Topolino ispirato da Stranger Things: le incursioni di topi e paperi nel cinema, nella tv e nella letteratura
Che anche Stranger Things arrivasse ad avere una propria parodia su Topolino non era cosa difficile da prevedere. Pochi fumetti come quello dedicato al personaggio creato da Walt Disney sono stati in grado di interpretare sempre il sentimento del periodo storico. Per gli autori di topi e paperi saper leggere la contemporaneità è un requisito fondamentale per potersi mantenere vicini ai propri lettori, grandi e piccoli.
L’uscita lo scorso mese di Foglie Rosse di Claudio Sciarrone diventa un’occasione di riscoprire alcune delle migliori parodie comparse sulle pagine di Topolino.
A un lettore attento balzerà subito all’occhio una cosa. C’è davvero di tutto nel mondo delle parodie Disney. Opere ispirate a film, commedie teatrali, tragedie liriche, classici della letteratura, persino ad altri fumetti. Insomma, ci sono storie per tutti i gusti e tutti i lettori e sceglierne solo dieci, come accade spesso, sembra troppo poco. Non resta allora che armarci di pazienza e tuffarci in questa lettura per riscoprire alcune delle migliori parodie mai concepite dalla Disney.
Prima di iniziare una piccola nota: non è nostra intenzione realizzare una classifica. Il criterio che seguiremo nel raccontarvi questi fumetti sarà esclusivamente cronologico, senza la pretesa di fare confronti con altre opere.
1 – L’inferno di Topolino (1949)
Non possiamo che cominciare dalla più classica delle parodie Disney, quella che ha dato il via all’intero genere. L’Inferno di Topolino fu una pietra miliare, non solo per la data di pubblicazione, ma anche per essere stata la prima storia a vedere il nome di due italiani accreditati come autori. Prima di allora, infatti, tutte le storie pubblicate in Italia vedevano solo Walt Disney come creatore dei contenuti.
Quella che Guido Martina e Angelo Bioletto realizzarono a partire dal numero 7 fu una piccola rivoluzione, oltre che un tributo meraviglioso alla più grande opera della letteratura italiana, La Divina Commedia dell’Alighieri. La storia vede Topolino e Pippo ipnotizzati da uno scagnozzo di Gambadilegno e convinti di essere Dante e Virgilio. Inizia così una vera e propria discesa all’Inferno, tra diavoli e dannati, senza mai mancare di fare riferimento alla realtà dell’Italia di quegli anni, con uno sguardo ironico e satirico che a noi potrebbe quasi sembrare estraneo a un fumetto per ragazzi.
Le pagine finali della storia riescono poi toccare vette di lirismo meravigliose. Ci troviamo davanti a un vero e proprio tributo al Sommo Poeta di Firenze che si trasforma in un tributo all’Italia, ancora in ginocchio per le ferite della Seconda Guerra Mondiale e intenta a ricostruire la propria unità nazionale. E ci piace pensare che non sia un caso che Martina e Bioletto abbiano scelto proprio Dante e la nostra letteratura per veicolare questo messaggio, spogliato di quella retorica che lo aveva ammantato per oltre un ventennio. Un messaggio che nella sua semplicità diventa potente come non mai.
2 – Il Dottor Paperus (1958)
Cambiamo completamente genere e periodo storico oltre che protagonisti, spostandoci a Paperopoli, nella soffitta di Paperino. Una storia, quella creata da due maestri come Carlo Chendi e Luciano Bottaro, che si pone la difficile sfida di adattare al pubblico di Topolino un racconto come il Faust, pieno di significati sulla vita, la morte e la natura umana.
Troviamo così Paperino intento a riordinare i cimeli di famiglia. Di fronte a uno strano ritratto il nostro papero preferito racconta ai nipotini la storia dell’alchimista Dottor Paperus, quello che secondo lui è stato il più grande rappresentante della famiglia dei paperi.
In una landa medievale imprecisata l’anziano Paperus cerca da anni di inventare un filtro che possa far tornare la pace tra due regni rivali, quello del Duca de Paperoni e dei confinanti Bassotti. A contrastare i suoi piani ci sarà il diavolo Mefistofele, che proporrà al vecchio papero un accordo. Gli darà di nuovo la giovinezza a patto che si arruoli in uno dei due eserciti e lo conduca alla vittoria. In realtà lo scopo del demonio è quello di perpetuare il conflitto, impedendo all’alchimista di far nascere la pace tra i due regni rivali. Non sembra un caso che una storia del genere arrivi proprio nel 1958. Sono gli anni della Guerra Fredda, il periodo buio in cui il mondo vive una pace armata, pronta a terminare nell’annientamento totale della razza umana.
La storia riesce a parodiare il Faust edulcorandolo dalle sue tinte più fosche, ma non dalle sue tematiche. Paperus diventa quindi un perfetto esempio della ragione umana, della sua speranza di riuscire a controllare ciò che non è controllabile (la morte per Faust, la guerra per Paperus) allo scopo di rendere il mondo un posto migliore. Chendi e Bottaro riescono così a mettere in piedi un racconto che si rivela sempre originale, ricco di spunti di riflessione, dotato della verve che da sempre contraddistingue le storie dei paperi.
3 – Paperino missione Bob Fingher (1966)
Ben prima che Stranger Things diventasse oggetto delle parodie di Topolino, gli scrittori del settimanale milanese avevano mostrato di saper guardare alle tendenze del momento per cercare le loro storie. Ed è stato così che è nata la P.I.A., la Paperon Intelligence Agency, un servizio segreto nato con lo scopo di proteggere le attività e il patrimonio di Paperon de Paperoni.
La storia scritta da Carlo Chendi e disegnata da Giovan Battista Carpi venne stampata a soli due anni dall’uscita della versione cinematografica di 007: Missione Goldfinger, terzo film della spia creata da Ian Fleming e considerato ancora oggi uno dei migliori della saga. Erano gli anni in cui la “bondmania” iniziava a esplodere, gli anni di Thunderball e di Si vive solo due volte. E nella redazione di Topolino non si poteva perdere un’occasione del genere.
Nasce così l’idea di far diventare Paperino l’Agente Qu-Qu 7 (quasi qualificato), affiancandogli nel tempo il cugino Paperoga nei panni di Me-Se 12 (mezzo servizio). Storie di spionaggio e l’umorismo dei paperi barksiani: una combinazione che si rivelerà vincente, al punto da essere riproposta anche al di fuori della frenesia dovuta alla promozione di una nuova pellicola della saga bondiana. La dimostrazione che alle volte le parodie possono avere una fortuna davvero inaspettata. Al punto da far nascere veri e propri filoni di storie sulle pagine di Topolino, dando la possibilità a più autori di trattare lo stesso scenario.
4 – Paperopoli Liberata (1967)
Non sempre le parodie della Disney scelgono di replicare in maniera “fedele” i fatti e le ambientazioni delle storie a cui si ispirano. Alle volte bastano il nome e un’idea di base. In fondo era davvero fattibile riproporre la Gerusalemme Libera di Torquato Tasso nel pazzo mondo del Calisota? In un certo senso sì. Basta proporre tutto in chiave contemporanea, eliminando i cavalieri e la conquista del Santo Sepolcro.
Il fumetto venne scritto da Guido Martina e disegnato da Giovan Battista Carpi, mostrandoci un’alleanza tra Gambadilegno e i Bassotti per appropriarsi del denaro di Zio Paperone. Per fare ciò il gruppo di manigoldi rapisce Archimede e utilizza una sua invenzione, una macchina che crea una cupola invisibile sopra Paperopoli, per isolare la città e agire indisturbati nella ricerca del tesoro del papero scozzese.
Peccato che non abbiano fatto i conti con Paperino e i nipotini, aiutati da Topolino e Pippo e desiderosi di mettere a posto le cose e far tornare tutto alla normalità . Salvo il titolo e il narratore (un piccolo tasso di nome Torquato) sono pochi i riferimenti all’opera del Secolo XVI. Ci troviamo così di fronte a una storia originale, capace di omaggiare l’opera a cui deve il nome trovando però una propria strada e una propria dimensione narrativa, capace di donare al lettore momenti di vera ilarità . Una piccola gemma del fumetto disneyano che si tende troppo spesso a dimenticare.
5 – La tragica avventura di Paperon De’ Paperozzi (1988)
Congiuntivi sbagliati, “diti” intrecciati, megaditte a sistemi piramidali e servilismo imprenditoriale. No, non stiamo parlando di Fantozzi, la maschera resa immortale dal compianto Paolo Villaggio, ma di Paperozzi, la parodia realizzata sulle pagine di Topolino, sceneggiata da Massimo Marconi e con i disegni di Giorgio Cavazzano.
Tra tutte le storie comparse sulle pagine del fumetto Disney quella che vede “il più tosto dei tosti e il più furbo dei furbi” calato nei panni di Paperon de Paperozzi è forse una delle più particolari. In primo luogo perché non si limita a citare l’opera originale, ma la inserisce nel contesto della narrazione. E poi perché proprio la scelta del protagonista rende tutto così insolito e diverso da fare di questa storia qualcosa da recuperare a tutti i costi.
Dopo aver bistrattato un dipendente Paperone viene rimproverato dai nipoti, che lo accusano di aver trattato il suo sottoposto “peggio di Fantozzi“. Quando il miliardario mostra di non capire il riferimento, Paperino riesce a costringerlo a un’immersione totale nel mondo fantozziano, questo prima che il segretario maltrattato torni in scena con uno “speditore dimensionale”, relegandolo in una realtà parallela dove Paperone si ritrova a essere dipendente di una Megaditta, angariato da vicini, portinai, direttori intergalattici e autisti del bus.
Ciò che colpisce maggiormente sono le tavole di Cavazzano, capaci di raggiungere un livello di dettaglio in alcune occasioni a dir poco eccezionale. Tra gli uffici del direttore, gli squallidi sobborghi cittadini e i monolocali a uso cucina, le vignette messe in fila dal maestro del fumetto Disney ci dipingono uno scenario perfetto, una vera realtà fantozziana rappresentata con maestria.
6 – Il mistero dei candelabri (1989)
Forse una delle migliori parodie mai apparse sulle pagine della Disney. Il mistero dei candelabri fu scritto e disegnato dal maestro Giovan Battista Carpi sulla base de I miserabili di Victor Hugo. A livello mondiale l’opera di Carpi è considerata una delle migliori mai scritte da un autore Disney italiano. Ancora oggi è forse una delle pochissime opere di Topolino a infrangere uno dei tabù del canone dello zio Walt: quello della famiglia. O, meglio, della sua formazione.
Il motivo per cui nel mondo della Disney tutti sono nipoti di qualcuno e figli di nessuno è da ricercarsi nella volontà di non suggerire mai ciò che si nasconde dietro l’essere genitori, cioè l’atto riproduttivo. La sessualità , per Topolino, è un tabù e non può essere mai nemmeno suggerita. Carpi sfidò questa tradizione: nella sua opera ci troviamo di fronte anche a contesti familiari, con Paperjean (interpretato da Paperone) che diventa prima padre e poi nonno nel corso della storia.
L’autore riuscì con maestria a creare un racconto in cui i temi portanti dell’opera di Hugo fossero solo suggeriti e mai toccati realmente. Ne nacque una storia che, pur seguendo in maniera abbastanza fedele i Miserabili, sapeva discostarsene mantenendo però la delicatezza e la profondità del romanzo. Ci troviamo anche di fronte a un contesto abbastanza originale per il lettore italiano: vediamo una versione di Paperone farsi strada dal basso, infrangere la legge (seppure per mera sopravvivenza), redimersi e cercare la propria via nel mondo, costruendosi anche degli affetti e una famiglia (con l’adozione della piccola Cosetta).
Da notare anche il ribaltamento delle prospettive. Paperjean, protagonista dell’opera, è un piccolo criminale, perseguitato per degli atti minori. Il suo antagonista è invece Javert, che come nel romanzo di Hugo è un implacabile ispettore ligio al proprio dovere. La storia di Carpi porta a conoscere gli ultimi, i miserabili appunto. E lo fa proprio sul finire degli anni ’80, un decennio che aveva illuso tutti con promesse di ricchezza e prosperità .
Un’opera che ancora oggi, a trent’anni di distanza, ci appare fresca e potente, in grado di sfidare non solo i Canoni Disney, ma anche le leggi del tempo.
7 – Topolino e i dolci segreti di Twin Pipps (1990)
Prima che Stranger Things diventasse la serie del momento, l’attenzione di Topolino era focalizzata su un altro show televisivo. Twin Peaks era stata l’ossessione di molti spettatori. Tutti si ponevano la stessa domanda “chi ha ucciso Laura Palmer?”.
In quegli stessi anni sulle pagine di Topolino fu così realizzata una parodia della serie TV di David Lynch. Il topo più famoso del mondo, con gli amici Pippo e Pluto, giunse così nella cittadina di Twin Pipps. Un luogo apparentemente ameno, famoso per la preparazione di dolci deliziosi e sconvolto dal rapimento della giovane Lalla Talper, erede dell’impero dolciario cittadino.
All’omicidio si sostituisce così un rapimento, ma non cambia molto la sostanza. Twin Pipps, al pari della città televisiva, è un covo di segreti dove tutti sembrano nascondere qualcosa. Il mistero, al contrario di quello proposto da Lynch, venne svelato ben presto da Mario Volta. Ma ciò non toglie che la suspense rimanga sempre alta all’interno della storia. Qualcosa capace di portare i lettori a chiedersi cosa si celi dietro il caso di Topolino. E, soprattutto, a domandarsi: “chi ha rapito Lalla Talper?”.
8 – Paperleon dai Scorcia (1995)
Abbiamo già visto come il cinema possa essere una fonte inesauribile di ispirazione per gli sceneggiatori Disney. E non c’è alcuna sorpresa nel vedere il personaggio di Brancaleone da Norcia, inventato da Mario Monicelli e interpretato da un mostro sacro come Vittorio Gassman, arrivare sulle pagine di Topolino in una storia completamente originale.
Nino Russo e Andrea Freccero creano e danno corpo al personaggio di Paperleon, chiamato “dai Scorcia” per via della sua interminabile logorrea. Veniamo trasportati in un Medio Evo ben diverso da quello mostrato da Monicelli, fatto di poveracci e di scalzacani che si improvvisano armata. Qui dominano castelli, dame, signorotti che vogliono emergere e completare la propria scalata sociale. Ma il fulcro della vicenda rimane lo stesso del regista di Brancaleone. Un poveraccio si improvvisa cavaliere, scortato da un gruppo di personaggi improbabili. Lo scopo? Conquistare terre e gloria! Anche se non per se stesso, ma per l’avido Don Paperon.
Le disavventure di Paperleone e del suo gruppo si susseguono in giro per l’Europa del Basso Medio Evo. Attraversiamo Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra, sempre con un umorismo degno di Gassman, a cui dà voce e piume un Paperino in forma smagliante. Il papero viene calato meravigliosamente da Russo nei panni dello sfortunato ma intrepido cavaliere errante, sempre pronto a vantare le proprie lodi. Prima che qualcuno gli urli “Dai! Scorcia!“.
9 – Topokolossal (1997)
Ancora una volta serie televisive e celluloide diventano l’ispirazione per grandi sceneggiatori di Topolino, ben prima di Stranger Things.
Forse Topokolossal non è l’opera più nota di Silvia Ziche, sceneggiatrice e autrice che collaborò anche con il maestro Carpi nella sua carriera. Ma senza dubbio merita una menzione in questa particolare classifica. Dopo il successo della Papernovela “Il Papero del Mistero” la Ziche ripropose ancora una volta i personaggi Disney nel contesto televisivo, spostandosi da Paperopoli a Topolinia.
Qui vediamo Topolino coinvolto nel progetto di un grande kolossal televisivo. Un’occasione ghiotta per Plottigatt, Gambadilegno e Macchia Nera di distrarre il miglior investigatore di Topolinia e approfittarne per compiere rapine su rapine.
Topokolossal strizza l’occhio alle due grandi epopee di fantascienza del Secolo XX. In primo luogo Star Wars, omaggiato sin dai nomi dei protagonisti, come Mickey Skyrunner e Baset Wan Kenoja, ma anche a Star Trek e molte altre epopee fantascientifiche. Il tutto viene realizzato con il classico stile della Ziche. Ai corpi proporzionati dei personaggi fanno da contrappeso le loro espressioni perplesse e grottesche, in una vicenda al limite dell’assurdo e ricca di colpi di scena.
10 – Paperino e il signore del padello (1995)
Prima di lasciare i lettori di Topolino all’opera di Cavazzano ispirata a Stranger Things, concludiamo con l’omaggio a uno dei più grandi autori del secolo scorso, J.R.R. Tolkien.
Siamo all’inizio del nuovo millennio e il mondo ha riscoperto Il Signore degli Anelli grazie ai di film di Peter Jackson. Una parodia dell’opera del Professore era nell’aria. E Giorgio Pezzin non fece attendere troppo i lettori.
L’autore ci mostra un mondo fantasy dove vive Paperin Dormisodo, impiegato coi nipotini nella locanda dello zio Paperon Contamoneta. Qui verrà raggiunto dall’avventuriero Topolino Cuoresaldo, al servizio dei tre maghi. Suo è il compito di scortarlo nella città di Ducentorri prima che lo scoprano il Signore Oscuro e i suoi servitori. Paperin è infatti l’ultimo discendente di Durin Battiferro, creatore del prodigioso Padello. Si tratta di un attrezzo da cucina capace di moltiplicare il cibo e rendere invincibile chi si nutre delle sue pietanze. Ma anche di dare alle persone scorci del futuro.
Nella sua storia Pezzin riesce a fondere diversi archetipi fantasy, derivati in maniera più o meno diretta dall’opera del Professore, creando un contesto originale. A modo suo riesce a compiere un’operazione di mitopoiesi diversa da tutte quelle viste fino a quel momento, utilizzando lo stesso Signore degli Anelli come base per questa impresa.
Spariscono sottotrame, alcuni oggetti come l’Anello e lo Specchio di Galadriel si fondono, come alcuni personaggi (Pippo Nanolungo incarna sia Legolas che Gimli). Il risultato è un’opera fantasy in grado di brillare di luce propria, una storia capace di raccontare tematiche che Tolkien aveva solo sfiorato, come il libero arbitrio e le scelte che compiamo. Ciò che ci porta a lottare ogni giorno per essere persone migliori.