Netflix, con Rohan Kishibe, decide di riportarci nel folle mondo di JoJo in una serie di pregevolissima fattura
Quanto tempo è passato dalle assurde vicissitudini avvenute nella quiete Morioh?
Da Josuke Higashigata a Giorno Giovanna il passo è stato decisamente breve, ma il tempo è sembrato fermarsi nella ridente cittadina giapponese. La caccia a Killer Queen non ha lasciato grandi strascichi, nonostante la scia di sangue che l’ha accompagnata nel suo interminabile percorso, e i protagonisti hanno proseguito la loro instancabile vita.
Tra tutti i personaggi secondari che hanno preso parte alle indagini, però, uno in particolar modo ha meritato la chance di ritagliarsi uno spazio tutto suo nelle opere del maestro Araki: Rohan Kishibe (esclusiva Netflix).
Il geniale mangaka portatore di Heaven’s Door è il protagonista di questo breve spin-off. Un’opera che, ovviamente, deriva da due volumi culminati, oltretutto, in Rohan Kishibe va da Gucci (storica collaborazione tra il mondo dei Manga e della moda).
La miniserie (che racconta i capitoli 3, 2, 1 e 9) ha un gusto impeccabile. Un mondo pacato e gentile, costantemente rotto dalla brutalità che da sempre contraddistingue JoJo.
Il maestro Rohan è un mite spettatore. Una voce onnisciente, narrante vicissitudini folli, condite da mostri, maledizioni, divinità sopite e aberrazioni della mente.
Un fil rouge che unisce tutti i racconti, oltre alla sana follia che da sempre permette agli amanti di JoJo di rendere qualsiasi elemento una vera JoJo reference (da oggi anche i popcorn), è il taglio della storyboard.
È cosa nota lo stile di lavoro del geniale Araki. Uno sviluppo passo passo dello script, con tagli e aggiustamenti privi di vera logica in corso d’opera. In Così parlò Rohan Kishibe, invece, ha la possibilità di trovarsi in un micro mondo perfetto per le sue corde e il suo modo di lavorare.
Gli eventi autoconclusivi, con un semplice taglio artistico (già improntato dalle precedenti narrazioni di Diamond is Unbreakable), permettono a tutte le storie di godere di un respiro indipendente, ricchissimo e fresco.
Le vicende hanno un ritmo definito, con un climax che sfonda lo schermo e porta lo spettatore nel mondo che ha permesso l’evoluzione di Dio e Diavolo. Rohan Kishibe, in tutto ciò, non è l’eroe né il protagonista pronto a tutto pur di salvare la situazione (infatti non è un JoJo).
Da sottolineare lo stile del disegno che, sempre più in maniera marcata, tende a strizzare l’occhio a Vento Aureo. Lo spin-off d’altronde è del 2015, e la maturità artistica di Araki ha raggiunto un punto che lo definisce totalmente.
Le linee sono marcate, dure, con campiture nette e decise. Il colori, vivissimi, sono un arlecchinesco baccanale di forme, idee ed emozioni. Rohan è il re inconsapevole di questo regno. Deus Ex Machina sopito di un mondo etereo che si mischia costantemente con il reale.
Noi siamo attoniti spettatori che si cimentano nell’ascolto di una fiaba grottesca narrata da un bardo senza voce, capace di catturare la nostra attenzione con movimenti e immagini.
D’altronde lo sapevamo ancor prima di vederlo. Tra tutti i personaggi de Le Bizzarre avventure di JoJo, Rohan Kishibe è il primo a potersi meritare una narrazione a sé stante.
Il fascino del Sensei ha conquistato ogni lettore sparso nel mondo, fino a meritare una collaborazione (come anticipato) ufficiale con Gucci.
L’opera in questione, purtroppo, non è stata resa viva, ma nonostante ciò Netflix, con Rohan Kishibe, è riuscita a centrare perfettamente il punto focale delle trasposizioni di JoJo.
La fedeltà all’opera cartacea è totale. Il 100% delle emozioni, delle intenzioni, delle idee di Araki trasudano dallo schermo, permettendoci di entrare in un mondo che, inconsapevolmente, sognavamo di visitare.
Netflix con Così parlò Rohan Kishibe riesce a farci innamorare per l’ennesima volta del genio di Hirohiko Araki, offrendoci una trasposizione perfetta, in grado di far risaltare tutto l’estro del leggendario mangaka.
Rohan è un personaggio affascinante, ricco di carisma, colonna portante della trasposizione, ma perfettamente in grado di farsi da parte durante la narrazione. Lo sviluppo, frammentato in più storie autoconclusive, coinvolge offrendo storie condite da più sfaccettature tipiche dello stile del mangaka a noi caro. La violenza improvvisa, le situazioni al limite tra surreale e grottesco, le citazioni all’Italia, alla moda e alla cucina. Così parlo Rohan Kishibe è una piccola e meravigliosa perla nata dal genio e al servizio del talento. L’ennesimo omaggio a tutto quello che amiamo di JoJo.