, centauri e lamie.
Il manga ha già cinque anni di serializzazione in Giappone, mentre in Italia è giunto nel 2016. edito da J-Pop, che ci ha gentilmente concesso l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Okayado.
Quali sono le difficoltà che un autore deve affrontare per diventare un mangaka professionista in Giappone?
Il debutto è sicuramente la parte più difficile: devi presentare il tuo lavoro a diverse case editrici, e sono rare le volte in cui la serializzazione viene approvata subito. Prima di essere pubblicato, il proprio lavoro viene rifiutato talmente tante volte che perseverare in questo è sicuramente la parte più difficile, perché devi continuare a produrre, devi continuare a proporre i tuoi lavori fino a quando non trovi qualcuno che li pubblichi.
Un altro aspetto difficile è continuare la serializzazione e mantenere il proprio manga interessante.
A proposito di serializzazione, dato che Monster Musume è diventato un manga di fama mondiale, hai dovuto cambiare o quantomeno deviare dall’idea originale del progetto per mantenere il successo dell’opera?
Quando ho iniziato a pubblicare non mi aspettavo assolutamente questo successo, infatti se si legge la storia, già nel primo volume ho buttato tutto ciò di cui volevo parlare, facendo accadere un sacco di cose. Da quel momento in poi, proprio per questo, la cosa che mi ha stupito è il fatto che nessuno mi abbia mai messo dei limiti, quindi non posso dire di esser stato soggetto a condizionamenti, visto il successo del manga. Anzi, al contrario: più il mio lavoro otteneva consensi, più ero libero di inserire tutto ciò che volevo per la mia opera, e questo mi rende molto felice.
In Monster Musume vengono trattati temi delicati come la diversità e l’integrazione. Fatta questa premessa, prodotti culturali come il manga possono aiutare a cambiare la percezione comune della società, e quindi del pubblico, su determinati argomenti?
In realtà non è che ci ho pensato così a fondo. Non sono partito dal volere dare un messaggio profondo all’opera, però ecco, già si capisce abbastanza leggendola: per me è importante la comunicazione tra i personaggi e che ognuno accetti i pregi e i difetti dell’altro, per cui se qualcuno ne traesse un messaggio positivo, come il conoscersi prima di lasciarsi travolgere dai pregiudizi, ovviamente ne sarei contento.
Quindi i mostri di Monster Musume non hanno un significato simbolico, non rappresentano un reale emarginato, ma sono solo dei personaggi di fantasia?
Sì, è esattamente così. Nella mia testa i mostri sono delle ragazze, semplicemente delle ragazze.
Qual è la tua opinione sui fumetti occidentali? Puoi notare delle differenze con il mondo dei manga?
Non sono un grande esperto dei fumetti occidentali, quindi non posso parlare delle differenze. Una cosa che però mi piace dei manga giapponesi è che proprio non ci sono limiti. È possibile disegnare qualsiasi cosa. Anche il più “anormale” dei manga può essere pubblicato in Giappone, e questo è bellissimo. Se questo discorso vale anche per i fumetti occidentali, beh, sono davvero contento.
Arigatou Gozaimasu!