Educazione sessuale in strisce?

Quando si parla di fumetto erotico, sembra banale ricordarlo, si parla di sesso. E subito scattano fuori torce e forconi, pro e contro, schiere di persone che si dividono, perché in Italia non si è mai contenti se non ci si divide tra moralisti e anticonformisti.
Spesso, nel prendere una posizione piuttosto che un’altra ci si dimentica però il vero motivo del dibattito, perciò cerchiamo di comprendere bene di cosa stiamo parlando.

Nel corso della storia italiana il fumetto ha costituito uno dei fattori più importanti nel superamento di molti tabù morali presenti nella nostra società, come quello sessuale.
E, badate bene, parlo di fumetto: nessuna etichetta che lo identifichi, immediatamente, come qualcosa dedicato agli adulti o col chiaro scopo di smerciare scene di nudo.

Di certo la diffusione del fumetto erotico è dovuta in gran parte al contesto storico in cui esso prese forma, quell’Italia che negli anni ’60 iniziava a generare una controcultura opposta alla dominante morale cattolica. Il sesso, per la sua componente intima e personale, era, è e sarà qualcosa che comporta attrazione e repulsione insieme. In una società dominata dalla morale cattolica come quella italiana degli anni sessanta, il gusto del frutto proibito diventava particolarmente desiderabile, cosa che portò – alla fine – a un rapido sviluppo di queste pubblicazioni, che resisteranno finché non si troveranno di fronte la concorrenza spietata della pornografia prodotta dalle riviste di settore e più tardi di internet.

Oggi il fumetto erotico è qualcosa che sembra essere dimenticato o, al peggio, etichettato alla stregua della pornografia. Di sicuro non stiamo qui a discutere di quanto esplicite possano essere le immagini di certi fumetti, ma bisogna anche considerare che nel fumetto esiste una storia, e una storia si compone di persone. E le persone hanno carattere, sentimenti e personalità distinte. Nella pornografia tutto questo non esiste, contrariamente al fumetto.
Molte figure del fumetto erotico italiano diverranno un simbolo di liberazione e rivalsa nei confronti di un ambiente dominato da una società prettamente maschile. Rappresentano il desiderio di ribaltare i cliché sociali dell’epoca, di una libertà che i costumi impedivano di esprimere nel mondo e che quindi venivano sublimate nella camera da letto.
Nonostante questo è impossibile non riflettere su un dato molto semplice, ovvero che la stragrande maggioranza delle protagoniste di questi albi è stata concepita da soggettisti di sesso maschile, venendo quindi filtrata dalla visione maschile del soggetto.
Non è comunque da sottovalutare il forte impatto che queste pubblicazione ebbero nei confronti della formazione sessuale del pubblico maschile adolescenziale di quegli anni. Vero, da un lato più di un ragazzo avrà sfogliato questi fumetti solo con lo scopo dichiarato di passare qualche minuto in intimità, ma passata l’eccitazione, in fondo, rimaneva sempre la storia e il personaggio.

Fumetto per adulti

Nella storia del fumetto erotico italiano non si può evitare di partire da una pietra miliare come Diabolik.
Il fumetto delle sorelle Giussani non poteva certo definirsi anticonformista sulla sfera sessuale. Eppure, negli anni ’60, l’idea che una coppia non sposata, che spesso dormiva anche in letti separati, potesse scambiarsi effusioni su un albo a fumetti, era considerata inaccettabile.
L’immagine di Eva Kant, storica compagna del Re del Terrore, si impose presto, nell’immaginario comune, come quella di una donna forte, simbolo di un femminismo che stava poco alla volta avanzando, superando dopo breve tempo l’immagine di complice sottomessa, capace di far propri i lati migliori del compagno e di mitigarne quelli più spigolosi.

Nonostante Diabolik fosse in Italia il primo fumetto dichiaratamente concepito per un pubblico adulto, al suo interno di “situazioni adulte” se ne trovarono ben poche. Come detto i due geni del crimine non sembravano nemmeno una coppia vera e propria da quel punto di vista, e fece scandalo la semplice allusione di un rapporto sessuale consumato tra i due.
Inutile dire che, in un’epoca di forti cambiamenti sociali come quella dell’Italia degli anni ’60, i tempi erano ormai maturi perché il fumetto iniziasse a parlare un linguaggio molto più esplicito.

Il successo di Diabolik fu tale da portare in brevissimo tempo dei “cloni” sul mercato italiano, fumetti che avevano per protagonisti dei criminali, immersi in storie a profonde tinte nere.
In questo contesto fu la consolidatissima coppia formata da Bunker e Magnus (al secolo, rispettivamente, Luciano Secchi e Roberto Raviola) a inserire, per primi, riferimenti al sesso nei loro fumetti. Ed è così che nelle tavole di Kriminal e Satanik vediamo per la prima volta nella storia italiana comparire nudità, rigorosamente di spalle, e lingerie, in contesti che noi lettori di oggi, ormai assuefatti, etichetteremmo come fan service, ma che all’epoca erano qualcosa di molto audace.

La strada è spianata, ed è tutto pronto per l’ingresso in scena di quella che diverrà la vera icona del fumetto erotico italiano, la fotografa Valentina Rosselli o, più semplicemente, Valentina.
Modellata sulle fattezze di Louise Brooks da Guido Crepax nel 1965 e pubblicata per la prima volta sulle pagine di Linus, Valentina è inizialmente una comprimaria sul fumetto fantascientifico Neutron. Non ci vuole molto però perché il suo carisma emerga, colorando di tinte sempre più sensuali le sue storie. Si tratta di un erotismo raffinato, immaginato e concepito da un fumettista di elevata formazione, capace di trasmettere eros in maniera forte ma mai esplicita. La dimensione erotica delle avventure di Valentina apparve subito fortissima, ma quello che sorprese la collettività del fumetto italiano e che all’epoca fece clamore fu l’incredibile realismo con cui venne rappresentata la vita della protagonista. Di Valentina sappiamo tutto, sin dalla data di nascita (il 25 dicembre 1942), ma anche i suoi problemi, le sue relazioni e le sue paure. Sappiamo del suo problema con l’anoressia negli anni dell’adolescenza, le sue nevrosi i suoi complessi, sogni e speranze. Valentina cresce e invecchia come tutti gli esseri umani e questo contribuisce e trasportare il personaggio e quindi il lettore in un contesto reale, concreto, che finisce col dare maggiore forza alla sua componente erotica.

Valentina era e resta un personaggio destinato a fare scalpore. Il realismo con cui Clepax decise di rappresentarla fu tale da spaccare in due (tanto per cambiare!) l’opinione pubblica italiana. Da un lato essa veniva vista come un’eroina della rivoluzione sessuale e dell’emancipazione femminile. La donna ideale, bella, sofisticata, intelligente e dotata di una sensualità inimitabile. Dall’altra parte, non furono in pochi ad additarla come una semplice donna oggetto, immaginario sbagliato di una società dominata dall’uomo.

Nel frattempo il dinamico duo Bunker&Magnus non resta a guardare, realizzando un fumetto di fantascienza a tinte erotiche, Gesebel. La sovrana del pianeta Virgin è, per certi versi, il femminismo portato agli eccessi, regina incontrastata di un modo dove la società è dominata da donne organizzate da una rigida struttura militare, in cui l’uomo è relegato a schiavo o semplice oggetto di piacere sessuale e riproduttivo. La componente erotica nei disegni di Magnus si fa decisamente più spregiudicata, da certe persone viene definita “popolare”, ma è da notare come nel fumetto traspaia una sottile vena di tristezza da parte di un personaggio che, per quanto spregiudicato, resta sola.

Sono gli anni del boom del fumetto erotico italiano. Siamo nel ’66 quando Renzo Barbieri fonda la Editrice 66, una casa editrice che si specializza appunto nel fumetto a tinte erotiche. La qualità delle pubblicazioni di questo breve esperimento editoriale può risultare motivo di lunghe discussioni, si potrebbe dire che il fumetto era divenuto rapidamente un semplice pretesto per mostrare le nudità e pose sempre più esplicite, di cui vanno comunque ricordati Isabella, duchessa dei diavoli, e l’agente segreto Goldrake (sì, proprio come il robottone!). Il risultato fu che molto presto Barbieri fu costretto a mettersi in società con un altro editore, Giorgio Cavedon. Da questo sodalizio nasce la RG Edizioni, che punta su un tipo di erotismo non meno esplicito, ma più raffinato.

Tra i vari autori che compongono la scuderia della RG è impossibile non citare quello che molti considerano il maestro indiscusso del fumetto erotico italiano, Milo Manara.  Nelle pubblicazioni realizzate dalla RG, spicca sicuramente la sua Jolanda, un’avventura di cappa e spada ambientata nei Caraibi e ispirata al personaggio di Salgari, la figlia del Corsaro Nero. Manara dimostra sin dai suoi esordi su Genius, uno dei tanti epigoni di Diabolik, una capacità di trasmettere erotismo unendo semplicità e bellezza, fino all’opera che lo consacrerà definitivamente, Il Gioco, pubblicato su Playboy nel 1982.

Se il fumetto erotico nasce per soddisfare il bisogno di disinibizione del lettore, Il Gioco raggiunge esattamente questo scopo portandolo alle sue estreme conseguenze, proponendo una storia in cui la protagonista, la bella Claudia Cristiani, viene comandata da un telecomando che può regolare il suo desiderio sessuale, cancellandone completamente le inibizioni.
Inutile dire che l’opera in sé, anche grazie alla collocazione editoriale, mostrò una forte deriva pornografica dell’autore, fino ad allora soffermatosi su uno stile molto più simile a quello di Crepax, risultando da subito molto controversa e portando parecchi lettori ad additarla come l’estremizzazione del concetto di donna-oggetto. Ma il significato nascosto ne Il Gioco è quello di abbattere definitivamente le barriere imposte dalla società sulla sessualità, esperimento riuscito grazie al carattere della protagonista, donna molto pudica e riservata. A questo scopo Manara estremizza, fino a rendere il messaggio desiderato fortemente esplicito. La protagonista si ritrova così in situazioni che vanno dal “banale”, come camminare nuda in un negozio affollato, fino a scene ben più spinte, come quella ormai famosa e censuratissima del bambino in spiaggia, fatto oggetto di attenzioni da un personaggio che è vittima, ma è anche consapevole di quello che sta succedendo, che si lascia trascinare sempre di più in una situazione che sconvolge quella che è la sua personalità in una maniera che diventa quasi compiacente. Lo stile è sempre quello di Manara, elegante e dalla forte carica erotica, ma con una trama completamente sacrificata alle scene di sesso, molto spinte, a cui solo un lettore di mentalità molto aperta riesce ad approcciarsi senza pregiudizi.

A seguito di questa pubblicazione, Manara riesce a imporsi non solo a livello nazionale, ma soprattutto internazionale, ottenendo un successo enorme all’estero.
E non è il solo: all’epoca anche le opere di Crepax avevano ottenuto grandi riconoscimenti Oltralpe, così come quelle di Magnus, specie nel suo capolavoro, realizzato grazie a delle forti influenze orientali, le 110 pillole.

Ma c’è anche Paolo Eleutieri Serpieri tra i maestri del fumetto erotico italiano ad emergere in questo periodo. Formatosi come pittore grazie all’artista Renato Guttuso, Serpieri riprende il concetto di mescolare fantascienza ed erotismo, creando nel 1985 il personaggio di Druuna. Al suo esordio, nell’albo Moorbius Gravis, il personaggio mette subito in scena i tratti salienti della sua personalità. Non ci troviamo di fronte a una donna oggetto, per quanto fin troppo spesso essa venga fatta oggetto di attenzioni non consensuali da parte degli uomini della serie, ma a una ragazza con sogni, speranze e una personalità romantica che si mischia a un desiderio sessuale insaziabile. Il fumetto contiene immagini fortemente esplicite, e spesso i suoi detrattori lo hanno accusato (non sempre a torto) di essere un semplice veicolo di immagini pornografiche.

L’eredità

Nel nostro excursus attraverso il fumetto erotico italiano ci siamo trovati di fronte a diversi modi di rendere l’eros. Da quello più raffinato di Crepax fino a quello spinto, a tratti pornografico, di Manara ed Eleutieri Serpieri.
Ma quello che molti sottovalutano è l’effetto che queste pubblicazioni possono aver avuto sulla società e sul fumetto italiano. Dopotutto hanno contribuito non poco a modificare i costumi sessuali nei giovani italiani, permettendo anche a sceneggiatori di storie non certo a carattere sessuale di osare.
L’esempio più concreto potrebbe essere quello di Dylan Dog: quante volte abbiamo visto l’Old Boy finire a letto con una propria cliente? Talmente tante volte che anche l’ispettore Bloch, nel numero 94, “La donna che uccide il passato”, pur in una circostanza tragica non esita a scherzarci sopra, dicendo chiaramente che è impossibile tenere il conto di tutte le “amiche” di Dylan.

La domanda che è giusto porsi è anche questa: se non ci fossero stati Crepax, Bunker&Magnus e Manara, Dylan Dog sarebbe il dongiovanni che conosciamo tutti? O si limiterebbe, come Diabolik, a dare un bacio alla sua bella prima di andare a dormire in un’altra stanza?
Un quesito solo apparentemente banale, a cui ognuno di noi può dare una propria interpretazione.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.