A Colleferro, “Città dello Spazio” in provincia di Roma, abbiamo passato una giornata in compagnia degli amici e professionisti emergenti di InvaderGames che ci hanno ospitato con grande entusiasmo. Quando si dice unire l’utile al dilettevole…
Chi sono i ragazzi di InvaderGames, beh, se non li conoscete, sicuramente avrete però sentito parlare del loro celebre progetto: Resident Evil 2 Reborn. Ci sono loro infatti dietro uno dei remake non ufficiali più seguiti e attesi da tutta la comunità online, un gruppo di ragazzi giovani ma con le idee molto chiare e lo spirito ambizioso di chi vuole arrivare in alto.
[youtube url=”https://youtu.be/Yptkqf95ADw” autohide=”2″ fs=”1″ hd=”1″]
Queste sono le impressioni principali che abbiamo avuto chiacchierando con Andrea Bonsignore, fondatore e CEO, con Michele Giannone Business Development e PR, nonché con tutti gli altri giovani e talentuosi membri della squadra. Basta entrare nel loro studio per rendersene conto, sembra di stare nella versione in miniatura degli uffici di una software house internazionale. Uno spazio aperto, in cui chi si occupa del suono, della programmazione o quant’altro, ha sempre un confronto diretto con i colleghi, in un clima che permetta la proliferazione e la condivisione della creatività. La stessa filosofia che manda avanti i più grossi Studi del mondo insomma, riversata in una realtà più piccola ma piena di potenzialità. Già a partire da come si presenta il loro quartier generale, si capisce benissimo che l’intento è quello di farsi prendere sul serio e fare le cose per bene, nemmeno per un secondo si ha la sensazione di andare a trovare degli amici smanettoni dentro il loro scantinato. Nossignore, InvaderGames ha una sede che in tutto e per tutto sembra una vera piccola azienda. Zero pressapochismo è infatti necessario per una dozzina di ragazzi che hanno le ambizioni di Andrea e soci, cosi come avere molto ottimismo e vera passione.
Ma su questo andiamo abbastanza sul sicuro visto che tutto è nato proprio per passione e amore del videogioco, in quanto prima ancora di concretizzarsi in una realtà effettiva, già lavoravano sodo per trasportare uno dei cult indiscussi del videogioco come Resident Evil 2 ai giorni nostri con una versione completamente attualizzata nel gameplay e nella veste estetica. Il bello di questo progetto è che crescendo insieme alle ambizioni del team, si è trasformato da dignitoso tributo in una vera e propria reinterpretazione personale del gameplay e dello spirito originale di questo storico capitolo. Ci assicurano infatti che, pur senza nessun ovvio motivo di lucro, Resident Evil 2 Reborn avrà esclusive feature e accorgimenti di game design personali che serviranno a chiarire da subito che non stiamo parlando solo di alcuni fan che si divertono a modernizzare un prodotto d’altri tempi, ma di una vera e propria software house in erba composta da creativi pronti a mettere la propria firma e la propria identità in quello che fanno.
Il talento d’altro canto sembra non mancare, con una marcata predisposizione alle tematiche horror e una conoscenza del motore grafico Unity ormai ampiamente consolidata, in InvaderGames la forma mentis è quella di inserirsi nel calderone di quelle che saremo quasi tentati a chiamare “medie produzioni”. Giochi relativamente complessi nel design e nella realizzazione, non il giochetto da smartphone in 2d ultrabuggato per intenderci, ma roba di tutt’altro spessore, che potrebbe fare la differenza soprattutto in un paese come il nostro, e non si senta chiamato in causa nessuno, in cui in tutti i settori siamo amaramente abituati ad un generale pressapochismo e mediocrità del lavoro (spesso purtroppo più a causa di ostacoli esterni che dei propri demeriti). Una startup cosi invece se gioca bene le sue carte può sicuramente distinguersi e gettarsi con competitività nel mercato degli indie.
Siamo rimasti notevolmente impressionati provando una tech demo di stampo psicho-horror chiamata The Hardest Choice, perché dimostra decisamente capacità nello sfruttare al massimo le proprie risorse, poche o molte che siano. THC è infatti un prototipo di gioco sviluppato durante la Global Game Jam di Roma in sole 48 ore, su un hardware da smartphone e che utilizza Google Cardboard, un semplicissimo dispositivo di cartone da pochi euro prodotto da Google. Ebbene il risultato è un’avventura in prima persona in realtà virtuale dalle meccaniche molto basiche che però è tecnicamente accostabile, e parliamo per esperienza diretta, alle prime demo dimostrative di Oculus Rift (che poi a essere onesti, non si è andati ancora troppo oltre fino ad oggi con queste tecnologie). Un risultato davvero encomiabile viste le premesse, che porta inoltre qualche piccolo brillante guizzo di originalità, come l’inserimento di meccaniche di gioco che richiedono di chiudere gli occhi o la musica dinamica che cambia con i movimenti della testa. Attualmente il concept, che vi vede prigionieri di una casa dalle tinte surreali in cui dovrete trovare il modo di uscire da ogni stanza, è in fase di ottimizzazione e si aspettano aggiornamenti per eventuali commercializzazioni.
Il team di Invader ha in serbo molti altri progetti segreti, ovviamente al momento la concentrazione, anche dei fan, è tutta su Resident Evil 2 Reborn, che dovrebbe essere sottoposto ad ulteriori miglioramenti tecnici e concettuali nei prossimi mesi per vedere poi finalmente la luce. Ma se il buon giorno si vede dal mattino c’è di cui essere sereni e perché no, magari in futuro anche un po’ orgogliosi di avere qualche realtà locale creativa di vero rilievo nel panorama dello sviluppo videoludico. Nel frattempo se vi va e volete crederci, potete anche supportarli.