“Non c’è niente che non possiamo fare”
Siete desiderosi di addentrarvi nel mondo dei film distopici e farvi una scorpacciata di pellicole di questo genere, ma non sapete quale guardare? Vi vengono in mente solo ed unicamente i grandi classici come: Blade Runner, Terminator o V per Vendetta?
Non temete, perché quest’oggi noi di Stay Nerd, per la rubrica “Consigli Cinematografici”, siamo pronti a suggerirvi e a descrivervi un film post apocalittico tanto bello, quanto poco mainstream: Equilibrium.
Pellicola del 2002, scritta e diretta da Kurt Wimmer, è ambientata in un ipotetico 2072, dove il genere umano è sopravvissuto a stento ad una terza guerra mondiale e, per prevenire nuovi conflitti, ha deciso di affidare tutto nelle mani del Padre.
Il protagonista dell’opera è Christian Bale, il quale risulta essere uno dei migliori Cleric (agenti speciali) addetti ad eliminare chiunque provi emozioni, indicate come la causa fondante della malvagità umana.
Il film è figlio di una sceneggiatura inizialmente criptica, studiata nel dettaglio, che viene analizzata e sviscerata fotogramma per fotogramma, sequenza per sequenza, finendo per far immedesimare totalmente lo spettatore con il protagonista dell’opera.
Riesce a fa vivere lo spettatore continuamente sospeso nel vuoto, quasi fosse un thriller, facendogli osservare dall’alto lo sviluppo della narrazione, che risulta dinamica, ed immediata nello svolgimento, ma mai completamente chiara fino alla fine.
Equilibrium però rappresenta una piccola chicca cinematografica anche perché è composta da una continua serie di richiami ai grandi capostipiti di questo genere, ed infatti le ambientazioni, le colonne sonore e l’organizzazione della società non si distaccheranno mai da quella che era la struttura rappresentata nella prima grande opera fantascientifica della storia: Metropolis.
Tanti piccoli dettagli che faranno innamorare lo spettatore, fan o meno delle ambientazioni post apocalittiche, e ciò è permesso anche (o soprattutto) da due elementi chiave della pellicola quali la fotografia e le scene di combattimento.
La prima, realizzata da Dion Beebe, è monocromatica, composta prevalentemente da una palette di grigi, permettendo al nostro occhio di venir catturato non appena su questa grande e malinconica tela appaiono degli spruzzi di colore, residui di una società che non si vuole omologare e sottomettere.
Vero punto cardine dell’opera però risulta essere un giovane Bale alle prese con un personaggio che sembra essergli stato cucito addosso, per quanto risulta efficace la sua interpretazione.
L’analisi introspettiva messa in atto dal Cleric sin dai primi minuti del film, fino alla sua totale evoluzione, è tanto coinvolgente quanto affascinante, solo ed esclusivamente grazie alle qualità del poliedrico attore, che risulta essere totalmente convincente nei panni dell’agente Thompson.
Come detto poc’anzi, altro aspetto degno di nota è rappresentato dalle scene di combattimento, una sorta di mix di ciò che abbiamo visto nel primissimo Matrix e nelle vecchie pellicole di Kung Fu.
A chi è consigliato?
Lo consigliamo a tutti coloro fossero interessati ad addentrarsi nell’universo dei film ambientati in un futuro distopico, senza voler per forza scomodare i grandi classici del passato, ma anche a tutti i cinefili vogliosi di scoprire una pellicola tanto interessante quanto poco citata negli ultimi anni, tuttavia meritevole senza alcun dubbio di più visioni, vista la cura per i dettagli con la quale è stata realizzata.