Diamanti Grezzi: Adam Sandler nel convulso racconto di Josh e Benny Safdie
Dopo l’esperimento Good Time, i fratelli Safdie tornano su Netflix con Diamanti Grezzi (Uncut Gems), un film di cui si è iniziato a parlare molto tempo fa per via della plurincesata performance di Adam Sandler.
L’attore qui veste i panni di Howard Ratner, un losco e traffichino gioielliere di New York, la cui vita frenetica e priva di un attimo di relax viene registrata dalle convulse riprese della telecamera dei Safdie Bros., che mettono sotto la lente clinica un personaggio controverso e indecifrabile, che vive costantemente in bilico.
Howard scommette su tutto, si indebita, tradisce e mette a repentaglio la vita di chiunque pur di rispondere ai suoi pressanti bisogni, finendo inevitabilmente (e continuamente) preda di strozzini, gangster e pericolosi individui che abitano il sottobosco newyorkese.
La sua vita potrebbe cambiare nel momento in cui si fa arrivare dall’Etiopia un opale nero con dei diamanti grezzi incastonati, che stima per un valore di circa 1 milione di dollari, prezzo intorno al quale spera di riuscire a venderlo all’asta. Le cose però, ancora una volta, non vanno come preventivato da Ratner, poiché Kevin Garnett (proprio lui, il cestista dell’NBA, che interpreta se stesso) si innamora dell’opale ed è convinto che gli porti fortuna.
Sfumature di Sandler
Non scenderemo ulteriormente in dettagli di trama, ma avrete già capito la struttura del film dei Safdie Bros, accompagnati nella scrittura da Ronald Bronstein. Diamanti grezzi ci mostra le caotiche giornate di Howard e dei personaggi che gli girano intorno, i quali finiscono giocoforza schiavi di questo suo atteggiamento passivo-aggressivo che ormai lo ha incastonato, come i diamanti, in una routine malata della quale sembra non poter fare a meno, nonostante qualche inevitabile ma raro calo di nervi.
La sua bellissima compagna Julia (Julia Fox) è comunque dipendente dall’uomo, e persino una star come Kevin Garnett sembra farsi soggiogare, perché questo è il trucco di Howard: tutti pensano di fregarlo, ma alla fine è lui ad avere la meglio. Quasi sempre.
Dicevamo quindi dell’interpretazione di Adam Sandler, elogiata giustamente dai più, fino a pronosticare una possibile – ma poi negata – candidatura agli Oscar 2020.
Tuttavia rendere eccessivamente merito all’attore per questa performance, equivale a non apprezzarne a sufficienza il background, perché se è vero che la sua immensa filmografia conta nella stragrande maggioranza dei casi pellicole dimenticabili, o comunque commedie godibili ma ben distanti da Diamanti grezzi, è altrettanto innegabile che il personaggio di Ratner sia un po’ un corollario dei precedenti. Prendete il protagonista tipo dei film di Sandler e trasportatelo nella New York di una decade fa, alle prese con allibratori, strozzini e gangster: il risultato è proprio Howard Ratner.
Nelle sue interpretazioni più riuscite, come The Meyerowitz Stories o Mr. Cobbler e la bottega magica, o persino in Matrimonio a Long Island, tipica commedia sandleriana in cui però aveva alzato l’asticella consegnandoci un personaggio ben più fuori dagli schemi rispetto agli standard, c’è sempre il giusto mix di egoismo ed immaturità, combinate all’imprevedibilità e ad un buon animo di fondo, che causava in noi empatia.
In Diamanti grezzi è tutto questo all’ennesima potenza, e allora ecco perché è impossibile non amare Howard Ratner.
Diamanti grezzi: la riconoscibile mano dei fratelli Safdie
Un personaggio che peraltro rende riconoscibile anche il marchio di scrittura di Josh e Benny Safdie, poiché l’andirivieni caotico e senza sosta di Howard, un attimo dentro e quello dopo fuori la gioielleria, i suoi continui spostamenti che lo conducono ad una parabola verso il basso, ci rammentano la struttura già utilizzata per Connie Nikas (Robert Pattinson) in Good Time.
E siccome i Sadfie hanno il loro stile anche nella tecnica, ai mille movimenti dell’uomo vengono accompagnati quelli convulsi delle inquadrature, che donano ulteriore agitazione e frenesia al racconto, coadiuvati poi dalle angoscianti musiche di Oneohtrix Point Never. La traccia non molla dialoghi e riprese e quando deve contribuire al caos si alza il volume, così abbiamo i primi 11 minuti di continua tensione musicale, poi bruscamente interrotti. Tanto per farci avere subito un’idea di ciò che andremo a vedere nelle successive due ore.
Complessivamente apprezziamo l’audace lavoro dei Safdie bros, che attraverso l’inconsulta esistenza di Howard Ratner rappresentano – ancora una volta, quindi – i rischi di una vita alla ricerca del successo e del denaro, virando addirittura verso il soprannaturale e l’onirico con riprese iniziali e finali attraverso gli psichedelici colori dell’opale, ma anche tramite le credenze di Kevin Garnett, che peraltro ci stupisce con discrete doti attoriali.
Tutto questo folle caos a tratti ammalia e in altri momenti nausea un po’, confermando che le scelte stilistiche dei Safdie non sono per tutti, ma il loro esser grezzi come i diamanti incastonati nell’opale li rende senza alcun dubbio autentici.