Un caleidoscopio di cosmogonie.
Ricostruire una mitologia non è mai semplice. In alcuni casi siamo fortunati, visto che ci sono pervenuti testi e saghe che permettono di comprendere come essa sia stata codificati. Questo accade con il mito greco, di cui possiamo ricostruire la storia grazie a Esiodo, Omero e Ovidio; lo stesso succede con l’Edda e le grandi saghe nordiche.
Più difficile è riuscire a ricostruire le origini del mito egizio, così importante nell’economia del prossimo capitolo di Assassin’s Creed, Origins.
Nel nuovo capitolo del fortunatissimo brand videoludico si parlerà delle origini del millenario scontro tra Assassini e Templari. E così, per celebrare l’uscita del gioco, ci è parso sensato parlare delle origini della religione egizia, cercare di ripercorrere le origini di un mito che tanto ha da offrire agli appassionati.
Ricostruire il mito egizio e il suo principio non è però impresa facile. La storia delle sue origini è una storia di civiltà. Mai come in questo caso è possibile comprendere il forte cambiamento di un popolo e di un regno, l’avvicendarsi di sottili lotte di potere e la predominanza di una casta sacerdotale rispetto all’altra.
I cambiamenti nella storia della religione egiziana, la caduta di una divinità e la lotta tra due dei non sono altro che questo: la lotta tra due città e due regni che viene rievocata nel mito, dove un dio sconfitto rappresenta la sconfitta di un popolo, la sua sottomissione a un’altra civiltà che, a un certo punto della sua storia, è stata più forte e potente rispetto a un’altra.
La religione egizia si sviluppa, in un primo momento, come una serie di culti locali. Questo comporta una frammentazione dei miti relativi alla creazione del mondo in base al luogo in cui essi vennero a formarsi. Così a Eliopoli i culti erano differenti rispetto a Ermopoli, a Tebe il dio principale era Amon, mentre a Iercompoli era Horus.
Cerchiamo quindi di affrontare la nascita e la crescita di questa mitologia millenaria con la consapevolezza di ciò che si cela dietro: una serie di scontri di civiltà che, poco alla volta, hanno portato alla nascita di una delle più maestose civiltà di sempre. Un piccolo esempio riguarda l’ancestrale conflitto tra Seth e suo fratello Osiride prima e il di lui figlio Horus poi. Seth rappresenterebbe l’Alto Egitto, uno dei due regni dell’epoca predinastica, mentre Osiride e Horus sarebbero divinità del Basso Egitto. La sconfitta e l’esilio di Seth nel mito sarebbero quindi una vera e propria “parabola” del conflitto tra i due regni.
Nell’antico Egitto si potevano trovare quattro importanti luoghi di culto a cui vengono associate differenti miti di creazione del mondo: Eliopoli, Ermopoli, Menfi e Tebe. Alcuni elementi di questi culti sembrano essere costanti, ad esempio il Nun, ovvero il nulla primordiale, una sorta di spirito delle acque sotterranee primigenie.
Ma, a seconda del luogo, apparivano molto diverse le varie storie di creazione. Cerchiamo perciò di vedere nello specifico le caratteristiche di questi miti.
Rane e Serpenti.
Nella città di Ermopoli le prime testimonianze riguardanti miti di creazione risalgono al Medio Regno (tra il 2055 a.C. e il 1790 a.C). I sacerdoti di questo luogo di culto predicavano un mito di creazione che vedeva nel mondo primordiale, dominato dal caos, quattro coppie di divinità, la Ogdoaede.
Queste avrebbero rappresentato quattro differenti concetti legati alla natura e allo spazio. Nun e Nunet avrebbero rappresentato le acque primordiali e il caos da esse generato. Kuk e Keket sarebbero stati l’oscurità imperante sul mondo prima della creazione. Huh e Huhet erano rappresentavano il concetto dell’infinito e, per finire, Amon e Amonet erano l’ignoto, tutto ciò che non può essere visto.
L’aspetto di questi dei, come spesso accade nel mito egizio, era in parte animale. Nello specifico, le divinità maschili erano dotata di una testa di rospo; quelle femminili (riconoscibili del suffisso -et) avevano un capo di serpente. E, proprio presso Ermopoli, avrebbero creato il Sole, tirando fuori dal nulla un’isola di fango poi detta, per l’appunto, Isola delle Fiamme, proteggendolo ogni giorno per permettergli di sorgere e illuminare il mondo.
Sono da notare alcuni particolari in questo mito di creazione. In primo luogo la presenza di Nun, divinità che con accezioni molto simili sarà presente anche nel mito e la centralità del culto solare. Ma, proprio in questo caso, è importantissimo notare come nel mito l’astro non possieda una forma antropomorfa, ma sia invece una sorta di oggetto creato e custodito dagli dei.
Ermopoli sarebbe presto caduta nella sfera d’influenza di città più potenti, cosa che comportò il passaggio in secondo piano dei suoi culti. Ciò nonostante molti di essi passarono alla ricca e fiorente Tebe, per cui Amon divenne la divinità principale, pur con alcune caratteristiche modificate (la testa di rospo venne sostituita con una umana).
Il Potere della Parola.
Un altro centro di importanza fondamentale fu Menfi. La città fu capitale del regno del Basso Egitto e dell’Antico Regno, e vide nella sua religione la figura di un singolo dio creatore, Ptah il demiurgo.
Rappresentato come un uomo mummificato, con un bastone col simbolo della vita, l’Ankh, Ptah era venerato nella sua città come l’unico creatore, generatosi direttamente dal Nun. Il grande potere di questo dio risiedeva nella sua parola: pronunciando il nome di tutte le cose, era infatti in grado di dar loro forma e vita, creandole di fatto dal nulla.
Per concepire quanto sia stata centrale la figura di Ptah nella religione egizia basti pensare che il termine Egitto deriva dal suo nome. Si tratterebbe, infatti, di una “grecizzazione” della frase Hut-ka-Ptah, “Casa dello spirito di Ptah”.
Il mito di creazione di Ptah lo vede spesso come personificazione della materia primordiale, Tat-Tenen, a essa assimilato col nome di Ptah-Tatenen.
Rispetto ad altre figure retrocesse a ruoli minori, forse anche per la grande importanza della città di Menfi, il culto di Ptah non si spegnerà mai del tutto nel regno d’Egitto. Esso resterà infatti vivo e presente nella religione egizia, anche se talvolta lo vedrà come un dio contrapposto a Ra, avendo i due la stessa accezione di creatori generati dal Nun.
I fedeli di Ptah, tra le altre cose, per secoli contrapporranno alla cosmogonia eliopolitana la loro, sostenendo come Ra (Atum- Ra in base alle associazioni posteriori), non fosse una divinità autogenerata dal caos, ma un prodotto dello stesso Ptah, creato dalle sue parole.
Nascere dal fango.
La città di Tebe è stata una dei centri culturali e religiosi più fiorenti dell’Egitto. A Tebe si concentrarono diversi culti di grande importanza, ma fu anche il luogo dove presero corpo alcune leggende destinata ad avere grande importanza nell’economia del mito egizio.
Tra queste vi è la storia Khnum, il dio dalla testa di montone, protettore delle cataratte del Nilo e delle sue fonti. Che sia un dio fluviale il creatore in un mito è certo una novità, anche per il culto egizio che dava predominanza alla venerazione del sole. Tuttavia è da ricordare quale immensa importanza avesse per il popolo d’Egitto il fiume Nilo.
Con le sue inondazioni, il grande fiume rilasciava il prezioso limo, il fango che permetteva alle terre di prosperare. E proprio dal limo Khnum avrebbe plasmato l’uovo della creazione e i primi uomini.
Khnum è quindi il vasaio divino, colui che ha modellato il creato dal fango. Il suo culto, tuttavia, passò successivamente in secondo piano con l’ascesa di quello di Amon, assimilato poi a Ra. Si tratta di un procedimento molto comune per la religione egizia, quello di unire due diverse divinità in un’unica figura, come se fossero due diverse manifestazioni della stessa entità. Il dio dalla testa di ariete, nonostante venga poi relegato, nei culti più tardi, in una posizione minore, resterà il fulcro di un culto fiorente e importante, che vedrà la sua sede principale nella città di Elefantina.
Il culto solare di Eliopoli.
Concludiamo con quello che sembra essere il mito più complesso e, sotto certi punti di vista, più fortunato tra quelli presenti nei culti locali egizi.
La cosmogonia di Eliopoli finirà per essere quella più diffusa, tanto che per un lungo periodo il suo dio solare, Atum, verrà poi associato a Ra, la principale divinità del culto egizio.
In questo mito Atum si autogenera sorgendo dal caos primordiale, il Nun, creando quindi con la sua saliva e il suo respiro Shu, l’aria, e Tefnut, l’umidità. A loro volta queste due nuove divinità avrebbero dato vita al cielo e alla terra, rispettivamente Nut e Geb.
Queste due divinità si amavano, restando costantemente unite, ma la loro unione impediva alla vita di prosperare. Contrariato, Ra ordinò a Shu di dividerli. Solo a quel punto poterono essere generate nuove divinità, Osiride, Iside, Seth e Nefti, i quali furono i procreatori dell’umanità.
Osiride fu il primo re degli uomini. Sposo di Iside, regnava sull’Egitto portando pace e prosperità. Solo la gelosia del fratello Seth pose fine al suo regno. Durante un banchetto il dio delle sabbie rosse mostrò ai suoi ospiti un sarcofago prezioso, promettendo a chiunque fosse in grado di entrarvi di donarglielo. Osiride accettò la sfida, venendo rinchiuso nella cassa per poi essere fatto a pezzi e gettato nel Nilo.
Seth usurpò il trono del fratello, ma Iside non si arrese di fronte alla minaccia. Girò per il mondo per trovare le membra dell’amato, riuscendo a ricomporne il corpo con l’aiuto di Anubi, il dio sciacallo, per poi passare un’ultima notte d’amore con lui, nella quale fu concepito Horus, il dio falco, il quale avrebbe vendicato il padre una volta cresciuto.