Perché le case infestate non vanno mai fuori moda

Crimson Peak vede il ritorno sul grande schermo del  poliedrico regista Gulliermo del Toro, che dopo averci deliziato con film come Hellboy 2, Il Labirinto del Fauno e Pacific Rim (solo per citare gli ultimi lavori, tre prodotti così diversi tra loro ma più che riusciti in tutti i casi), decide di cimentarsi anche con la ghost story dimostrando che in qualche modo, ha da dire la sua anche con questo filone pur non riuscendo a mio avviso, a confezionare un film brillante come in altri casi.

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Sullo sfondo di una cupa Inghilterra del diciannovesimo secolo, Edith Cushing (Mia Wasikowska), giovane benestante con il sogno nel cassetto di diventare una affermata scrittrice e figlia di un importante imprenditore, conosce e si innamora di  Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), misterioso rampollo di una famiglia di nobili origini. In seguito ad una serie di drammatici eventi, Thomas porterà la bella Edith a vivere nella sua fatiscente e lugubre magione, insieme alla altrettanto inquietante sorella. La costruzione degli eventi che porteranno al trasferimento di Edith, è giostrata con gran maestria da del Toro,  che si prende i suoi tempi per articolare a dovere i suoi personaggi, le loro sfumature caratteriali, luci, ombre e ambiguità di sorta. Insomma, quando il film comincia veramente, ovvero quando Edith si trova a dover scoprire i segreti di una villa che già dalla prima inquadratura fa intuire quanti macabri misteri celerà dietro ogni angolo, i tempi sono maturi per stupire e perché no spaventare lo spettatore. Il problema sorge quando scopriamo che nonostante l’ottima atmosfera che il film riesce a ricreare, frutto di una immaginazione e capacità espressiva davvero vivida del nostro del Toro (che in quanto a scenografie e ricercatezza del particolare e del dettaglio, ha ben pochi euguali), il coinvolgimento stenta un po’ a catturarci, a causa di diversi fattori. Innanzitutto, le “apparizioni” dei fantasmi, non colpiscono. È vero che siamo più dalle parti della fiaba dark che quelle di un horror che cerca lo spavento a tutti i costi, ma difficilmente si crea reale tensione e il fatto che gli effetti speciali non siano sempre cosi riusciti (i fantasmi sono bellissimi da vedere, ma palesemente finti), complice anche una fotografia cosi satura nei colori, quasi surreale e decisamente fiabesca, non permette di seguire il destino di Edith con il giusto trasporto, mancando un po’ l’obiettivo di riuscire a tenerci sempre sulle spine.

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Eppure in Crimson Peak non manca certo la brutalità né attimi di violenza schietta ed esibita, non è un film che si trattiene, ma semplicemente punta più sul mistero, sulla paura dell’ignoto. Un ignoto che coinvolge il passato della villa e dei suoi abitanti, che Edith cerca di scoprire poco a poco. Purtroppo però è facile intuirne i risvolti anche dopo soli pochi indizi, è facile andare oltre la coltre di ambiguità di Thomas e sua sorella e capire cosa nascondo, con il risultato che in definitiva vi troverete a seguire una linea narrativa molto classiva e derivativa che non riesce a spiazzare né ad emozionare fino in fondo.

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Insomma, come già anticipato, Crimson Peak, per l’opinione di chi vi scrive, non è il miglior film di del Toro. Nonostante sia sempre presente una cura per la messa in scena incredibile e la capacità di concretizzare con splendide e suggestive scenografie tutta la nota visionarità dell’autore, il film non colpisce lo spettatore come poteva fare ad esempio quel capolavoro de “Il labirinto del Fauno”. Il film riesce si a spavantare in alcuni frangenti ma non si pone come scopo ultimo quello di “irrigidirci sulla poltrona” né di angosciarci tirando in ballo le paure più basiche dell’essere umano come spesso le ghost story si prefiggono di fare. Crimson Peak vuole catapultarci all’interno di una storia dark, dai toni lugubri, attraverso la figura positiva ma tormentata della protagonista. Una storia a cui però manca qualcosa per essere veramente memorabile.

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Se è vero che da una parte il cinema non può raccontare più storie che non siano già state scritte e per questo non si può fare una colpa eccessiva alla prevedibilità di certi eventi né alla generale sensazione di “scontatezza” con cui questi si susseguono (almeno per i divoratori di cinema più navigati), d’altra non si può negare che anche dei personaggi scritti bene necessitino in qualche modo di svincolarsi da un circolo vizioso di risvolti più o meno telefonati, e di conseguenza non molto di impatto. Una necessità che il film non cerca di soddisfare con abbastanza determinazione. Crimson Peak è comunque un film discreto, e per certi versi affascinante. Sicuramente vale la pena vederlo, solo non aspettatevi niente di trascendentale.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!