Un’altra vittoria! Questo è bene. Ma qual è il meglio della vita?
Conan il barbaro è un film che ha segnato gli anni 80: interpretato magistralmente da Arnold Schwarzenegger, è stato uno di quei film capaci di fondere insieme azione, commedia e romanticismo senza scadere nel banale. Certo il materiale di partenza era di tutto rispetto: il film infatti era tratto dai libri di Robert E. Howard che si può dire abbiano dato vita al genere Heroic Fantasy (o sword and sorcery come viene spesso definito). La forza dell’universo di Conan proviene dal suo essere per certi versi famigliare, conosciuta ma insieme unica, fondendo una serie di rimandi da civiltà scomparse, celebrando un certo eroismo muscolare e aprendo al fantasy una strada completamente diversa da quella più battuta e popolata da elfi, maghi e draghi. Insomma un prodotto che per certi versi si può considerare di nicchia ma che ha saputo ricavarsi uno stuolo di fan sfegatati che hanno supportato tutte le possibili incarnazioni di questo mondo fatto di sabbia, mostri e spade insanguinate. Funcom ha saputo vedere in questa ambientazione un certo potenziale e con la speranza di coglierne l’essenza più intima ha sviluppato su questa impalcatura un survival che prende ispirazione da altri titoli ma ci mette del suo.
Sin dalle prime battute il mondo di Conan Exiles si dimostra alquanto inospitale e punitivo: la creazione del nostro personaggio infatti avviene su una croce alla quale siamo stati appesi per motivi non meglio definiti. A liberarci ci penserà il cimmero Conan, eroe dell’era hyboriana, che trovandosi a passare ha pensato bene di donarci nuovamente la libertà buttando gli la croce e rimuovendo i chiodi che ci tenevano ancorati al legno. Da li in poi per dirla con le parole del mitico cimmero, probabilmente finiremo per desiderare la morte. Preso il controllo del nostro avatar, infatti, ci ritroviamo in mutande (o senza dipende dall’opzione scelta) e nel bel mezzo del deserto con il solo obiettivo di sopravvivere. Come già visto in Ark: survival evolved o Rust, la parte tutorial del gioco è estremamente limitata e il giocatore ha come prima sfida quella di capire come ottenere materie prime e difendersi dalle insidie del mondo circostante. Più o meno come in tutti i titoli di questo genere Exiles ci mette di fronte una serie di obiettivi molto facili completare che ci aiuteranno a capire come funziona il gioco e a impratichirci con i controlli. Sin da subito è evidente che questo titolo è estremamente votato all’esplorazione con una mappa piuttosto ampia nella quale sono stati posizionati NPC ostili o meno che permettono al giocatore di ottenere abilità, materie prime o semplicemente di immergersi maggiormente nell’atmosfera di questa terra brutale e pericolosa. La formula è piuttosto rodata e Funcom è riuscita a bilanciare piuttosto bene i diversi elementi, presi in prestito da altri titoli, dando vita ad un esperienza immersiva e piacevole.
Al centro del gameplay c’è ovviamente la raccolta di risorse e l’utilizzo di queste per la creazione di oggetti, cibo o materiali da costruzione che aiuteranno il nostro personaggio a crescere e affrontare con maggiore efficacia le insidie del mondo circostante (in una parola, il crafting). Se da un lato la raccolta di materie prime è piuttosto intuitiva l’accesso al crafting è piuttosto macchinoso con un’interfaccia di gioco piuttosto confusionaria che rende le operazioni di routine piuttosto tediose: i menu sono fatti soprattutto di lunghe liste e l’interazione con le varie opzioni richiede un po’ di dimestichezza all’inizio e un po’ di memoria col passare del tempo o il crescere delle opzioni disponibili. Da questo punto di vista ci saremmo aspettati una certa ottimizzazione di questa che è una parte fondamentale di questo tipo di giochi, sopratutto dopo aver speso del tempo in early access.
Risultati con alti e bassi anche per quanto riguarda il combattimento che è per certi versi una buona copia di un qualsiasi action di serie B: lungo il nostro percorso potremo craftare una serie di armi sempre più potenti e potremo utilizzarle contro i nostri nemici, combinando attacchi forti, veloci e parate per incrementare la nostra letalità. La vera pecca è la mancanza di sfida che la maggior parte dei nemici propongono al giocatore: una volta imparati i pattern di attacco della fauna locale o dei mostri, schivare e uccidere diventa estremamente semplice e ripetitivo, togliendo quasi del tutto il piacere non solo di costruire armi migliori ma anche di testare le nostre abilità contro l’avversario successivo. Questa sensazione è completamente ribaltata se dalla modalità offline/single player ci muoviamo nel multiplayer: qui infatti dilaga la piaga che ha appestato tutti i survival prodotti fino ad oggi, ossia la presenza di giocatori che hanno speso ore ed ore all’interno del gioco e hanno raggiunto un livello quasi divino. Come tutte le divinità questi individui sono piuttosto annoiati e passano il tempo a distruggere le partite altrui, mietendo senza pietà i poveri pivelli che si sono appena affacciati nelle lande desolate che hanno ospitato le gesta del poderoso cimmero dalla chioma fluente.
Tecnicamente Conan Exiles si pone un pelo sotto la competizione diretta (Ark e Rust su tutti), ma in alcuni frangenti riesce a regalare delle emozioni genuine. Alcuni scorci sono estremamente poetici, soprattutto quando il fiume si insinua tra le lande sabbiose mentre altri riescono a suscitare una certa apprensione, specialmente se ci si incammina all’interno di una città senza nome nella quale dilaga la corruzione di un potere maligno e scheletri armati di spada se ne vanno a zonzo indisturbati. Una nota a parte merita la possibilità di arrampicarsi su (quasi tutte) le pareti di gioco: questa che sembra un’aggiunta effimera migliora estremamente la navigabilità e da al giocatore una certa libertà nella scelta dei percorsi che può essere accolta solo con piacere.
Verdetto
In conclusione Conan Exiles è un discreto Survival che riesce a mescolare bene la brutalità del mondo creato da Howard con delle meccaniche di gioco che negli ultimi anni si sono ritagliate una fetta cospicua di appassionati. Questo non è certo un titolo che innova il genere o che ne raggiunge le massime vette, ma è sicuramente un acquisto da considerare per quanti hanno apprezzato titoli simili e si considerano degli di percorrere le maestose orme del leggendario Arnold.