La regina delle maghette, Creamy Mami, ritorna in fumetteria
Le origini del genere majokko sono in realtà precedenti al debutto della splendida idol Creamy Mami, conosciuta in Italia come L’incantevole Creamy, tuttavia è proprio la protagonista dell’anime dello Studio Pierrot ad aprire effettivamente le danze come maghetta. Dopo di lei, sono poi nate Evelyn, Magica Emi e Sandy dai mille colori, formando una tetralogia ora leggendaria, poiché riconosciuta simbolicamente come origine di tutto il genere majokko.
Creamy Mami torna ad allietarci con la sua magia e la sua presenza scenica nella nuova edizione in arrivo con Star Comics e, sotto le nuove luci della ribalta, ci ricorda il grande potere della fantasia e dei sogni e l’importanza che questi hanno per la nostra maturazione.
Creamy Mami: la prima majokko alla conquista del pubblico
Creamy Mami è praticamente il nome d’arte della piccola Yu Morisawa, la ragazzina che si trasforma nella bella sedicenne grazie ai poteri ricevuti da PinoPino, un folletto alieno. Questi le lascerà un portacipria magico e due creaturine dall’aspetto di due gattini, i carinissimi Posi e Nega, che veglieranno su di lei nell’arco dell’anno in cui potrà sfruttare il potenziale della sua controparte più grande.
Creamy Mami è dunque una maghetta, in quanto Yu riceve i poteri in determinate circostanze e li potrà utilizzare secondo regole precise, al contrario delle streghette che l’hanno preceduta come Sally o Ransie, considerabili majokko che però provengono da regni in cui magia e poteri sovrannaturali sono la normalità. Yu è la prima, nella storia delle majokko, a sfruttare i poteri magici da essere umana ed è grazie a Creamy Mami che nasceranno altre eroine e maghette che decideranno di usare questi poteri esclusivamente per fare del bene per il prossimo.
Creamy Mami, infatti, è letteralmente una proiezione della futura Yu, o perlomeno di come la ragazzina immagina sé stessa da adolescente: divenuta affascinante e piena di talento per la canzone, attirerà su di sé le attenzioni del suo amico Toshio e di un agente di una casa discografica, che la farà diventare una vera e propria idol. È così che inizia il classico motivo della doppia vita di ogni maghetta. Ma, come ci insegna Spiderman, da grandi poteri derivano grandi responsabilità: Creamy Mami non ha particolari doveri nei confronti di beni o concetti superiori ma Yu dovrà comunque imparare a rispettare i propri impegni, per non deludere i fan e maturare abbastanza per non avere più bisogno della magia, che da principio userà spesso solo per i propri comodi, ottenendone reali benefici sempre un po’ per caso.
Dalla maghetta in solitaria alle squadre di eroine: il majokko come racconto di formazione
Proprio la responsabilità è una delle caratteristiche sempre più preponderanti del genere majokko nato con Creamy Mami. Nel suo caso, Yu crescerà fisicamente ma anche interiormente, grazie alle vicissitudini della sua carriera di idol, ma queste avventure e la conseguente maturazione dureranno solo un anno; man mano che il genere prende piede, invece, si passa anche a questioni di maggior importanza come la salvezza dei propri cari e del mondo, che sia quello umano o un mondo magico in pericolo, il che comporta anche il prendere decisioni difficili e fare dei sacrifici anche a lungo termine e definitivi. Il ruolo di salvatrici può essere dunque affidato solo a delle ragazze speciali, capaci di vedere il buono in chiunque, perfino nei loro nemici, grazie a un cuore puro e disinteressato.
Da Sailor Moon a Doremì, fino alle Mew Mew o le Pretty Cure (senza però escludere altre maho shojo come Card Captor Sakura, Full Moon o Yui, ragazza virtuale), ecco che si sono fatti strada gruppi di ragazze magiche identificabili nel sottogenere sentai mono: vere e proprie squadre di eroine che sconfiggono il male mentre fanno “la spola tra casa e scuola” (cit.). Le responsabilità, così, non sono più limitate alla sola quotidianità ma anche verso le proprie compagne, con cui si instaurano rapporti di amicizia e fiducia in grado di superare situazioni di pericolo e utili per ricevere sostegno in quelle sentimentali e affettive.
Se il luccicchio delle loro magie, i vestitini kawaii e le formule magiche talvolta infantili (pimpulu pampulu parimpam pum!) possono trarre in inganno, insomma, Creamy Mami e le majokko a seguire hanno sempre cercato di trattare alcune tematiche un po’ più mature, per quanto più o meno edulcorate in base al target: i primi amori e l”importanza dell’amicizia, sì, ma anche la famiglia, la memoria, la perdita, addirittura la morte e la ricerca e accettazione della propria identità.
Si avvicina una nuova era per il majokko?
Nonostante i messaggi positivi da sempre lanciati dal genere majokko, ritrovare i soliti standard in ogni nuova produzione, alla lunga, ha annoiato il pubblico, memore della freschezza con cui si presentavano nella loro epoca Creamy Mami e le altre tre maghette dello studio Pierrot. Non ci si accontenta più della solita lotta contro il male fatta di attacchi glitter e luci colorate. Oggi si ricerca una nuova estetica, che ricordi il passato ma porti innovazione.
Le maghette perciò sono mancate per un bel po’ sulla scena anime e manga, perlomeno fino all’arrivo di Madoka Magica, nel 2011, che ha segnato il ritorno del genere majokko in una veste tutta nuova: rimane l’intento di raccontare la crescita delle protagoniste, che però avviene attraverso vicende cruente, traumi ed enormi sofferenze, sia dal punto di vista fisico che quello psicologico. In seguito, sono comparsi ibridi sempre più fuori dalle righe: Kill la Kill, capolavoro dello studio Trigger, per esempio, è considerabile come parte di questo genere poiché ne prende alcune caratteristiche (la trasformazione, le armi magiche, personaggi prescelti in grado di usarle) e le esagera sotto ogni aspetto.
Negli ultimi anni poi si è passati dalle maghette sempre più violente, come Magical Girl Spec-Ops Asuka, in guerra con forze aliene, a un ulteriore twist che chiude il cerchio a distanza di trent’anni: nel 2018 esce, tra gli anime più curiosi e bizzarri degli ultimi tempi, Magical Girl Ore, una rivisitazione del majokko che parte da presupposti simili a quelli di Creamy, in quanto le protagoniste sono delle idol. Tuttavia, non si parla più di maho shojo ma di “maho shonen”: Saki Uno, la protagonista della serie, non si trasformerà in una bella ragazza come Creamy Mami, ma in un ragazzo muscoloso a malapena coperto dal vestitino colorato tipico delle ragazze magiche, alle prese non solo con i combattimenti contro i nemici ma anche con i vari triangoli amorosi che si creeranno a causa di questa nuova forma prorompente.
Insomma, da Creamy Mami a oggi sono state compiute diverse mosse per rendere nuovamente il majokko un genere che fosse prima di tutto d’intrattenimento. Gli ultimi di cui abbiamo parlato, forse, non rispecchiano più tutte quelle caratteristiche originali che lo contraddistinguevano e si può dire che il majokko sia sopravvissuto grazie alla mescolanza con altri di più grande attrattiva ma anche grazie alla spinta nostalgica che vede tornare nelle fumetterie e sulle nostre librerie titoli come Creamy Mami, ricordandoci cosa davvero apprezzavamo di queste serie. Ci piaceva la forza sognatrice delle protagoniste, la loro capacità di affrontare ogni situazione con gli occhi di ha speranza per il proprio futuro e desidera il bene del mondo. E la sottoscritta pensa che sia ora che il majokko faccia davvero il suo ritorno alla ribalta, anche ricominciando dai suoi punti saldi come Creamy Mami, per elaborare le problematiche delle nuove generazioni con la sua narrazione colorata e pura.