A fine anno vedremo finalmente alla luce Assassin’s Creed Valhalla. Vi proponiamo quindi dieci cose che ci aspettiamo dal nuovo capitolo della saga Ubisoft.
Solitamente, quando si parla di aspettative legate a un nuovo videogioco, si spera in sempre più aggiunte e variazioni al gameplay. Soprattutto quando si parla di una saga così famosa come quella di Assassin’s Creed, arrivato oramai al suo dodicesimo capitolo con Valhalla, ambientato nel regno dei vichinghi. Oggi vogliamo andare controtendenza e sperare, piuttosto, in qualche rimozione o ritorno di vecchie meccaniche nell’imminente capitolo. Si perché non sempre “bigger is better” e a volte concentrarsi su attributi più specifici può aiutare la qualità complessiva di un gioco. Impegnato a fare poche cose, ma bene, piuttosto che tante, ma male.
Iniziamo elencando cosa assolutamente non vogliamo nel prossimo Assassin’s Creed.
Basta con gli accampamenti nemici
Sicuramente gli open world costruiti da Ubisoft, nel corso dello scorso decennio, hanno contribuito ad instaurare delle caratteristiche ormai fisse se si vuole costruire un gioco di questo genere. E una delle tante features ormai ridondanti sono certamente gli accampamenti nemici. Posti di blocco o vere e proprie basi militari disseminate dappertutto negli ultimi Assassin’s Creed. Un’operazione ripetitiva portata avanti dal giocatore a causa di quel senso innato di completismo che dimora in tutti noi, ossessionati dal voler ripulire la mappa di gioco. Magari l’eliminazione di questi accampamenti potrà rendere il mondo narrativo meno simile ad un parco giochi attuo solo al nostro massacro indiscriminato.
Meno punti di sincronizzazione
Nel primo e storico Assassin’s Creed venne creata la meccanica che ancora oggi dilaga in qualsiasi open world presente sul mercato. I punti di sincronizzazione sono torri da scalare o luoghi d’interesse da cui vedere, nella sua interezza, una porzione di gioco. Nel primo capitolo servivano per sbloccare varie mappe dell’area, e quindi iniziare a prendere conoscenza con i luoghi che avremmo esplorato in seguito. Nel corso del tempo si sono trasformate invece in vere e proprio attrazioni turistiche fine a sé stesse. Solo nell’ultimo capitolo, Odyssey, trovarsi davanti ai punti di sincronizzazione era una costante che avveniva ad ogni pochi chilometri di distanza. L’eliminazione della meccanica sarebbe forse una follia, ma sicuramente in Assassin’s Creed Valhalla vorremmo tornassero ad essere perlomeno sensati.
Meno superpoteri
Per quanto siano divertenti da utilizzare, le super abilità degli due capitoli di Assassin’s Creed sono forse una feature inutile, se non proprio dannosa, al fulcro centrale della saga, ossia la “verosimiglianza storica”. Certo, stiamo sempre parlando di videogiochi di fantascienza, ma questo non toglie il fatto che la deriva supereroistica di Origins e Odyssey è qualcosa che non vorremmo vedere in Assassin’s Creed Valhalla.
Niente collezionabili
Questo, francamente, possiamo dirlo di qualsiasi videogioco. Basta ai collezionabili, soprattutto se fuori contesto. Che siano piume d’aquila, pagine di libro o frammenti di Animus, i collezionabili dovrebbero essere seriamente ridimensionati o, al massimo, ricontestualizzati.
Un ridimensionamento delle missioni secondarie
Avere un numero spropositato di contenuti non è sempre un bene. Dall’ultima deriva GDR della saga, abbiamo notato un eccessivo numero di missioni secondarie che variano dalle commissioni per la gente comune alla caccia di animali leggendari. Seguendo lo stesso principio di alcuni punti precedenti, in Assassin’s Creed Valhalla vorremmo più attenzione verso il tessuto narrativo principale e meno verso le cosiddette missioni “riempitive”.
Passiamo adesso a cosa vorremo vedere modificato, migliorato o reintrodotto nel prossimo Assassin’s Creed.
Esplorare meglio la storyline nel presente
Il personaggio di Desmond Miles è ormai un lontano ricordo. Da tempo i giocatori si sono fatti una ragione, ma il dispiacere rimane ancora oggi. Dai tempi di Assassin’s Creed IV Black Fag, infatti, la storyline ambientata nel presente ha preso sempre di più una direzione secondaria, se non proprio terziaria. E la recente introduzione del personaggio di Layla Hassan non è ancora riuscito a dimostrarsi un degno successore. Speriamo quindi, in Assassin’s Creed Valhalla, di trovare una degna conclusione al suo arco narrativo.
Un ritorno allo stealth
È sicuramente complicato, con mappe di gioco grandi come quella che troveremo in Assassin’s Creed Valhalla, concepire anche delle avvincenti sezioni di stealth. Ritornare al concetto di “lama tra la folla” di cui Altair era silenzioso divulgatore. Il cosiddetto “social stealth”, ovvero il nascondersi in piena vista, caratteristica anche della saga di Hitman. È altamente improbabile che sarà questa la volta buona che vedremo un ritorno di queste meccaniche, d’altronde i vichinghi non sono di certo conosciuti per la loro discrezione.
Capire meglio le culture
Uno dei più grossi pregi della saga di Assassin’s Creed è senza ombra di dubbio quello che di poterci immergere in epoche passate sempre diverse tra loro. Nessun’altra serie videoludica d’avventura ci ha portato dalla Terra Santa alla Roma rinascimentale. Dall’Antico Egitto alla Rivoluzione Americana. Chi meglio e chi peggio, è riuscito a farci sentir parte integrante di un contesto completamente diverso dal nostro. Purtroppo, molto spesso l’accuratezza storica va ricercata solo nell’architettura dei mondi giochi, e quasi mai nella descrizione culturale della civiltà protagonista. In Assassin’s Creed Valhalla vorremmo davvero un’introspezione profonda e sincera nel mondo dei vichinghi e non solo una mera facciata estetica.
Ripensare l’occhio dell’aquila
L’occhio dell’aquila è un’altra di quelle meccaniche stabilite dal primo titolo di Assassin’s Creed. Con un semplice tasto, era infatti possibile individuare tra la folla il proprio obiettivo, diventando quest’ultimo evidenziato in un rosso fluorescente. Da Assassin’s Creed Origins siamo passati ad una vera e propria aquila (in Valhalla probabilmente si tratterà di un corvo) che ci permette di avere una prospettiva dall’alto e di diventare quindi onniscienti dell’area di gioco. Questa meccanica dona troppo potere al giocatore, in grado di avere un vantaggio tattico oggettivamente sbilanciato nei confronti dell’intelligenza artificiale. Ci aspettiamo quindi un occhio dell’aquila più limitato, in grado di dare si informazioni, ma più centellinate.
Nulla è reale, tutto è lecito
L’ultima richiesta è il ritorno ai temi d’origine della saga. Dal caratteristico cappuccio, all’iconico motto fino alla gestione della confraternita. Caratteristiche, tra l’altro, già confermate dai lead designer di Valhalla. Un Assassin’s Creed che riprenda quindi le redini della saga, in grado di cogliere l’ormai storica eredità del creatore, Patrice Désilets, per proseguire meglio nel futuro e fare videogiochi sempre più belli.