A colpi di quest, incantesimi e gag!
Torna Deficients & Dragons, la parodistica, umoristica, demenziale saga di Emanule Tonini (in arte “Manu“) edita da Dentiblù, nata per portare sotto la lente dissacrante del fumetto l’epic fantasy in un tutte le sue spassose sfumature. Ambientate in un medioevo non meglio precisato, le vicende vedono come protagonisti eroi improbabili e improponibili quali l’avvenente Petula, il diabolico Akkacielle, il frizzante Nano Luppolo (di nome e di fatto) e il semiserio mago Diossina, fervente appassionato di pornografia magica. Questa volta, incaricati dal Grande Inquisitore Barbercue, (anch’egli dal nome parlante, amante della carne ben cotta), i nostri avventurieri dovranno sgominare la “Setta dei Pugnali Ignoranti“, un gruppo che rapina i carri dei monaci diretti alla biblioteca di Saccenzia.
Partendo da queste semplici premesse la storia, com’è lecito attendersi, si sviluppa burlandosi dei tantissimi stereotipi del genere di riferimento (quello dei GDR da Tavolo, non c’è nemmeno bisogno di dirlo), muovendosi tra una scenetta e l’altra con la consueta disinvoltura. La trama, in fondo, è esile e passa decisamente in secondo piano rispetto all’impatto ironico di gag e battute a ritmo serrato. Gli stessi personaggi incarnano e mettono in scena svariati cliché della narrativa fantastica, come l’ingordigia dei Nani, le forme prosperose delle avventuriere o la presunta serietà degli Stregoni.
È molto probabile che le 64 pagine dell’albo riescano ad intrattenere maggiormente chi mastica fantasy dalla mattina alla sera, piuttosto che i lettori occasionali/casuali di fumetto. Certo, la probabilità non è una scienza, e anche chi non si è mai avventurato in profondità nei mondi dei giochi di ruolo, tutti vallate e dungeon, potrebbe finire per sentirsi a casa, tra un sorriso e l’altro, in mezzo alle pagine di Deficients & Dragons. Comunque, come si intuisce facilmente dal titolo, quella di GDR è la prima e principale realtà ad essere tirata in ballo dall’autore, anche graficamente, attraverso un tratto di stampo cartoonesco, a volte poco nitido ma capace di accompagnare le sequenze e di accentuarne l’effetto comico. Se siete completamente digiuni o non sopportate quest, dadi multifaccia e incantesimi vari, però, neppure in veste comica, allora forse questo non è il fumetto per voi.
Da un punto di vista più tecnico, la costruzione della gabbia è abbastanza semplice e predilige, in linea di massima, le sei vignette per tavola, respirando ogni tanto con qualche campo lungo e tentando montaggi più dinamici durante le sequenze di “azione”.
Avendo già parlato del tratto del disegno, perfettamente in linea con il contenuto e i toni con i quali viene raccontato, possiamo confermare che i colori condividono lo stesso destino: non stonano, si uniformano bene al disegno e, con i giusti contrasti, favoriscono spesso l’impatto delle gag. In tutto ciò, Tonini trova pure lo spazio per inserire dialoghi di carattere leggermente più alto, tali che perfino Akkacielle (che rompe la quarta parete spesso e volentieri) lo sottolinea… con ironia, ovviamente.