Spesso e volentieri sentiamo dire che “l’attesa è l’essenza stessa del piacere” e, in alcuni casi, si tratta di un concetto incredibilmente azzeccato

Certo, il concetto stesso potrebbe non convincere proprio tutti quanti, ma a conti fatti, in molte occasioni, esso non si discosta più di tanto dalla realtà dei fatti. Contestualizzando il tutto alla sfera videoludica, è chiaro quanto questo possa rimanere imbrigliato in ulteriori preconcetti, legati ovviamente alla natura stessa della produzione in questione e anche, molte volte, alla software house dietro al suo sviluppo, alla persona incaricata per la sua creazione e via dicendo.

Inserendo tutti questi fattori in un gigantesco calderone e mischiandoli per bene, non possiamo non viaggiare (mai termine fu più azzeccato, probabilmente) con la mente e pensare a Bungie e al suo Destiny, arrivato ora al quarto anno di vita del suo secondogenito Destiny 2, la quale ha sempre saputo fare dell’attesa intorno alla propria creatura uno degli elementi cardine del successo della stessa. E con l’arrivo delle nuove generazioni di console, questa ormai consueta abitudine non è venuta a mancare, anzi.

Proprio in occasione del lancio di Xbox Series X, piattaforma su cui il titolo è approdato in maniera totale, compreso di tutte le espansioni (incluso l’ultima, di cui stiamo parlando) nel catalogo del Game Pass, Bungie ha pubblicato una nuova macroespansione per il suo game as a service, un’espansione, come al solito, molto attesa dai giocatori, desiderosi più che mai di tornare a circumnavigare il vasto universo creato dalla software house ormai quasi sette anni fa.

Parliamo, ovviamente, di Destiny 2: Oltre la Luce, contenuto aggiuntivo annunciato e rimandato più volte ma che, alla fine, ha raggiunto la case dei videogiocatori. Avrà però raggiunto anche il loro cuore e, di conseguenza, dato un senso all’attesa? Probabilmente sì, e proveremo a spiegarvi il perché con la nostra disamina completa.

Destiny 2: Oltre la Luce, Fear the darkness

Un messaggio d’aiuto, una particolare e inaspettata richiesta di “soccorso”, è da qui che si apre il nuovo arco narrativo introdotto da Bungie, nel modo più pirotecnico e sapientemente scenico possibile, tipico della software house di Chicago.

Ricordate Variks, il nobile caduto del Casato del Giudizio, nonché guardiano della Prigione degli Anziani? Esatto, proprio lui è il mandante della missiva, che senza mezzi termini pone i Guardiani dinnanzi al palesarsi di una nuova e terribile minaccia, portata ancora una volta dall’Oscurità e dalla sua continua ramificazione, attraverso una galassia scombussolata da eventi apparentemente inspiegabili e terribili.

Variks, la cui mente è già rimasta “bloccata” dal peso della responsabilità della fuga di Uldren Sov, ha assistito impotente alla crescita esponenziale del potere di quella che lui stesso definisce “una vecchia amica”, ossia Eramis, la Kell dell’Oscurità che come avrete già capito da questa premessa rappresenta l’antagonista principale di questa nuova espansione. La ricerca di Eramis richiede al giocatore di spostarsi sulle fredde lande della luna oscura di Europa, la quale fa da (splendido, lasciatecelo dire) teatro alle vicende della nuova avventura, un’avventura che in termini di longevità si rivela molto simile ai suoi predecessori, assestandosi intorno alle 5 ore di durata per le missioni principali, tutte complessivamente di buon spessore, sia in termini di scrittura sia dal punto di vista della “mera” giocabilità.

Destiny 2 oltre la luce

Proprio il caduto è il punto di snodo fondamentale della storia, poiché rappresenta il “mandante” di ogni missione, piccole tappe di avvicinamento ad uno scontro con un nemico astuto ma che appare sin da subito offuscato da una sete di rivalsa, da un desiderio di vendetta e potere che a tratti risulta quasi ingestibile. Ad accompagnare il guardiano e il suo spettro nella traversata su Europa, però, non c’è soltanto Variks, ma anche un manipolo di eroi, volti noti dell’universo di Bungie, alcuni tra i più misteriosi della storia, che con l’Oscurità e con le sue nefaste diramazioni hanno già avuto i loro poco invidiabili trascorsi.

Si tratta dell’Ignota Exo, di Eris Morn e del Ramingo, che offriranno il loro pieno supporto (sempre da remoto, ovviamente) al guardiano e al suo spettro, contro un nemico che ha avuto il grande merito di saper sfruttare appieno non soltanto il potere “psicologico” dell’Oscurità ma anche e soprattutto l’Oscuritá stessa sul piano pratico.

Embrace your darkness

Per espandere il suo dominio, Eramis ha imparato a conoscere e plasmare il potere dell’Oscurità, il che si traduce in una fonte di energia tutta nuova, sia per le forze del male sia per quelle del bene, un potere però ben lontano da quello che abbiamo imparato a conoscere in questi anni. La Luce non è più il motore univoco di questo potere, ma viene affiancato dall’Oscurità stessa, da cui proprio Eramis ha saputo trarre il più grande vantaggio.

Si affaccia così sulla scena la Stasi, un nuovo potere che affonda le sue radici nell’energia dell’Oscurità stessa e che, sul piano pratico, dona una sensazione di veramente nuovo che forse un po’ mancava alla produzione. La Stasi però non è un potere esclusivo della Kell dell’Oscurità ma anzi è un qualcosa a cui il giocatore può ambire e può assimilare, con un risultato finale ovviamente più che soddisfacente. Una volta avviata la storia, durante le missioni, è possibile iniziare a prendere familiarità con le potenzialità offerte da questo nuovo potere, divenuto ufficialmente nostro soltanto con la conclusione delle missioni principali della nuova campagna.

Destiny 2 oltre la luce

Senza fare spoiler, diciamo soltanto che sul finire dell’avventura il giocatore prende possesso di questo nuovo potere, il che rappresenta ben di più di quanto si potrebbe immaginare. La Stasi è stata infatti concepita come una vera e propria nuova sottoclasse, dannatamente differente ed “esclusiva” rispetto a quelle esistenti in passato. Parliamoci chiaro: soltanto la sua introduzione potrebbe valere il prezzo del biglietto, perché ci ha dato sensazioni veramente nuove e che non provavamo, oggettivamente, da fin troppo tempo.

E, essendo una nuova sottoclasse, va da sé che offre ai giocatori abilità e caratteristiche diverse in base alla classe principale. Noi l’abbiamo testata col nostro Stregone, e ci ha veramente soddisfatto nella sua interezza, offrendo abilità attive molto variegate e piacevoli da utilizzare ed una Super finale molto valida e soprattutto stratificata. Il potere della stasi si basa fortemente sulla modellazione, sul plasmare la materia circostante, manifestando così le sue reminiscenze “oscure”, rappresentando un modo se vogliamo “subdolo” per attaccare il prossimo, compresi i nemici.

Ci ha convinto anche la stessa gestione del nuovo potere, caratterizzato da un sistema di progressione più “raw” e meno stratificato, ma più originale e decisamente coerente con quanto ci viene esplicato durante le ore di gioco del nuovo contenuto aggiuntivo.

Le novità contenutistiche riguardano poi anche alcuni aspetti della progressione, ampliati a rifiniti tenendo bene a mente le buone idee introdotte già con l’ultimo DLC. Ci è capitato, dato un livello di sfida piuttosto elevato, di dover tornare più volte sui nostri passi e passare necessariamente per attività “accessorie” prima di proseguire con la campagna, proprio a causa di un livello troppo basso rispetto alle missione, una meccanica che ci è sembrata fin troppo forzata e inserita quasi “obbligatoriamente” nel contesto di gioco.

Fortunatamente, però, la progressione è molto rapida, molto piacevole, seppur non lontana da quanto già abbiamo imparato a conoscere in passato. Anche il tanto amato Spettro ha ricevuto un’attenzione diversa, poiché finalmente sarà possibile personalizzarne le abilità in maniera più completa e totale, così come accade con gli altri pezzi di equipaggiamento.

Continuità e innovazione, ma senza rivoluzione

Uno degli aspetti di maggior riuscita di questa nuova manovra risiede direttamente nelle intenzioni di Bungie, sin dalla partenza. L’azienda dell’Illinois ci è parsa sin da subito più convinta, più sicura di sé e delle sue idee, aiutata anche (e non poco) dalla fine del rapporto con Activision che ha dato la possibilità alla software house di lavorare al meglio delle sue possibilità senza limitazioni di sorta.

Dando per assunto che tutti i prossimi contenuti relativi al nuovo Anno di gioco saranno disponibili gratuitamente, a farci una buona impressione è in generale tutta la gestione delle novità aggiunte e il modo in cui esse sono state inserite nel gioco. Bungie ci è sembrata subito molto convinta di questa nuova espansione, e lo ha dimostrato con una presentazione in pompa magna che ha generato il grande interesse dei giocatori, che hanno seguito la diretta con grande entusiasmo, un entusiasmo che probabilmente non veniva avvertito da diverso tempo.

L’aspetto più interessante di questo contenuto, come dicevamo anche prima, è rappresentato senza dubbio dalle nuove sottoclassi e dalla loro gestione, profondamente diversa da quelle precedenti. Seppur non abbiamo ancora un quadro completo della situazione, è facile capire quanto Bungie abbia dato prova di grande dedizione nel creare qualcosa di diverso e allo stesso tempo fedele al materiale “originale”. Lo si avverte in ogni aspetto di esse, il vento del cambiamento, con abilità sia corpo a corpo sia a distanza nettamente diverse rispetto allo standard e che alla lunga aiutano il giocatore a sentirsi veramente vivo all’interno di un mondo che, per quanto concerne elementi quali missioni e attività, è rimasto comunque pressoché invariato.

Destiny 2 oltre la luce

Le nuove attività endgame introdotte con Oltre la Luce sono comunque di buon livello e dotate di una scrittura coerente e intrigante, ma non offrono nulla di veramente nuovo alla formula già ampiamente sviscerata in passato. Ci era però veramente mancata quella sensazione di sincera voglia di continuare a giocare ed esplorare, e quando abbiamo dovuto affrontare il nuovo Assalto e a pararci la strada abbiamo trovato alcuni nemici tutti nuovi, ci è scappato un mezzo sorriso sincero. Attendiamo il prossimo Raid per capire veramente appieno le intenzioni di Bungie e il futuro del suo Destiny 2, ma se le premesse sono queste ci sentiamo di rimanere moderatamente entusiasti su ciò che la saga avrà in serbo e sui cui gli unici dubbi sono rappresentati da un bilanciamento non esattamente a fuoco delle nuove sottoclassi per quel che concerne il loro impiego nelle modalità PvP.

È troppo presto per sbilanciarsi in tal senso, è vero, ma abbiamo avuto la sensazione fin troppo evidente che, almeno nel Crogiolo, la Stasi abbia il potenziale per rompere quegli equilibri ricercati e trovati con tanta fatica dalla software house, a causa proprio del loro effettivo effetto sugli avversari “umani”. Ci è capitato di rimanere bloccati, inermi, sotto i colpi nemici, una dinamica che ci ha reso qualche momento di troppo eccessivamente frustrante, e speriamo che, magari con dei prossimi update, questo aspetto possa essere rivisto, anche soltanto in parte.

Destiny 2: Oltre la Luce ci ha convinti quasi tutta la linea. Il nuovo corso di Bungie sembra avere tutte le potenzialità per richiamare a sé i Guardiani sparsi per tutto il mondo, grazie ad una linea narrativa intrigante ed alcune novità di gameplay potenzialmente molto interessanti. Le nuove sottoclassi sono un’aggiunta incredibilmente intrigante, seppur bisogna ammettere che risultano eccessivamente efficaci, col rischio di sbilanciare l’andamento di un fattore competitivo finalmente in grado di dare delle grosse soddisfazioni alla software house e ai giocatori.

Peccato per un livello di sfida forse eccessivamente alto delle missioni, che ci hanno obbligato a “farmare” più di una volta e per la longevità della campagna, ancora un tantino bassa ma a cui ci stiamo lentamente abituando. In ogni caso, non vediamo l’ora di testare nel tempo tutti questi nuovi contenuti, con la speranza che il nuovo Raid e le attività che verranno introdotte nelle prossime settimane potranno confermare le buone intenzioni avute finora.

Salvatore Cardone
Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.