10 – Scrubs.
“I can’t do this all on my own. No, I know I’m no Superman!” Quanto era bello sentir cantare “I’m no Superman” dei Violet Burning ai tempi? Già dalla sigla riuscivi a comprendere il significato di fondo della serie, la lotta di semplici esseri umani contro nemici imbattibili come la malattia, il dolore e la morte. E, nonostante questo, con la capacità di farti sorridere accettando tutto, anche il momento peggiore. Negli otto anni di programmazione la sigla con la famosa radiografia al contrario e i due penny è stata modificata, venendo prima allungata per poter inserire il mitico inserviente e poi accorciata, ma alla fine resta sempre lei, quella sigla che ti ricorda come, nonostante tutto, a combattere la morte (e la vita) siano sempre e solo degli esseri umani.
9 – Twin Peaks.
Un passerotto che si mostra tra i rami, poco prima che il campo si allarghi, mostrandoci le immagini di una fabbrica di legname, una cascata, un fiume e un cartello in una strada in mezzo agli alberi che ci informa di dove siamo appena arrivati. Benvenuti a Twin Peaks. Quando iniziavano a scorrere le immagini delle foreste e della tranquilla cittadina dello stato di Washington sulle note composte da Angelo Badalamenti, sapevi che un’altra giornata di menzogne, misteri e complotti separava l’agente Cooper dalla verità sulla morte di Laura Palmer. La sigla iniziava in maniera pacifica e rassicurante, per poi aumentare poco alla volta il grado di timore nello spettatore, venendo lentamente trascinato verso il baratro, una dimensione parallela dove sotto uno scenario idilliaco si celano verità oscure e inquietanti. Minacciosa e dolce allo stesso tempo, così come la cittadina in cui si svolgevano gli eventi della serie.
8 – Happy Days.
https://www.youtube.com/watch?v=6W6y7YhHdVE
“Sunday, Monday, Happy Days! Tuesday, Wednesday, Happy Days! Thursday, Friday, Happy Days!”. Un caposaldo nella storia della televisione e la vera capostipite di un genere quando si parla di sigle. Quasi un gesto doveroso inserire la sigla di Charles Fox in questa lista, capace di rendere al meglio lo spirito dell’intera serie, di quei giorni felici in cui gli Stati Uniti vivevano una spensieratezza che sembrava doverosa dopo gli anni di privazione della guerra e in cui ancora credevano nel sogno. Una serie TV d’antan, forse un po’ datata per la maggior parte dei fan di oggi, ma che ha fatto scuola sia nel bene (la “sindrome di Fonzie”, quando un comprimario diventa più popolare dei protagonisti) che nel male (il “salto dello squalo”, quando una serie perde completamente la bussola).
7 – The Big Bang Theory.
“Our whole universe was in a hot dense state, then nearly fourteen billion years ago expansion started. Wait…”. Forse, nelle sigle degli ultimi anni, la migliore. L’attacco della sigla fornisce subito allo spettatore il senso di quella che sarà la serie, quasi preannunciando quello splendido insieme di comicità e riferimenti al mondo nerd e geek. Sulla melodia composta dai Barenaked Ladies in circa venti secondi ripercorriamo tutto il cammino dell’umanità, fino a ritrovarci davanti a quel divano che costituisce per noi, come per il Dottor Cooper, un punto fisso e immutabile nel cosmo.
6 – Doctor Who.
Parlando di punti fissi e immutabili nel cosmo, palando di sigle iconiche, forse niente riesce a rendere meglio l’idea della celeberrima opening del Dottor Who. Da cinquantatré anni la sigla composta da Ron Grainer e poi arrangiata dai musicisti della BBC, da Delia Derbyshire fino a Murray Gold, è sempre lei. E, proprio come il Dottore, cambia, muta e si trasforma, si rigenera anno dopo anno, stagione dopo stagione, potremo riconoscerla, pronta ad annunciarci che ricominceremo a viaggiare per il tempo e lo spazio a bordo di una cabina blu, in compagnia, magari, di qualcuno che suono il flauto oppure la chitarra elettrica.
5 – Game of Thrones.
Un minuto e quarantasette secondi di bellezza, durante il quale lo spettatore si ritrova a volare come un drago sopra il mondo creato dalla penna dell’autore fantasy più malvagio della storia, visitandone le città: King’s Landing, Winterfell, The Wall. E, nel mentre, scorrono le note solenni del tema composto da Ramin Djawadi, per farci arrivare solo alla fine al titolo di una serie TV che ha fatto scuola.
4 – Black Sails.
La serie Starz può fregiarsi dell’ottima colonna sonora composta da Bear McCreary e da una sigla, giocata interamente sul contrasto tra bianco e nero, che introduce immediatamente lo spettatore nel tema piratesco, lasciandogli uno strano e irrefrenabile desiderio di cantare “Quindici uomini sulla cassa del morto!” … e una bottiglia di rum!
3 – New Girl.
“Hey girl, whatcha’ doing? Hey girl, where you going?”. Quando si parla di New Girl, la prima cosa da capire è quanto sia folle, romantica e sognatrice la protagonista. E quale modo migliore di farlo cantare direttamente a lei? Tra tutte le sigle TV, quella di New Girl spicca proprio per la scelta di affidare all’attrice principale, Zooey Deschanel. Decisione azzeccata, vista la bella voce dell’attrice americana, mostrata mentre si muove in un ambiente fatto girare attorno a lei dai suoi coinquilini, concludendosi con gli uomini che la lasciano da sola dopo questo siparietto, andandosene ognuno per la propria strada. “Who’s that girl? It’s Jess!”.
2 – Boris.
“Userò gli occhi del cuore! Per carpire i tuoi segreti!”. Un pizzico d’Italia in una lista dominata da serie TV straniere, dopotutto, non fa male. Una serie TV su una serie TV, in cui i veri protagonisti sono quelli che di solito restano dietro le quinte a fare il lavoro sporco. E già dalla sigla, realizzata da Elio e le Storie Tese, vediamo scorrere di fronte a noi i nomi e le personalità della troupe guidata dal maestro René Ferretti, pronti a pregustarci uno dei suoi scatti d’ira per qualche scena fatta “a ca**o di cane”.
1 – Friends.
“I’ll be there for you. ‘Cuz you’re there for me too…”. E alla fine ci siamo. Alla sigla che tutti conoscono, anche quelli che non hanno mai visto una serie in tutta la loro vita e reso famosi i Rembrandts. Vedere oggi Friends è sempre un’emozione, visto che la serie i suoi anni se li porta benissimo. Quando racconti la storia di un gruppo di amici, che nonostante i problemi, le differenze e gli anni che scorrono inesorabili riescono ad andare avanti potendo contare sulla presenza l’uno dell’altro, non poteva essere espressa meglio. In tanti anni, ancora adesso sentendo quelle note ripensiamo al Central Perk, quella caffetteria del Greenwich Village, dove Ross, Rachel, Chandler, Monica, Joey e Phoebe si incontravano, parlando di sogni, speranze, progetti e amori, prendendosi amichevolmente in giro.
E voi, Staynerdiani? Quali sono le vostre sigle TV preferite?