Cronache di un universo vivo e pulsante come non mai, capace di espandersi e mutare in continuazione: ecco la storia di Destiny
Pensando alla storia di Destiny, ci viene in mente Tyrion Lannister: “Non c’è niente di più potente al mondo di una buona storia”. E lui di storie ne conosce a bizzeffe. E come dargli torto? Raccontare una bella storia è un qualcosa che trascende la conoscenza, giacché non bisogna soltanto possedere un sapere smisurato, ma diventa fondamentale saper mescolare il tutto con abilità oratorie da non sottovalutare.
Nell’industria dell’intrattenimento, saper raccontare una bella storia è spesso l’ago della bilancia che separa un prodotto memorabile da uno dimenticabile, ma chiaramente questo non basta. Per poter risultare vincente, le abilità dialettali del narratore non possono bastare. Una buona storia è tale anche e soprattutto se possiede solide basi su cui reggersi, e non potrebbe essere altrimenti. Nell’ambiente videoludico tante software house hanno saputo prodigarsi, nel tempo, come vere e proprie novelle cantastorie, allietando le menti e gli occhi dei fortunati videogiocatori, con racconti e immaginari impossibili da dimenticare.
Tra esse, spicca sicuramente Bungie, azienda nota per aver dato i natali ad uno degli universi videoludici più vivi e pulsanti in circolazione, quello di Halo, che senza risultare mai veramente innovativo o pionieristico è riuscito comunque a creare una breccia enorme nel cuore dei fan. Bungie, però, nel corso degli anni ha abbandonato Master Chief e la sua lotta contro il male, per dedicarsi ad un progetto tutto nuovo che però, a livello di ispirazione e immaginario, rimane saldamente ancorato al sci-fi futuristico, seppur senza disdegnare minimamente fattori come il simbolismo, il culto religioso e tutto quel che concerne la concezione di un bene superiore: Destiny.
Bungie, però, seppur convinta di aver coniato un ecosistema vincente e creativo oltre ogni limite, si è resa conto di aver in realtà soltanto scalfito la punta di un iceberg gigantesco, ed è corsa ai ripari, offrendo nel tempo una visione nettamente più chiara delle cose. Perché se il secondo capitolo parte nettamente più forte a livello di narrativa, il primo, invece, offre “soltanto” un’infarinatura generale, almeno sulle prime, per poi abbracciare un volto diverso e dare un senso maggiore a ciò che realmente si sta facendo.
La storia di Destiny: premesse e primo capitolo
Il mondo di Destiny è decisamente sepolcrale, lugubre. Si parte, in verità, da una situazione praticamente disperata. La razza umana – o, per meglio dire, ciò che è rimasto di essa – vive “relegata” in un’unica città, la Torre, messa praticamente all’angolo da una molteplice minaccia, proveniente da un po’ ogni anfratto della galassia. La storia di Destiny, in realtà, parte centinaia di anni prima degli eventi narrati nel gioco, e lo si capisce già dalle prime battute.
Il “Guardiano”, il nostro avatar, si risveglia dalla dipartita grazie ad un dispositivo super tecnologico, in grado di parlare e soprattutto dotato di una quantità di informazioni impressionante: lo Spettro. Esso ci fa da guida, e ci aiuta a muovere i primi passi dopo aver abbracciato la via della Luce. E qui inizia il simbolismo e la forte ispirazione religiosa. Siamo rinati, abbiamo abbracciato la Luce, e siamo pronti a sfidare chi vira in direzione diametralmente opposta alla Luce stessa: l’Oscurità. Ereditando il lascito del Viaggiatore, colui che sin da subito viene dipinto come il Dio di questo mondo in rovina, appunto la Luce, frammenti scissi in mille pezzi del suo potere smisurato, la nostra missione è quella di proteggere, insieme agli altri Guardiani, la civiltà rimasta che, grazie proprio al potere del Viaggiatore, ha saputo sviluppare abilità straordinarie, come ad esempio la capacità di controllare gli elementi, levitare e quant’altro, tutto in onore – ovviamente – del mero gameplay.
Il misterioso Viaggiatore, lo apprendiamo subito, è stato sconfitto dalla violenta carica dell’Oscurità, che ha di fatto oscurato la sua energia, condannando la razza umana ad un futuro bel lontano dallo sfarzo dell’ormai perduta Età dell’Oro. Proprio questa Oscurità, però, rappresenta una delle più importanti soluzioni narrative dell’universo di Destiny. Il termine, infatti, accorpa in sé diverse fazioni, diverse popolazioni, diverse razze, provenienti da svariati angoli della galassia, tutte con scopi e obiettivi diversi.
Per fortuna, però, il nostro alter ego non è solo nella battaglia. Giunti alla Torre è possibile fare la conoscenza di Ikora Ray, Cayde-6 e Zavala, i tre più valorosi guerrieri, a capo dei Guardiani. Dialogando con loro è possibile muovere i primi passi alla ricerca di una verità sfuggevole e complessa, ma soprattutto, grazie alle loro missioni, fare la conoscenza delle varie forme del male. Perché, in verità, il primo Destiny complessivamente fa proprio questo: ci spinge a conoscere ciò che ci aspetta in modo più che altro ludico, senza però tralasciare l’aspetto narrativo di popoli pregni di costumi e usi diversi.Il difensore della pace, il Viaggiatore, aveva tantissimi nemici. Ognuna di queste razze ha provato ad oscurare la Luce e, avendo adocchiato la rinascita di essa, sono tornati con forza per annichilire ogni piccolo barlume di speranza. E così, tra una missione e l’altra, prendiamo atto di ciò che si nasconde al di là del nostro sapere.
Il più antico nemico è rappresentato dall’Alevare, per motivi più che altro “religiosi”. Gli dei antichi della loro razza, i “vermi primordiali”, rappresentano il male più oscuro e radicato contro cui l’uomo si sia mai battuto, e le creature che compongono le fila del particolare popolo godono di un fascino papabile. Discorso molto simile per i Caduti, esseri a cui il Viaggiatore aveva diffuso il proprio sapere e il proprio potere, per poi ritornare sui propri passi. conscio dell’oscurità, appunto, insita nel loro animo.
Da lì, appunto, il nome con cui li conosciamo. Le razze di Destiny, però, provengono anche da universi lontani. Cabal e Vex ne sono l’esempio, e rappresentano alcuni de i nemici più ostici sia da affrontare sia da comprendere. I primi, che ritroveremo più centrali nella storia del secondo Destiny, rappresentano l’iconografia della forza bruta, del potere militare, mentre i Vex, anch’essi fondamentali in termini narrativi, sono un popolo super evoluto, proveniente da un futuro lontano in cui, per dirla tutta, hanno plasmato il tempo e lo spazio a loro piacimento.
Messi insieme questi pezzi, nella forma dei nemici da affrontare e da sconfiggere per impartire la definitiva dipartita della razza umana, la storia di Destiny procede così, in modo in frastagliato, lasciandoci intendere quali siano i piani delle varie tipologie dei nemici per poter assaltare la Luce. Sono nettamente i Vex quelli più pericolosi che, con i loro poteri e la riapertura del temibile Giardino Nero, hanno tutte le potenzialità per poter distruggere la civiltà umana una volta per tutte.
Nel corso delle missioni, dialogando con i vari NPC, si capisce quanto ci sia il bisogno di fare maggiormente chiarezza su quel che accade intorno a noi, cosa che, in realtà, avviene solamente sul finale e in particolare con l’arrivo dei primi DLC, che provano a dare una spiegazione all’ignaro giocatore, costretto a vagare da un pianeta e l’altro, da Marte a Venere, fino a raggiungere la Luna, senza aver ancora compreso la sua dimensione.In verità, anche già dalla creazione del personaggio, si può capire quanto Destiny voglia lasciar trasparire di più di quel che veramente poi riesce a dire. Oltre agli umani esistono gli Insonni, misteriosi e spettrali, e gli Exo, un’evolutissima e longeva razza androide. Un po’ per giustizia, i tre capi dell’ordine dei Guardiani sono equamente divisi in uno per razza, e per questo posseggono ideologie e tipologie di atteggiamenti sempre differenti. Al netto di una varietà che si rispecchia anche nella scelta delle classi, tutti loro abbracciano un destino comune, un destino fortemente minacciato dall’arrivo di sempre nuove minacce, annunciate dalla misteriosa Ignota Exo la quale, grazie anche alla sua longevità (apparente) sembra conoscere i piani dell’Oscurità, nelle sue molteplici forme.
Bungie fa leva proprio sui nuovi contenuti per poter impreziosire ed ampliare il bagaglio culturale della propria creatura, e lo fa partendo da un nuovo – terribile – nemico, Oryx, il quale porta con sé anche una nuova tipologia di nemici: i Corrotti. Il “Re” di questa “nuova” razza è in realtà una delle divinità dell’Alveare, desideroso di distruggere la razza umana anche per vendicarsi di Crota, suo figlio e Principe dei Corrotti, distrutto proprio dai Guardiani. Lo scontro con Oryx mette nelle mani del giocatore un nuovo sapere, che si scontra in parte con quel che conoscevamo prima. Sappiamo però, ad esempio, che per sopravvivere, la razza umana ha richiesto molti sacrifici, tra cui quello della regina degli Insonni, la cui scomparsa rappresenta uno dei misteri più intriganti del particolare universo narrativo di Destiny.
La storia del primo Destiny si chiude praticamente qui, in attesa del tanto agognato arrivo di Destiny 2, per cui Bungie aveva promesso sin da subito una trama più forte e cinematica, in cui avrebbe fatto chiarezza su tanti punti “morti” lasciati in sospeso o soltanto abbozzati in passato.
L’epopea continua: Destiny 2
Destiny 2 è arrivato sul mercato per stupire, per coinvolgere maggiormente il giocatore in universo tanto ricco ma incredibilmente poco sfruttato, e vuole farlo spingendo forte l’acceleratore su uno degli aspetti più lacunosi del primo capitolo: la narrazione. E ci riesce, seppur in parte, con una partenza a razzo, drammatica e dai toni più che oscuri. La Torre, l’ultima città, è caduta per mano di una violenta invasione dei Cabal, il cui leader indiscusso, in verità introdotto soltanto con questo secondo capitolo, Ghaul, ha progettato per molto tempo questo tipo di mossa.
L’arrivo di Ghaul, in poco tempo, ha spazzato via tutte le sicurezze maturate dai Guardiani, la cui resa diventa pressoché inevitabile. Anche Ikora, Zavala e Cayde-6 devono arrendersi di fronte allo strapotere dei Cabal e alzare definitivamente bandiera bianca, in favore di una resa praticamente obbligatoria. Della Torre, rimane ben poco e, per usare una frase ad effetto, diremmo che è andata via la Luce, e di fatto è così. Ghaul vuole diventare un amato dalla Luce del Viaggiatore, e decide di farlo con la forza, giacché non ritenuto degno di tale privilegio. Il suo scopo è dunque quello di privare della stessa energia tutti i Guardiani, e ci riesce, dando così vita a un nuovo corso degli eventi in cui l’Oscurità sembra aver avuto la meglio.
Quello che Ghaul non sa è che un guardiano è rimasto in vita, e in qualche modo è in grado di recuperare la sua Luce: parliamo, ovviamente, del nostro avatar, unico barlume di speranza per i pochi sopravvissuti. La storia di Destiny 2 si muove proprio in tal direzione, in una sorta di mega viaggio di formazione per permetterci di ritornare a familiarizzare col potere della Luce e a riacquisirne i privilegi, per poter sfidare la minaccia dei Cabal e del loro comandante. Inevitabilmente, questo porta nuovamente il giocatore attraverso tutti i vari pianeti, alla ricerca di vecchi e nuovi alleati.
Con l’aiuto fondamentale di Ikora, Cayde e Zavala, creduti morti ma comunque ormai senza poteri, l’offensiva si traduce, proprio sul finale della storia, in una piccola vendetta: Ghaul muore, la Luce ritorna, la Torre torna a splendere… Ma le minacce, lo sappiamo ormai, sono molteplici e ben nascoste, pronte a tornare con forza e da un momento all’altro. L’oscurità, ormai è chiaro, non è mai doma, e Destiny 2 rimpingua questa verità offrendo ai giocatori nuove conoscenze in merito. Perché, come dicevamo anche poc’anzi, alcuni popoli hanno plasmato la storia in lungo e in largo, e hanno pronte non poche sorprese per i Guardiani.Destiny 2 ha anche il merito di ampliare notevolmente la mole di personaggi, di informazioni e di rivelazioni, ma lo fa col solito piglio, senza snaturare una formula che in verità avrebbe bisogno di uno scossone forte. In tal senso, diventa fondamentale l’introduzione dello spettro Sagira e soprattutto quella del suo padrone, Osiride, uno dei Guardiani più antichi e potenti che la storia abbia conosciuto.
L’uomo, per giunta il maestro di Ikora, leader indiscussa degli Stregoni, si è spinto molto oltre nella conoscenza dei segreti della terribile minaccia portata dai Vex, fino al raggiungimento di una terribile scoperta. Il cibernetico popolo, infatti, in una particolare linea temporale ha assoggettato praticamente tutto il mondo, ed è pronto a replicare tutto ciò nella linea temporale corrente, accorpandola forzatamente a quella in cui loro trionfo è più di un timore. Ma la forza del bene, lo sappiamo, riesce quasi sempre a sconfiggere il male, e anche stavolta il resiliente individuo riesce ad avere la meglio sulla minaccia dell’incombente Oscurità.Purtroppo, però, l’inevitabile è soltanto rimandato. Con l’arrivo della seconda grossa espansione, quella che di fatto ha inaugurato l’Anno Due, i Rinnegati, Bungie ha nuovamente attinto a piene mani dalla voce drammaticità, portando in scena una nuova linea narrativa, capace di scombussolare le carte in tavola come mai prima d’ora. La storia di Destiny, infatti, si macchia con la gravissima perdita di uno dei suoi personaggi più caratteristici e iconici: Cayde-6. L’exo, comandante delle truppe dei Cacciatori, finisce sotto i colpi dei Baroni, una fazione d’elìte dei Caduti, desiderosi – ancora una volta – di sgominare una volta per tutte l’abbagliante e fastidiosissima Luce dei Guardiani.
Al loro comando, però, c’è un personaggio inatteso, di cui si erano perse le tracce proprio in concomitanza col travagliato finale del primo Destiny: il principe degli Insonni e fratello della defunta regina, Uldren Sov. Lo ammettiamo, la perdita della sua amata sorella ha segnato profondamente il suo animo, la cui vendetta verso coloro che reputa responsabili della triste dipartita si abbatte nel modo più drammatico possibile. Il focus principale narrativo, e non potrebbe essere altrimenti, si sposta dunque sulla ricerca dello stesso Uldren, per vendicare Cayde, certo, ma anche per debellare dal mondo una minaccia seria e incombente.
Per farlo il gioco ci fa fare la conoscenza di nuovi personaggi: il misterioso “Ragno”, una sorta di autorità locale, e Petra Venj, entrambi fondamemtali nella caccia ai Baroni e allo stesso Uldren. Il tutto avviene sullo sfondo di una nuova location, la Riva Contorta, che fa da scenario agli infausti eventi. Una volta arginato il potere di Uldren e assicurato nuovamente un timido barlume di pace e speranza, Petra ci guida alla ricerca della Città Sognante, luogo ricco di segreti e informazioni, sia sul futuro sia sul passato dell’affascinante civiltà degli Insonni, più centrale di quel che ci si sarebbe potuto aspettare dalla storia del Destiny di cinque anni fa.Al di là del concetto di bene e male, oscurità e luce, in Destiny c’è spazio anche per diverse fazioni e personalità tutto sommato neutrali, la cui personificazione suscita forte interesse nel cuore e nella mente dei giocatori. Si sa pochissimo ad esempio dei cosiddetti “Nove”, di cui fa parte Xur, il venditore “ambulante” che ogni venerdì porta sulla Torre il proprio inventario, sempre diverso, e solitamente di grosso livello. Si sa pochissimo di questi individui e del loro ruolo in una guerra tanto antica quanto cruenta, in cui tanti però riescono a defilarsi e a fare quasi da spettatori non paganti di fronte ad uno spettacolo a cui nessuno vorrebbe assistere.
Così come vasta è la presenza di razze, popoli e soprattutto nemici, vasta è anche la lista di personaggi difficili da collocare nell’economia di una struttura narrativa elaborata e frastagliata più che mai. Non sappiamo, ad esempio, che ruolo abbia il Ragno in tutto questo, come mai abbia deciso di aiutare il protagonista nella lotta contro Uldren, o perché la Città Sognante sia così importante per Petra e per gli Insonni.
Ci troviamo di fronte ad una narrazione se vogliamo basilare, ad una storia tutto sommato semplice, ma ricca come non mai di quell’elemento tanto amato e “di moda” ultimamente, che corrisponde al nome di “lore”. Di ipotesi e congetture potremmo farne molte, ma soltanto il tempo saprà dirci come si incastoneranno, alla fine, i vari pezzi del complesso puzzle imbastito da Bungie.Shadowkeep, per tal motivo, arriva in un momento delicato. I giocatori, dopo tanto tempo, probabilmente desiderano maggiori certezze in termini narrativi o più semplicemente desiderano sentirsi maggiormente parte di un ecosistema che, lentamente, si è ingigantito sì, ma che ha smarrito la via sotto diversi punti di vista. In Shadowkeep tornerà centrale il personaggio di Eris Morn che, dopo aver “presentato” al mondo intero Oryx, è pronta ad anticipare il ritorno del male, che assume le sembianze delle due sorelle del Re dei Corrotti, desiderose di vendetta e dominio.
L’espansione promette di far luce anche sulla misteriosa scomparsa della regina degli Insonni, Mara Sov, ma di questo, al momento, sappiamo ancora poco. Ciò che sappiamo è che L’Oscurità dal Profondo sarà ancora una volta uno spartiacque fondamentale per Bungie che, abbandonata la scomoda collaborazione con Activision, promette grandi cose per il brand, in futuro. Noi, intanto, non vediamo l’ora di catapultarci in questa nuova parte della storia di Destiny, siamo sicuri, arricchirà notevolmente il bagaglio narrativo di un prodotto smisurato e, così come lo spazio in cui è ambientato, senza confini.