Ero partito con l’idea di farti 7 domande, ma mi sono ricordato che è uscito Windows 10, e quindi 7 non è più la misura massima di qualsiasi cosa. Come ti senti ad aver mentito così ai tuoi fan?
E invece 7 è ancora la misura massima di tutte le cose, perché Windows 10 è chiaramente uno step indietro rispetto a Windows 7, perchè come tutti sappiamo, con Windows 8 hanno fatto due passi avanti, con Windows 10 tre indietro, ed è comunque meno di 7. Tre meno due meno uno, fa sette.
Parlando di cose più serie, abbiamo provato il tuo gioco a Lucca e in early access su Steam. Abbiamo trovato il multiplayer del gioco davvero divertente. Quando pensi che riuscirete a completarlo, o è ancora presto per fare una previsione?
È appena uscita una patch gigantesca, grazie alla quale la modalità sfide è molto più raffinata, ci sono nuove aree, nuovi nemici, eccetera. Il problema però è che la parte più grossa è la storia, e ci stiamo mettendo un sacco di tempo a farla. Cercheremo comunque di farlo uscire quest’anno, anche perché quando esce potremmo poi portarlo su console, su smartphone, sui telefoni degli anni ’80 con la rotella. Come il gioco su Solletico, te lo ricordi? Sarà ovviamente una versione semplificata, per ovvi motivi.
Quali sono le differenze nel lavorare ad un fumetto, o ad un breve video animato per YouTube, rispetto ad un videogioco? Ti aspettavi fosse così lavorare su un videogame? Ti sta piacendo l’esperienza?
Sì, è una figata! Il problema è che non sapevo con chiarezza che fare un videogioco significava fare TUTTI i pezzi del videogioco a mano, uno per uno, metterli insieme, vedere se funzionano, capire perché non funzionano, cambiarli miliardi di volte. Ci vuole veramente un sacco di tempo. Invece riesco a fare anche tre fumetti al giorno, per un video una giornata in genere mi basta. Un videogioco è un progetto davvero grosso, sicuramente il più grande che abbia mai avuto. Quando lo avrò finito sarò felicissimo. Però è bellissimo comunque lavorarci, vedere le proprie idee prendere forma. Adesso ad esempio abbiamo aggiunto il tasto “Panico”. Che se lo premi il tuo personaggio va nel panico. Non ha nessun’altra utilità, però il tuo personaggio fa “AAAAAHHH” e si agita un po’. È bello.
A cosa preferisci lavorare allora: video, canzoni, fumetti, miniera, nomi, cose, città?
Città, di solito. Ho comprato una piattaforma petrolifera in disuso su cui sto per costruire quella che chiamerò “La Nuova Atlantide”, perché è una città che si regge su un sasso. La costruisco tutta, poi tolgo il sasso, la città cade giù e si sviluppano nuove leggende sulla Nuova Atlantide. È un bel progetto. Dopo di quello invece devo dire i fumetti. Mi rilassano e riesco a farne un sacco.
Com’è stato lavorare per una rivista come Topolino? Non rispondere cose banali come “un sogno che si realizza” o ti colpiamo con un mestolo.
È un sogno che si realizza. No beh, è bellissimo. Scrivo circa una storia al mese per Topolino, e mi diverto tantissimo. Mi viene quasi più naturale dei miei stessi fumetti usare i personaggi Disney, perché io son cresciuto con loro, ed è una cosa meravigliosa e che mi piace moltissimo, e che soprattutto mi dà l’opportunità di lavorare con gente che definire dei maestri è un eufemismo.
Sappiamo che hai girato il Giappone in bicicletta. Non c’erano abbastanza piste ciclabili in Italia? Scherzi a parte, vuoi parlarcene? Come ti è venuta l’idea? È un’esperienza che ti è servita?
In realtà non ce ne sono abbastanza neanche in Giappone. La maggior parte delle volte ero sul marciapiede, a volte finiva il marciapiede ma non andava verso la strada, era transennato. E quindi dovevi saltare la transenna e finire o in un prato o in mezzo alla strada. È una roba assurda, ed era pieno di posti del genere! Il Giappone mi ha sempre affascinato, ho vissuto tre anni a Sapporo, ma non avevo visto praticamente nient’altro e così ho deciso di girarlo in bicicletta. Il bello è che ho perso 10 chili. Fai 100 chilometri al giorno in bicicletta e poi puoi mangiare per due persone e comunque dimagrisci tantissimo. È una cosa bellissima! Ecco, forse è per quello che l’ho fatto, per mangiare tantissimo e non ingrassare.
Ogni fiera in cui sei presente ci sono orde di ragazzini in delirio per un tuo autografo, donzelle che ti lanciano reggiseni, uomini che ti lanciano mutande, sciamani che ti lanciano maledizioni. Ti aspettavi tutto il successo che hai avuto? Come sei riuscito a gestirlo?
Io non “riesco a gestirlo”, semplicemente mi siedo e faccio quello che la gente mi dice. “Sio abbracciami”, “Sio dammi un bacino”, “Sio fammi un disegno su una tetta” e io lo faccio, semplicemente. Sono davvero grato per questo, già quando ero in Giappone vedevo che la mia fanbase si allargava, poi sono tornato in Italia, ho fatto un paio di eventi in alcune fumetterie e vedevo che erano strapiene e non ci credevo. Non me l’aspettavo assolutamente, sapevo di voler fare il fumettista, ma non mi sarei mai aspettato di raggiungere un pubblico così ampio. Sono molto felice.
Puoi parlarci un po’ dei tuoi esordi? Come mai l’idea di un “Uomo Scottecs”?
No.
Scherzo, in realtà non sono neanche quelli gli esordi. Quando disegnavo a scuola, sui vari diari, l’Uomo Scottecs non c’era ancora. È arrivato alle superiori, leggendo Rat-Man ed altre serie, vedendo che c’era sempre un personaggio protagonista delle storie pensai “Anch’io ne voglio uno!”. E siccome io disegnavo su tutti i quaderni e libri che avevo, cominciai a sfogliarli per trovare qualcosa che mi piacesse, e rividi questo rotolo di Scottex con gli occhiali e pensai “Ah-ah! Questo è stupido e brutto! Userò lui!”. Poi ho iniziato ad autoprodurre un fumetto per cinque numeri, che si chiamava Tutto Scottecs, in cui c’erano l’Uomo Scottecs, l’Uomo Lumaca, l’Albero Saggio, eccetera. E le prime storie erano parodie di robe che studiavo. Ad esempio studiavamo con la prof d’inglese Robinson Crusoe, ed io facevo RobinScott Crusoe. Studiavamo Harry Potter e io facevo Harry Scotter. E poi mi sono un po’ espanso, ho aperto il mio blog nel 2006 (infatti quest’anno è il decennale del mio blog!). Ecco, c’ero quando è iniziato a crescere il webcomic in Italia. Da lì è cominciato tutto.
Cosa consiglieresti a chi sogna di percorrere la tua strada? Al primo semaforo dove deve girare?
Allora, intanto in fondo a destra che c’è sempre il bagno, ed è importante fare la pipì, soprattutto se vuoi percorrere una strada lunga.
Però le due cose che più consiglio sono: fare tantissime cose e pubblicarle su internet. Io faccio cagare, ma se adesso c’è un minimo di stile mio riconoscibile è solo perchè ho continuato a farle ed a pubblicarle ed avere feedback su internet. Ad esempio con i video, ho pubblicato i primi e ho visto che su internet andavano fortissimi ed ho continuato a farne. Se me li fossi tenuti per me avrei pensato “Meglio continuare a fare fumetti” e mi sarei perso parte del successo. Può aiutare anche fare cose diverse, a volte può essere utile cercare strade alternative. Magari non apposta. Ad esempio provate a tirare un sacco di spaghetti contro il muro, e vedete quanti vi si appiccicano. Tanto poi male che vada quelli che cadono ve li potete mangiare.
Mi sa che siamo giunti ai saluti. Vuoi lasciarci con una ricetta di Mariangiongiangela, ora che si avvicina la Pasqua?
Sì, posso insegnarti a cucinare la colomba. Allora, gli ingredienti sono un pandoro e una colomba. L’animale però. Devi prendere la colomba, la metti dentro al pandoro: pronta. Però non va mangiata, va tenuta come suppellettile. Non devi ucciderla la colomba, devi solo ricavare un nido dal pandoro.